Mancano medici al pronto soccorso ma l’Asl non li trova



di Roberto Salotti
Sarà un mese decisivo per la riorganizzazione sanitaria d’area vasta: a giugno, infatti, l’attuazione della riforma sarà definitiva, almeno sulla carta. Ma ci saranno comunque effetti immediati sulla struttura gestione del presidio ospedaliero nella rete tra le Asl diventate un unico soggetto, fino alla messa in pieno regime nel corso dell’estate e comunque entro l’anno. Una ‘rivoluzione’ più volte annunciata che ora viene attuata in un momento, come l’inizio dell’estate, tradizionalmente delicato per la sanità locale.
“Siamo a metà del guado e ci sono molte difficoltà ma anche parecchie resistenze ancora da superare ma siamo al punto che la riforma deve entrare a regime, perché ora il vecchio non tiene più e il nuovo stenta a decollare”, ammette il direttore generale dell’Asl Toscana nord ovest, Maria Teresa De Lauretis che oggi pomeriggio (25 maggio) nella sala conferenze Piera Sesti del San Luca ha incontrato i sindaci della conferenza zonale della Piana sul futuro del presidio ospedaliero nella rete dell’area vasta. Ed era naturale che emergessero non solo i punti di forza su cui tutti i sindaci sono concordi nella richiesta di potenziarli, ma anche su quelli deboli sui quali è necessario intervenire. Tra questi c’è la tanto lamentata carenza degli organici e in particolare – proprio in vista dell’estate – al pronto soccorso.
Il “caso” pronto soccorso. Ma a volte basta osservare un disagio come questo da un altro punto di vista per scoprire che il problema sta a monte ed è più complicato risolverlo di quanto potrebbe apparire. Può infatti sembrare paradossale ma l’Asl non riesce a trovare i medici necessari ad adeguare l’organico: “Al pronto soccorso mancano almeno due medici – spiega il direttore generale – ma non riusciamo a trovarli. Le graduatorie sono esaurite e mancano le professionalità”. Un problema che a Lucca, nello specifico, riguarda anche la radiologia: due i medici che sarebbero necessari per evitare di continuare a ricorrere alle reperibilità che, al pronto soccorso, in periodi particolari, sono inevitabili perché ai bandi per le assunzioni, è stato detto, non si presenta nessuno: “Vogliamo evitare di continuare a ricorrere alle reperibilità – spiega anche Mauro Maccari, direttore sanitario dell’Asl Toscana Nord Ovest -, perché non risolvono il problema e costano di più. Questa non è la politica dell’Asl in generale e del modello dell’intensità di cura in particolare”. L’azienda è dunque di fronte ad un bivio: i tempi per un nuovo concorso non ci sono, quindi l’alternativa è ricorrere agli interinali o all’assegnazione di incarichi di libera professione. “Ma non si trovano i medici specializzati”, spiega ancora il direttore generale De Lauretis. Sono pochi i medici di medicina d’urgenza e accettazione, un po’ per la richiesta che c’è in generale, un po’ per la specializzazione in sé.
Per quello che riguarda l’ospedale di Lucca sono aperte due strade: affidare incarichi di libera professione per rimpiazzare i due medici che mancano a riformare l’organico “ideale” di 25 (attualmente sono 23 i medici in servizio tra pronto soccorso, Obi e medicina d’urgenza), oppure prevedere una riorganizzazione mantenendo lo stesso numero di posti letto. “E’ una possibilità che stiamo valutando e che abbiamo intenzione di condividere nelle sedi opportune – spiega De Lauretis – che consentirebbe di creare anche un polmone per il picco invernale al pronto soccorso”.
L’ipotesi potrebbe prevedere una riorganizzazione di tipo logistico per consentire al personale medico in servizio per ogni turno (attualmente tre al pronto soccorso, 1 all’Obi e 1 alla medicina d’urgenza) di concentrarsi sull’emergenza e evitare la congestione di richieste. Ma è tutto ancora in fase di valutazione preliminare.
La riorganizzazione. Intanto la prima sfida sarà quella della riorganizzazione a livello di area vasta: “In questo delicato percorso – ha spiegato ancora De Lauretis – Lucca avrà il suo ruolo. Il San Luca all’interno dell’area vasta, infatti, è uno dei tre ospedali di primo livello. Comprendo la perplessità di molti, ma l’ultimo è stato un anno di transizione e siamo adesso al punto dell’attuazione della riforma in cui il vecchio sembra non tenere più e il nuovo ancora non può decollare. Ma ora siamo alla fase decisiva della rivoluzione che si muove su due fronti: quello nazionale, che prevede la riorganizzazione degli assetti e la distribuzione delle unità operative; quello locale, che prevede il riassetto della gestione con l’area vasta. Entro il mese di giugno – prosegue – sarà attiva la macchina della nuova azienda”. Saranno cioè create reti fra le varie specialità a cominciare dal sistema informatico che sarà unico. Questo, ha spiegato il direttore generale, avviene già per la radiologia, con la messa in rete delle analisi e la possibilità di consultarle in ogni struttura facente capo alla grande Asl. “Ma ci sarà anche un accentramento e un sistema informatico unico – ha detto De Lauretis – anche per i lavoratori di analisi, per i quali partirà una gara, per le sale operatorie e per i pronto soccorso”. Più difficoltà prevede invece il cammino per creare un Cup unico, ma il tracciato appare ormai segnato.
Le specializzazioni. In questo contesto di trasformazione i sindaci della Piana di Lucca chiedono garanzie per il San Luca e per il territorio. Il sindaco della città, Alessandro Tambellini, rappresentante della Lucchesia nella conferenza aziendale d’area vasta, ha ribadito la necessità che le professionalità siano messe in rete e lo sforzo imprescindibile a far sì “che vi sia una presa in carico dei pazienti a livello locale per tutte le patologie”, questo “creando una rete sul territorio e una relazione con le altre strutture sanitarie”, che sappiano tuttavia “valorizzare le alte professionalità presenti a Lucca – ha detto Tambellini -, anche perché innalzare i livelli delle specialità dove Lucca ha una eccellenza significa innalzare il livello di tutto l’ospedale”. Perché – ha detto invece il sindaco di Capannori, Luca Menesini – “c’è bisogno di ricostruire, e non a caso uso questo termine, la fiducia dei cittadini nei confronti della sanità locale, alla luce degli episodi delle ultime settimane”. E’ chiaro il riferimento al caso del rene asportato per errore ad un paziente colpito da tumore. Un caso che inevitabilmente ha fatto capolino nella discussione sui grandi temi della riorganizzazione della sanità e sul nuovo ospedale: motivi per cui i sindaci all’unisono hanno richiesto un confronto regolare con i vertici dell’Asl di area vasta: “Non vorremmo ritrovarci qui fra altri sei mesi – aggiunge ancora Menesini -: noi sindaci vorremmo sentirci piuttosto parte di un progetto e di una pianificazione della sanità a livello locale, perché è necessario darle un senso con l’obiettivo di garantire un servizio fondamentale al cittadino”. Sono d’accordo anche i sindaci di Pescaglia, Andrea Bonfanti, e di Porcari, Alberto Baccini, che hanno chiesto la stessa attenzione al direttore generale. La De Lauretis ha ascoltato tutti con attenzione, rassicurando e dando disponibilità ad incontri regolari nel tempo. Intanto i sindaci hanno ricevuto la bozza delle linee guida che dovranno condividere con l’Asl in vista della completa attuazione della riforma e che saranno approvate entro il mese di giugno, forse già il 13, giorno in cui è stata convocata la nuova seduta della conferenza aziendale.
Caso rene. Recuperare fiducia e ridare slancio alla nuova organizzazione dell’Asl sono obiettivi che il direttore generale dice più che condivisi. Sul caso rene, la De Lauretis è chiara e usa poche parole: “Quello – ha detto – è stato un errore a livello diagnostico prima e in sala operatoria poi. Ma – ha aggiunto – non è certo colpa del modello dell’intensità di cura, come ho letto che alcuni sostengono. Bisogna anzitutto cercare di sfatare questo falso mito, perché il modello esisteva già al Campo di Marte. Si sente dire che con l’intensità di cura si risparmia sul personale: non è vero, con l’intensità di cura si riducono gli sprechi e si valorizza il personale che in questo modo non è sotto impiegato. Tutte le critiche a questo modello derivano da una guerra interna tra medici e infermieri: è chiaro che il nuovo modello toglie al medico la gestione del reparto, ma migliora la gestione e il servizio al cittadino”.
Astaldi. Non poteva mancare un capitolo relativo al project financing, un altro aspetto tra i più criticati del nuovo ospedale: “Bisogna che sia ben chiaro che i servizi sanitari non hanno nulla a che vedere con il privato e con il project financing – ha osservato De Lauretis -, perché il concessionario gestisce soltanto i servizi esterni e non sanitari”. Quanto all’ipotesi che Astaldi voglia vendere la propria quota all’interno del gruppo Sat (di cui detiene il 35%), la De Lauretis ammette: “Siamo francamente rimasti un po’ sorpresi anche se non è intercorso nulla di ufficiale – spiega – perché non ci aspettavamo che potesse cambiare interlocutore. Ma i cittadini devono sapere che sul fronte dell’assistenza non cambierà nulla”. “Il San Luca non è del concessionario – ha detto il sindaco Tambellini – ma dell’Asl, quindi nessuno mette in vendita l’ospedale”. Chi sarà eventualmente il nuovo interlocutore non è dato ovviamente sapere. Ma l’Asl non avrà voce in capitolo, perché il contratto stabilito con il concessionario non prevede la clausola dell’accettazione: ovvero l’Asl non potrà mettere il veto. “Questo è un punto debole”, ha commentato Tambellini che per il resto ha sottolineato i lati positivi del San Luca e soprattutto le sue eccellenze, a cominciare dall’oculistica. “Questo settore – ha annunciato il direttore generale – sarà potenziato, ma anche diversificato per integrarlo meglio con gli altri ospedali”.
La “guerra” con Pisa. Ed è proprio questo lo spauracchio per i sindaci: che il San Luca resti periferia a tutto vantaggio di Pisa e di Cisanello in particolare: “Pensare che in quell’ospedale possano essere messi a disposizione 1.200 letti – ha osservato Tambellini – francamente pone delle questioni che i sindaci con l’Asl e a livello di area vasta devono assolutamente affrontare”.
Confronto sul futuro. La conferenza dei sindaci al termine del confrotno ha approvato un ordine del giorno con il quale l’organismo si impegna, tra l’altro, a chiedere risposte certe all’azienda e alla Regione Toscana in merito alle eccellenze maturate nel tempo, che caratterizzeranno l’ospedale San Luca nella rete ospedaliera di area vasta, ad avviare riunioni con il personale medico e con gli altri operatori del San Luca, insieme all’Azienda e alle parti sociali, perché siano definite le attuali problematiche organizzative e perché la sanità lucchese sia a pieno titolo garanzia di grande qualità e di alta professionalità nella rete ospedaliera della nuova Azienda.
Verranno inoltre chieste alla Regione Toscana periodiche verifiche dei livelli di efficienza ed efficacia raggiunti, di valutazione dei livelli di benessere e sicurezza garantiti all’interno dell’ospedale San Luca, affinché i cittadini abbiano la certezza di usufruire del servizio di alta qualità che è proprio della sanità lucchese.
“Riteniamo fondamentale – ha detto a questo proposito il presidente della Conferenza zonale Alessandro Tambellini – che ciò che a Lucca abbiamo conquistato nel tempo in termini di capacità e professionalità sia non solo conservato ma anche sviluppato nell’ambito della rete ospedaliera e territoriale dell’Azienda Usl Toscana nord ovest. In questa fase di riorganizzazione il nostro impegno è indirizzato proprio verso questo obiettivo, per noi sindaci prioritario. L’ospedale San Luca è una struttura a valenza provinciale che esprime delle eccellenze ormai consolidate nel tempo: rafforzarle, come abbiamo chiesto anche oggi, significa tenere alto il livello qualitativo di tutto l’ospedale e dell’intera sanità lucchese”.