Maxi sequestro di beni all’ex presidente del Viareggio

1 giugno 2016 | 11:40
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Maxi sequestro di beni all’ex presidente del Viareggio

Un maxi sequestro di beni ha colpito l’imprenditore garfagnino, ex avvocato ed ex presidente del Viareggio calcio, Pietro Raffaelli, di 68 anni. Lo hanno eseguito gli uomini del Gico del nucleo di polizia tributaria della guardia di Finanza di Firenze questa mattina (1 giugno) su disposizione del tribunale di Lucca. Un provvedimento che ha portato nuovi guai all’imprenditore di Camporgiano, condannato nel 2008 in via definitiva, per associazione per delinquere di stampo mafioso e riciclaggio, accusato di un coinvolgimento nei traffici illeciti del clan Prudentino della Sacra Corona Unita, nei cui confronti è in corso, riferisce la guardia di finanza, un procedimento per l’applicazione delle misure di prevenzione antimafia.

La Dda della procura di Firenze, diretta dal procuratore capo Giuseppe Creazzo, ha chiesto e ottenuto dal tribunale di Lucca, dopo nuovi accertamenti svolti dalle fiamme giallo, il decreto di sequestro preventivo ai fini della confisca rilevando che ci fosse “il concreto pericolo” che i beni in possesso diretto o comunque riconducibili all’ex presidente del Viareggio calcio potessero essere sottratti alla giustizia.
Il maxi sequestro di oggi, pari a circa 17 milioni di euro, ha fatto scattare i sigilli a cinque aziende con sede a Lucca ed a Roma che secondo i finanziari facevano capo o erano riconducibili, direttamente o indirettamente all’imprenditore, 10 unità immobiliari di pregio, 74 terreni – di rilevante superficie e alcuni anche edificabili – nonché di 2 autovetture di grossa cilindrata ed altre risorse finanziarie. Secondo il tribunale, ci sarebbe stato infatti il “concreto pericolo” che i beni potessero essere dispersi, sottratti o alienati.
L’intervento di oggi si inserisce nell’ambito di un’articolata indagine a carattere patrimoniale che ha interessato la posizione dell’ex avvocato e imprenditore, che era finito indagato nell’ambito di un’inchiesta della procura di Lucca ma poi prosciolto in abbreviato un anno fa. I finanzieri hanno comunque proseguito le indagini ricostruendo gli investimenti patrimoniali e societari che, dal 1985, il 68enne avrebbe realizzato, mediante il ricorso ad una intestazione fittizia ad altri 6 familiari o uomini di fiducia nel ruolo di prestanome. L’attività ha consentito di ipotizzare la disponibilità diretta o indiretta in capo al professionista di un patrimonio – che secondo le ricostruzioni effettuate, già nel 1993 era stimabile in oltre 30 miliardi delle vecchie lire – ritenuto sproporzionato rispetto al reddito risultato. I dati così ottenuti sono state raffrontati con i procedimenti penali nei quali l’ex avvocato è risultato coinvolto negli ultimi 30 anni in Toscana, Lazio, Sicilia, Veneto e Friuli Venezia Giulia, prevalentemente per reati fiscali e fallimentari connessi alla gestione di molteplici attività imprenditoriali (principalmente immobiliari ed agrituristiche) a lui riconducibili secondo gli inquirenti e il tribunale ha fatto scattare il sequestro preventivo.
L’accusa ipotizzerebbe in sostanza che attraverso una holding ancora attiva a Lucca il noto professionista stesse cercando di “disperdere” i propri beni, con il coinvolgimento di alcuni prestanomi e società fittizie, con l’obiettivo, ritengono gli inquirenti, di rendere non riconducibili a sé beni immobiliari o societari di cui sostengono invece gli inquirenti Raffaelli sia a capo.