“Rapinato davanti casa”, ma era tutto falso

7 giugno 2016 | 09:39
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“Rapinato davanti casa”, ma era tutto falso

di Roberto Salotti
Ai soccorritori aveva raccontato di essere stato aggredito da una coppia di rapinatori che lo avevano sorpreso mentre nel cuore della notte del 25 maggio scorso usciva dalla sua villetta sulla via provinciale di Varliano a Giuncugnano (Leggi). Ma per i carabinieri il volontario della Misericordia di Camporgiano e operaio di un’impresa di pulizie della Garfagnana si sarebbe inventato tutto. Nessuna ferita compatibile con il suo stesso racconto è stata refertata sul corpo di Alessandro Cassettai, 47 anni, che sotto choc aveva sostenuto di essere stato colpito prima con un masso, poi con un bastone di legno, lungo almeno un metro e 20 centimetri.

Un’arma che avrebbe dovuto lasciare segni ben evidenti e soprattutto precisi, che non hanno trovato riscontro e, insieme alle incongruenze sulla scena del presunto crimine, hanno messo nei guai l’operaio che continua a professarsi invece vittima di rapinatori senza scrupoli.
I medici dell’ospedale Cisanello dove era stato trasportato in elisoccorso perché si lamentava di dolori lancinanti alle gambe e perdeva conoscenza, però, non hanno trovato tracce di ferite sospette tanto che lo avevano dimesso nel pomeriggio non prima di avere segnalato le loro conclusioni ai carabinieri della compagnia di Castelnuovo di Garfagnana, diretti dal capitano Paolo Volonté. I quali, fin dai primi accertamenti, avevano maturato dubbi sulla versione resa dalla presunta vittima della rapina e il caso era divenuto immediatamente un rompicapo. Con non pochi elementi per imbastirci sopra un giallo. Ma nonostante i tentativi di fargli vuotare il sacco, Cassettai ha continuato a ripetere la stessa versione, a dispetto delle prove raccolte che secondo i carabinieri rendevano inverosimile il suo racconto. No, il volontario continua a dire di essere stato rapinato. Ma i carabinieri non gli credono, tanto che ora da vittima è diventato un accusato. I militari, infatti, lo hanno denunciato per simulazione di reato e procurato allarme.
Serviranno altre indagini per chiarire perché il volontario si sia inventato tutto. Per questo si scava nella sua vita più recente e nella passata, per chiarire i contorni di una vicenda che resta ad ogni modo assai nebulosa.
Il punto fermo per gli investigatori è che la rapina deve essere a questo stato ormai del tutto esclusa. Ma anche l’aggressione appare agli inquirenti inverosimile, perché non ci sono ferite tali che possano farla ipotizzare. Eppure, Cassettai ha raccontato di essere stato colpito e fatto cadere sulle scale di accesso alla sua casa, da un’altezza di circa 5 metri. Aveva detto d’aver perso i sensi e di aver chiamato la moglie solo dopo essersi ripreso, attorno alle 4,20 del mattino. Era quindi scattata la macchina dei soccorsi, con i colleghi della Misericordia di Camporgiano inviati dalla centrale del 118 a soccorrere il collega e l’amico. Subito dopo erano iniziate le indagini dei carabinieri e con esse i primi dubbi degli inquirenti. Il sopralluogo nella villetta dell’operaio non aveva consentito un quadro chiaro. Perché alcune stanze erano state messe in disordine, ma molti oggetti di valore erano rimasti dove si trovavano senza essere considerati dai presunti ladri. All’appello sembrava mancare soltanto un orologio Casio del valore di poche decine di euro e una vecchia macchina fotografica, anch’essa di scarso valore. Elementi che avevano fatto ipotizzare che all’interno della casa non fosse entrato nessuno con l’intenzione di rubare. Adesso i carabinieri sono più precisi: per loro sarebbe stato lo stesso Cassettai, approfittando del fatto che in casa non c’erano la moglie, al lavoro al turno di notte come infermiera al Santa Croce, né la figlia adolescente. I suoi motivi, al momento, restano ancora oscuri.