di Roberto Salotti
Saida stringe i suoi due bambini tra le braccia quando varca l’uscita del condominio di via delle Pierone, a San Vito, dove aveva occupato un appartamento dell’Erp da mercoledì scorso (29 giugno): qualche vicino applaude. Un gesto liberatorio forse, dopo ore di angoscia e tensione. Finalmente la mamma, 32 anni, di origini magrebine, ritrae le gambe dalla finestra al secondo piano dello stabile da dove aveva minacciato di buttarsi per tutta la mattina. Mentre si decide ad allontanarsi da quella casa, la sorreggono l’avvocato Marica Martinelli e il dirigente della questura Leonardo Leone, che ha gestito personalmente, coordinando poliziotti e vigili del fuoco intervenuti, la lunga trattativa con la donna che è di nuovo in dolce attesa. Sono le 14,20 quando Saida si decide ad allontanarsi da quella finestra da cui tutto il vicinato l’aveva sentita gridare la sua disperazione, ed ha subito raggiunto la casa famiglia della Caritas in via San Nicolao dove sarà ospitata insieme ai suoi bambini, fin quando non verrà attivato per lei un progetto sociale di reinserimento che le consenta di trovare una degna sistemazione.
Lo ha garantito l’assessore al patrimonio, Antonio Sichi, accorso sul posto dopo essere stato avvisato dal funzionario dell’ufficio casa del Comune Aldo Intaschi che la situazione stava degenerando. L’operazione di sgombero, infatti, era stata concordata venerdì pomeriggio, a due giorni dall’occupazione abusiva dell’immobile, dalla task force composta dall’assessore, dai rappresentanti dell’ufficio casa, dell’Erp e della polizia municipale e ovviamente dalla Caritas che ha offerto una soluzione temporanea per la donna e per i suoi piccoli. Ma all’arrivo degli agenti incaricati della sgombero, la donna si è asserragliata in casa con i bambini e si è seduta sul davanzale della finestra: le gambe penzoloni nel vuoto e i piccoli in braccio, in lacrime.
A quel punto, la questura ha inviato rinforzi con il dirigente capo Leonardo Leone che ha avviato una lunga e estenuante trattativa per evitare l’azione di forza. Si è preferito evitare l’irruzione per la presenza dei minori e per evitare che la situazione potesse mettere a rischio la loro incolumità e anche quella della madre. Che a lungo non ne ha voluto sapere di uscire dalla finestra: “Questa non è la legge – gridava -: i miei figli ed io non sappiamo dove andare, volete metterci in mezzo ad una strada”. Nemmeno di fronte alle rassicurazione del dirigente della questura, la donna ha voluto cedere. Il vice questore, coinvolgendo l’amministrazione comunale, ha proposto alla donna la soluzione temporanea della Caritas, ma c’è voluto un’intera mattinata per convincerla della buona fede di tutto. Soltanto quando una vicina ha chiamato l’avvocato della donna la mediazione è stata possibile. Non senza attimi di vera tensione, con la donna che è tornata di nuovo a sporgersi pericolosamente dalla finestra, con il rischio che cadesse anche involontariamente.
Alla fine è salva, insieme ai suoi bambini. Ma non è stato facile trovare una soluzione. Per il Comune lo sgombero era necessario: “Non possiamo tollerare situazioni che vadano fuori dalla legalità – commentava stamani sul posto l’assessore Sichi -, perché domani occuperebbero altre 20 case. Siamo disponibili invece a metterci ad un tavolo per trovare soluzioni alternative in attesa di una eventuale assegnazione da bando. Abbiamo proposto alla donna un alloggio temporaneo per lei e i suoi bambini, grazie alla disponibilità della Caritas. Poi la inseriremo in un progetto speciale dei servizi sociali in modo che le sia garantita tutta l’assistenza necessaria, soprattutto per il suo stato interessante. Ma di più al momento non possiamo fare: le assegnazioni si fanno tramite bando e questa è l’unica strada per ottenere di diritto un alloggio popolare”.
Già un paio di mesi fa Saida si era rivolta proprio all’assessore Antonio Sichi chiedendo aiuto e raccontando che il proprietario della casa che aveva in affitto sempre nel quartiere di San Vito le aveva usato violenza. Il Comune le aveva consigliato di affidarsi ad un legale e far valere le proprie ragioni ma la situazione, per vari motivi, è degenerata. Saida, è stato ricostruito, esasperata da quella situazione ha lasciato il precedente appartamento e mercoledì (probabilmente, sospettano Comune e Erp, con l’aiuto di altre persone o del marito che stamani non era presente) ha occupato l’immobile che era momentaneamente sfitto ma che era stato preassegnato ad una famiglia secondo graduatoria. “Eravamo nelle fase delle verifiche all’immobile prima di procedere alla consegna effettiva – spiega ancora l’assessore Sichi -: l’inquilino di diritto stava per entrare, quando siamo stati informati che una donna con due bambini lo aveva occupato. Abbiamo spiegato a Saida che non era la soluzione ai suoi problemi e l’abbiamo invitata a lasciare l’appartamento. Non c’è stato niente da fare, ma noi ci siamo subito attivati per trovare una soluzione alternativa a quella giovane madre. Quando è arrivata la disponibilità della Caritas abbiamo deciso lo sgombero per questo lunedì mattina”.
Ma al momento dell’esecuzione, la situazione è precipitata drammaticamente. La donna si era arrangiata con una bombola del gas di fortuna ma stamani le è stata staccata la corrente per convincerla ad uscire. Niente da fare, da lì Saida non se ne voleva andare.
Quando ha iniziato a minacciare di lanciarsi giù dalla finestra è scattata la mobilitazione con un grande dispiegamento di forze: l’ambulanza della Croce Verde, una squadra dei vigili del fuoco e le volanti della polizia. Sotto il sole caldo di inizio luglio Saida è rimasta a lungo inamovibile fino a quando ha accettato di parlare con il suo avvocato e una vicina che sono state accompagnate dal dirigente della questure. Dopo aver ottenuto garanzie dal Comune, attraverso l’assessore Antonio Sichi, Saida si è convinta a lasciare la casa e a farsi accompagnare nella struttura della Caritas dove il marito potrà andare a trovarla, in attesa di una soluzione definitiva.
Le foto di Domenico Bertuccelli