


Nel cellulare di Vania c’è uno degli ultimi rebus da sciogliere per chiarire un aspetto di primo piano, per gli inquirenti, nel drammatico omicidio dell’operatrice socio sanitaria. Sì, perché proprio il giorno prima di venire uccise la giovane madre ne aveva denunciato il furto. Così, adesso, non può che apparire molto sospetto agli inquirenti il fatto che sia stato ritrovato all’interno della Fiat 500 della donna, dove la scientifica ha trovato anche tracce del liquido infiammabile servito a bruciare la povera Vania. Ed è probabilmente per quel cellulare che è esploso l’ultimo litigio fra la donna e Pasquale Russo, finito nel dramma che ha sconvolto tutta quanta la città.
L’operaio della Manutencoop su questo punto ha dato una versione a cui gli inquirenti stanno comunque cercando riscontri. Ha spiegato di essere stato affrontato da Vania, che lo accusava di averglielo rubato, come una delle tante angherie a cui, stando alle amiche, l’uomo la sottoponeva continuamente almeno dal maggio scorso.
Una ipotesi che potrebbe essere verosimile è che quel cellulare possa anche essere servito da “pretesto” per incontrarsi di nuovo. Forse per l’ultima volta? E’ quello che si chiedono gli inquirenti. E non è domanda da poco, perché dal loro punto di vista potrebbe costituire un elemento utile a formare l’ipotesi di una qualche premeditazione. Come questa “fantomatica” tanica: deve essere stata utilizzata sicuramente, ma era un recipiente, una bottiglia? E dove è finita? Russo parla di “tanica” nell’interrogatorio, ma non ne è stata trovata traccia. L’ipotesi che sia stata bruciata nel rogo non è giudicata verosimile perché la scientifica non ne ha rinvenuta traccia.
E poi come è stato appiccato il fuoco? Russo nega di averlo fatto, senza spiegare poi cosa possa essere accaduto in alternativa. Per gli inquirenti è stato lui, forse con un accendino. Come altro si potrebbe spiegare, sostiene l’accusa, la bruciatura sul braccio? La squadra mobile è al lavoro per rispondere anche a queste domande.
Minacce e irruzioni in casa. Ma l’ipotesi che Russo abbia sottratto il cellulare alla donna, nonostante lui neghi fermamente, non è considerata inverosimile dagli investigatori. Del resto, alcune delle amiche di Vania ascoltate già ieri hanno raccontato che l’uomo si sarebbe introdotto in casa della donna in alcune occasioni. Ovviamente senza essere stato invitato. Non c’erano infatti solo le minacce e le percosse, forse – sospetta la polizia – Russo la teneva d’occhio e la seguiva. Ma è tutto ancora ed eventualmente da confermare.
Il video del litigio. L’ultimo scontro verbale tra i due è stato ripreso da una telecamera di videosorveglianza ai magazzini dell’ex ospedale Campo di Marte ma si vedono soltanto due persone che discutono e non l’incendio che ne è seguito. Difficilmente potrà essere utile.
La fuga e l’arresto. Comunque sia dopo il litigio, c’è stato il rogo fatale alla fine per Vania. Russo ha detto di non aver voluto uccidere, ma ha anche aggiunto al pm di averla vista bruciare ma di essersi allontanato per andare a casa. Arrivato qui, ha lavato gli abiti da lavoro e si è rivestito. Poco dopo hanno bussato alla porta gli agenti che lo hanno portato in questura da cui è uscito in serata in manette ed è stato fatto salire su una volante che lo ha accompagnato al carcere San Giorgio di Lucca.
Roberto Salotti