Dà fuoco alla ex: difesa punta sull’infermità mentale

4 agosto 2016 | 12:49
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Dà fuoco alla ex: difesa punta sull’infermità mentale

Pasquale Russo è in carcere. Ma da quando è in cella, dopo aver parlato con gli ispettori della squadra mobile e con il pubblico ministero, non ha più voluto dire una parola di quel tragico pomeriggio di martedì. Quando in pochi attimi la vita di Vania Vannucchi è finita fra le fiamme di un rogo innescato dalla benzina rovesciatale addosso da una tanica piena di liquido infiammabile.
Ma sarà chiamato ancora a rispondere del gesto, che continua a negare come volontario, davanti al giudice delle indagini preliminari Giuseppe Pezzuti, che domani (5 agosto) si presenterà al San Giorgio per l’udienza di convalida del fermo, scattato nella tarda serata di martedì dopo un lungo interrogatorio con gli agenti della squadra mobile guidati dalla dottoressa Silvia Cascino.
In questi giorni ha incontrato i suoi avvocati, Gianfelice Cesaretti e Paolo Mei. E’ apparso scosso, in parte scollegato dalla realtà, incapace forse di capacitarsi fino in fondo di quanto accaduto.

Ma adesso le parole, le sensazioni, i gesti, lasciano spazio ad un’altra realtà. Che è quella processuale. E che vive solo di atti, di passaggi tecnici, di ricostruzioni. E che andranno ben al di là dell’udienza in programma per domani. La tesi difensiva, con tutta probabilità, visti i gravissimi indizi di colpevolezza che gravano su Pasquale Russo, verterà sulla tesi della infermità mentale dell’uomo al momento dei fatti. Russo, secondo i documenti che sono in possesso anche degli inquirenti, del pubblico ministero Capizzoto e dello stesso gip, era in cura psichiatrica da giugno scorso. E’ per questo che i difensori sono orientati a chiedere, quando la fase procedurale lo permetterà, l’incidente probatorio che “cristallizzi” in qualche modo lo stato mentale dell’uomo al momento in cui ha commesso il gesto fatale. Un incidente probatorio in cui i difensori di Russo arriveranno con un ricco materiale peritale, che sarà messo a confronto con quello che eventualmente sarà richiesto a un esperto anche dal pubblico ministero.
Si scaverà, insomma, nella mente del 46enne di Segromigno, padre di due figli. E in quegli attimi davanti al magazzino dell’ex ospedale di Campo di Marte. Per capire se a portarlo al gesto fatale sia stato o meno un attimo di follia. Una ricostruzione che, comunque, vada, non cambierà di una virgola la tragedia che ha scioccato un’intera città. E che soprattutto ha portato via la vita di Vania.

Enrico Pace