





Il feretro, coperto di rose bianche, arriva alle 16 in punto, facendosi strada tra due enormi ali di folla: parenti, amici, colleghi. Anche molti cittadini che non conoscevano personalmente Vania Vannucchi, ma che oggi hanno avvertito il bisogno profondo di fare comunità, di compattarsi per gridare simbolicamente un ‘no’ convinto alla violenza in genere ed al femminicidio in particolare. La chiesa di San Marco è stracolma: un sabato d’agosto qualunque che si trasforma in un sentimento misto di indignazione, rabbia e coraggio.
“Ma come si fa?”, è la frase che rimbalza maggiormente di bocca in bocca, mentre il sole indovina il portone della chiesa nell’istante stesso in cui passa la bara che contiene il corpo di Vania, la 46enne operatrice sanitaria morta all’alba di mercoledì scorso dopo essere stata vittima della follia dell’ex respinto. Fuori dalla chiesa è un trionfo di palloncini bianchi e rossi, i colori che campeggiano nella lunga battaglia contro la violenza sulle donne. Le persone scuotono la testa: questa tragedia è troppo grande per sembrare vera, anche a tre giorni di distanza.
Dentro, ecco il saluto commosso delle istituzioni (presenti, fra gli altri, il prefetto di Lucca Giovanna Cagliostro, il sindaco di Lucca Tambellini, il presidente della Provincia Menesini, la deputata Raffaella Mariani, il sindaco di Altopascio Sara D’Ambrosio, gli assessori del Comune di Lucca Celestino Marchini e Giovanni Lemucchi, la dirigente dell’ufficio scolastico provinciale Donatella Buonriposi), cui si unisce quello della Lucchese al gran completo per stringersi intorno allo storico massaggiatore Alvaro e alla sua famiglia con in dote un cesto di rose di colore rosso e nero che in questo caso oltre che simbolo della società significano i colori della lotta contro la violenza e del lutto. La mamma di Vania, Giovanna, siede in prima fila accanto al marito ed ai figli, Valentina e Gabriele. Con loro anche l’ex marito di Vania, Andrea Barsali.
Le esequie sono celebrate da Monsignor Italo Castellani, arcivescovo di Lucca: “Cosa possiamo risponderci – inizia l’omelia – di fronte ad episodi come questo? E’ necessario inchinarsi alla sapienza di Dio e non cedere il passo all’odio. Dobbiamo ricordare che il sole nasce per tutti: buoni e malvagi. E che i rapporti interpersonali, le nostre relazioni quotidiane, non possono essere vissute nel segno della possessione”.
Ad ascoltare, in un silenzio che verrà rotto soltanto da un lunghissimo applauso all’entrata e all’uscita del feretro e dall’urlo della figlia Valentina che grida “Perché?”, una città intera, che si riunisce sgomenta al capezzale della famiglia. Occhiali da sole, occhi lucidi e tanta, tantissima commozione, per una fine così terribile quanto inattesa, per quel gesto sconsiderato che ha posto fine alla vita di una donna stimata ed amata specialmente per la sua contagiosa allegria. Ci sono anche i colleghi con cui a lavorato a Lucca e Pisa, con uno striscione per Vania. E anche l’Asl ha voluto far sentire la sua presenza con la responsabile della zona distretto della Valle del Serchio Michela Maielli, insieme a tanti medici e infermieri che conoscevano bene Vania. Presenti, nelle prime file, anche le donne della politica: non solo il sindaco Sara d’Ambrosio ma anche il suo assessore Ilaria Sorini, l’assessore di Porcari Fabrizia Rimanti, il vicesindaco di Villa Basilica, Elisa Anelli, l’assessore di Capannori Ilaria Carmassi.
E la famiglia Vannucchi viene letteralmente sommersa dall’affetto collettivo, sia al momento della liturgia, quando la chiesa intera si muove per scambiare la pace con i parenti, sia all’esterno. Loro si stringono in un silenzioso e dignitoso dolore: il nonno Alvaro, pur nel strazio di aver perso una figlia, abbraccia la nipote Valentina, la nonna Gabriella sostiene il giovane Gabriele, che a soli 17 anni deve far fronte alla morte della mamma. Non ce la fanno a trattenere la commozione i membri della Lucchese: Galderisi, che ha presieduto in piedi a tutta la funzione, scivola via dalla chiesa con le lacrime agli occhi, cercando a sua volta di confortare i suoi ragazzi, visibilmente scossi. Nella folla anche l’ex direttore generale rossonero, Giovanni Galli, che aveva avuto modo di collaborare con il padre della vittima.
Poi il feretro lascia la chiesa e la gente si stringe intorno, per dare l’ultimo addio a Vania. Tra la folla, sul retro dell’edificio di culto, si erge l’immagine di una famiglia distrutta dal dolore, ma capace di conservare intatta una grande dignità ed una forza invidiabile, quella necessaria per accompagnare Vania nell’ultimo viaggio con tutto l’amore possibile.
Le foto di Giuseppe Cortopassi
Paolo Lazzari