Cartasia contro la violenza. Ma rubano scarpette rosse

8 agosto 2016 | 16:57
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Cartasia contro la violenza. Ma rubano scarpette rosse
Cartasia contro la violenza. Ma rubano scarpette rosse
Cartasia contro la violenza. Ma rubano scarpette rosse

Hanno invaso la città da sabato. Sono le installazioni di Cartasia 2016, sculture monumentali nelle piazze e nelle strade del centro storico. Che, in concomitanza con il tragico omicidio di Vania Vannucchi, hanno visto un valore aggiunto. Visto che l’inaugurazione si svolgeva proprio nel giorno dei funerali di Vania, infatti, gli organizzatori hanno voluto corredare le installazioni con delle scarpette rosse, unanimemente il simbolo della violenza sulle donne. E immediatamente anche il significato delle sculture, per molti, è stato interpretato nel senso della protesta contro il femminicidio e ogni tipo di violenza. A conferma che l’arte, quella vera, può essere multiforme e universale.

Peccato solo per la presenza dei soliti idioti che hanno pensato bene di far sparire le scarpe, poi rimpiazzate, dall’installazione di piazza Napoleone. In piazza Santa Maria, invece, è stata fatta sparire una delle due scarpe del paio.
Le installazioni, intanto, fanno bella mostra di sé in città attirando anche un buon pubblico di curiosi e interessati. Si tratta di 14 opere, realizzate dagli artisti proprio a Lucca, nelle settimane scorse, nel laboratorio allestito all’ex Cavallerizza e ispirate al tema Confini e prospettive, che caratterizza questa edizione della manifestazione.
Nella centralissima piazza Napoleone campeggia Pyramid of Peace (Piramide della pace) della tedesca Heike Schaefer, fatta di grandi e leggerissime sfere di filo di cartone con i colori della bandiera della pace, sistemate una sopra l’altra come si usava fare un tempo nelle fortezze con le palle dei cannoni (un rimando chiaro a Lucca e alle sue mura difensive). All’ombra del loggiato di Palazzo Pretorio si incontra la tenera Mother (Madre) dell’artista canadese Laurence Vallières, mentre piazza San Frediano ospita Hoodie dell’artista statunitense Michael Stutz, un busto di uomo che indossa una felpa con cappuccio (“hoodie” in inglese, appunto), negli Stati Uniti un capo di abbigliamento spesso usato dai ragazzi delle periferie più disagiate, in chiave europea un rimando alle difficoltà che incontrano i migranti. In piazza San Francesco sta già suscitando molta curiosità, soprattutto tra i bambini, il robot Uec 9000, il “guappo di cartone” di Giulio Biazzi. All’esterno della Cavallerizza, in piazzale Verdi, è invece atterrata la navicella spaziale We all fall to earth (Cadiamo tutti sulla Terra) dello statunitense Mykl Wells, che richiama gli sbarchi dei profughi sulle nostre coste e più in generale la difficoltà del mondo occidentale a entrare in contatto con culture differenti dalla nostra. E poi ci sono i nove grandi struzzi che compongono l’opera Via dal recinto di Antonio Bagni (Associazione NoDump). Fuggiti dalla loro gabbia, con la testa sotto la sabbia a simboleggiare l’incapacità degli esseri umani di guardare la realtà, li troviamo sparsi un po’ per tutta la città: a porta San Gervasio, in via Fillungo (davanti San Cristoforo), in piazza del Carmine, in piazza del Salvatore, in piazza del Giglio, all’incrocio tra via Nuova e via Fillungo, dentro porta Santa Maria, in piazza Cittadella, fuori da porta Sant’Anna.
Nelle sale di Palazzo Ducale, intanto, fino al 4 settembre, è allestita la mostra indoor della biennale, con l’esposizione di un centinaio di opere d’arte realizzate in carta e cartone da sedici artisti provenienti da tutto il mondo. La mostra è aperta tutti i giorni, dalle 9,30 alle 19. Biglietto di ingresso intero 7 euro, ridotto 5 euro (over 65, giovani fino ai 30 anni, residenti a Lucca, diversamente abili). I bambini sotto i 10 entrano gratuitamente.