


di Roberto Salotti
Lo hanno inseguito in auto e, quando lo hanno raggiunto, hanno abbassato il finestrino e hanno fatto fuoco: tre colpi, esplosi da una scacciacani contro un 43enne che stava fuggendo in bicicletta e che è riuscito ad allontanarsi senza rimanere ferito. Soltanto più tardi è stato trovato dai carabinieri vicino al distributore Conad della via di Tiglio. E’ stato lui a fare il nome di uno dei quattro aguzzini che dopo averlo minacciato con la pistola, privata del tappo rosso, nella zona del Luna Park delle Tagliate, lo hanno terrorizzato: uno, due, tre colpi.
Una scena da far west, in una zona a quell’ora ancora frequentata da famiglie con bambini al seguito. Sono circa le 22,30 di ieri (4 settembre) quando il suono sordo degli spari crea qualche attimo di panico, per fortuna senza coinvolgere altre persone.
“Dovevo restituire 50 euro, ma non li avevo e mi hanno prima puntato contro la pistola poi mi hanno sparato”, è quello che ha raccontato la vittima della “spedizione punitiva”, un volto già noto alle forze dell’ordine per furti e reati contro il patrimonio, come almeno tre dei suoi presunti aggressori, tutti denunciati per minacce aggravate ed esplosioni pericolose in luogo pubblico. Il quarto della banda è soltanto un ragazzino di 16 anni, un barghigiano incensurato la cui unica colpa, forse, sono le sue cattive compagnie.
Il ruolo degli altri è stato chiarito nella notte dai carabinieri del radiomobile, da quelli della stazione di Borgo Giannotti e dai militari di Coreglia, che hanno collaborato a rintracciare la banda, di stanza nella zona di Gallicano. Da qui, secondo gli investigatori, è partita la spedizione contro il rivale 43enne, con il quale era aperto un contenzioso, che i militari stanno cercando ancora da chiarire. Ma i carabinieri non hanno dubbio che il raid sia maturato nell’ambiente della piccola delinquenza locale e per motivi di “territorio”. Fatto sta che i quattro giovani – un rumeno di 36 anni, due albanesi di 34 e 25 anni e il minorenne – si sono trovati in Valle del Serchio e hanno raggiunto Lucca a bordo di un’auto, un’Audi secondo le testimonianze raccolte, anche se i militari non l’hanno ancora trovata. Una volta arrivati in città, si sono incontrati con il 43enne, nella zona tra il Luna Park e il campo rom di via delle Tagliate. Dopo una discussione, uno dei quattro aguzzini ha estratto la pistola – che, priva del tappo rosso, è sembrata vera alla vittima – e l’hanno puntata contro il 43enne. “Mi hanno minacciato, volevano dei soldi”, ha detto più tardi in modo ancora confuso ai carabinieri. Intimorito da quelle minacce, è salito in sella alla bicicletta che aveva con sé e si è allontanato in direzione del cimitero urbano. Gli altri invece sono saltati sull’auto e lo hanno raggiunto nella zona davanti al campo rom: è qui che i carabinieri hanno trovato tre bossoli dell’arma giocattolo caricata con tutti i colpi in canna.
Una scena agghiacciante per i passanti che hanno iniziato a chiamare la centrale operativa del 112. “Venite, hanno sparato ad un uomo”. I carabinieri arrivato in gran numero in pochi minuti, ma non si trovano né feriti né presunti aggressori. Iniziano così le ricerche di un’Audi – indicata da alcuni testimoni – ma i carabinieri non trovano alcuna traccia. Poco dopo, però, una pattuglia nota un uomo vagare in bicicletta, nei pressi del distributore Conad e si fermano per un controllo. “Sì, hanno sparato a me”, racconta il rumeno mentre i carabinieri lo accompagnano in caserma per ascoltarlo. Dopo qualche indugio, forse vinta la paura, il 43enne vuota il sacco e fa il nome di uno dei quattro presunti aggressori.
E’ anche lui un rumeno e vive nella zona di Gallicano: i militari gli si presentano a casa poco dopo mentre vengono fuori anche i nomi degli altri complici. A casa di uno di loro verrà poi trovata anche la scacciacani, con i relativi proiettili. Ma sulle prime tutti cercano di coprire l’amico, per questo saranno accusati anche di favoreggiamento.
Per ora sono scattate le denunce, ma le indagini per chiarire l’episodio stanno andando avanti. C’è da chiarire meglio il movente della spedizione punitiva: dietro alle minacce c’è solo un debito di denaro o una ‘guerra’ per il controllo del territorio? Per ora soltanto ipotesi che dovranno essere accertate meglio. In più, non si trova l’auto segnalata: i carabinieri hanno invece perquisito una Panda, trovata a casa di uno degli indagati ma non vi hanno trovato tracce o indizi che possano far pensare che sia quella l’auto utilizzata per la fuga da parte dei malviventi.