
Accompagnato per una visita all’ospedale San Luca, ha tentato di fuggire, poi, bloccato dagli agenti della polizia penitenziaria che l’avevano scortato li ha aggrediti. Riportato alla calma e condotto di nuovo in cella al San Giorgio a meno di 24 ore dal primo episodio, stamani (14 settembre) lo stesso detenuto, di origini algerini, ha tentato d’impiccarsi in cella ma salvato dagli agenti li ha di nuovo assaliti. A confermarlo è Donato Capece, responsabile nazionale del sindacato della polizia penitenziara Sappe.
Pasquale Salemme, segretario regionale Sappe, in particolare, lancia l’allarme: “Si tratta di un soggetto spesso protagonista di gravi episodi, come aggressioni e ingestione di pile e lamette. Ultimamente, diversi detenuti con gravi problemi psichiatrici sono stati assegnati alla struttura detentiva lucchese, pur sapendo che essa non è idonea alla ricezione ed alla custodia di tali soggetti, che spesso non solo mettono a repentaglio la sicurezza interna, ma minano la tranquillità del resto della popolazione detenuta presente”.
Da Roma, il segretario generale Donato Capece fa eco. “’E’ sintomatico – spiega il leader nazionale dei baschi azzurri -, che negli ultimi dieci anni ci sia stata un’impennata dei detenuti stranieri nelle carceri italiane, che da una percentuale media del 15% negli anni ’90 sono passati oggi ad essere oltre 18mila. Fare scontare agli immigrati condannati da un tribunale italiano con una sentenza irrevocabile la pena nelle carceri dei Paesi d’origine può anche essere un forte deterrente nei confronti degli stranieri che delinquono in Italia’. Il dato oggettivo è però un altro: le espulsioni di detenuti stranieri dall’Italia sono state fino ad oggi assai contenute, oserei dire impercettibili. E credo si debba iniziare a ragionare di riaprire le carceri dismesse, come l’Asinara e Pianosa, dove contenere quei ristretti che si rendono protagonisti di gravi eventi critici durante la detenzione”.
Capece evidenzia infine come anche i gravi eventi critici accaduti nel carcere di Lucca siano “sintomatici del fatto che le tensioni e le criticità nel sistema dell’esecuzione della pena in Italia sono costanti. E che a poco serve un calo parziale dei detenuti, da un anno all’altro, se non si promuovono riforme davvero strutturali nel sistema penitenziario e dell’esecuzione della pena nazionale, a cominciare dall’espulsione dei detenuti stranieri, specie quelli – e sono sempre di più – che, ristretti in carceri italiani, si rendono protagonisti di eventi critici e di violenza durante la detenzione”.