Ville e castelli affittati a nero, una maxi evasione

Un castello con tanto di piscina panoramica, e completo di tutti i comfort e servizi, perfino di una sala per le incisioni musicali: un paradiso incastonato sulle colline versiliesi, un sogno per facoltosi turisti stranieri e vip, in cerca di relax nel più assoluto anonimato. Ma quella terra idilliaca veniva affittata come dimora turistica di lusso (a prezzi stratosferici), fino a 12mila euro a settimana, senza che gli intermediari dell’affare versassero un euro al fisco. Con conti correnti aperti nei paradisi fiscali, di quelle trattative non figurava nulla in Italia: i clienti versavano su quei conti il denaro del soggiorno in residenze da cinque stelle e i gestori si accaparravano tutto.
Il giro che si avvaleva di una rete di immobili, nascosti sulle colline della costa avrebbe fruttato qualcosa come 13 milioni di euro di imposte non pagate, ma è stato smascherato dagli uomini della guardia di finanza di Viareggio che hanno per ora denunciato tre persone per reati tributari. E’ scattato anche un sequestro per equivalente di beni mobili e immobili pari a 560mila euro.
L’indagine si è conclusa nei giorni scorsi e non a caso è stata denominata dalle fiamme gialle ‘Black and Breakfast’: l’inchiesta ha mirato a far emergere il sommerso in un settore, dove purtroppo, episodi del genere sono sempre più frequenti. Ed è stato così, indagando sul conto di alcuni intermediari, tramite tra le residente da affittare e noti portali turistici online che la guardia di finanza ha smascherato il giro milionario. Gli “host”, gli intermediari, sostiene l’accusa, erano loro stessi abusivi ed esercitavano la professione senza averne titolo, per conto di facoltosi imprenditori stranieri, proprietari delle dimore.
Sin da subito è apparsa evidente la sproporzione esistente tra i redditi dichiarati al fisco (il più delle volte solo di natura fondiaria così come risultanti dal catasto edilizio) e l’elevato valore commerciale del soggiorno-vacanza offerto on-line che si aggirava mediamente tra i 4mila e i 12mila euro a settimana. In realtà, i prezzi praticati sarebbero dovuti rientrare nella norma, ma, di fatto, all’interno di queste strutture, sostiene la finanza, veniva svolta a tutti gli effetti una vera e propria attività imprenditoriale, in completa evasione delle imposte. Per di più, in alcuni casi, i pagamenti delle locazioni avvenivano estero su estero, così come le prenotazioni e i contatti formali tra i clienti e i gestori. I clienti pagavano l’intero importo del soggiorno, compresi gli extra, senza far apparire nulla in Italia.
Ifinanzieri hanno fatto ricorso allo strumento delle indagini finanziarie. L’analisi della cospicua documentazione bancaria acquisita ha consentito agli investigatori di ricostruire il consolidato meccanismo evasivo che consisteva nell’occultare al fisco italiano l’esistenza di conti correnti accesi in istituti di credito esteri, situati in alcuni casi in paesi a fiscalità privilegiata, sui quali i clienti stranieri accreditavano sistematicamente le somme di denaro utilizzate per pagare i soggiorni turistici. Complessivamente sono stati proposti recuperi a tassazione di ricavi non dichiarati per oltre 13 milioni di euro, oltre ad un’Iva evasa di circa 3 milioni di euro e la segnalazione di manodopera in nero.