



di Roberto Salotti
Sono stati inchiodati dalle telecamere di sorveglianza e dal travisamento che ogni volta sceglievano secondo un preciso copione per mettere a segno le rapine in tabaccherie, bar e distributori tra Lucca, Capannori, Porcari e Montecarlo. Quel copione replicato con pochissime varianti ha consentito ai carabinieri del nucleo operativo e radiomobile di raccogliere elementi ritenuti schiaccianti dal gip Giuseppe Pezzuti che ieri (4 ottobre) ha firmato nei confronti dei due rapinatori un’ordinanza di custodia agli arresti domiciliari, su richiesta del sostituto procuratore Salvatore Giannino, titolare delle indagini. Per Emanuele Bianchi, 25 anni di Lucca, e Andrea Lazzarini, 32 anni, di Lammari, ed ex pilota di rally, i guai con la giustizia si sono aggravati.
Dopo essere stati arrestati il 5 aprile scorso per la tentata rapina alla tabaccheria Giorgini di via Cavalletti a Sant’Anna (Leggi), per l’accusa devono rispondere di altri 5 colpi messi a segno tra il marzo scorso e il giorno dell’arresto.
Le manette erano scattate grazie all’intervento dell’appuntato scelto dei carabinieri Paolo Providenti, che aveva sventato il colpo alla tabaccheria. Il militare stava passeggiando in strada quando al momento della rapina, attorno alle 11,50 del 4 aprile scorso, aveva sentito gridare il titolare. Senza perdere tempo era intervenuto nel negozio, mettendo in fuga dopo una colluttazione il rapinatore. Il ladro era riuscito a scappare con il complice che faceva da palo ed era alla guida della Skoda Citigo che venne seguita per un tratto dal carabiniere subito salito sulla sua auto mentre avvisava i colleghi. I due vennero arrestati qualche ora dopo, dopo aver riportato a casa l’auto della madre di uno di loro, essersi disfatti della pistola giocattolo simile ad una Beretta ed essersi cambiati d’abito.
Ma le indagini sul loro conto sono andate avanti e i carabinieri, dai mezzi utilizzati per i raid e dal travisamento, sono andati a ritroso e hanno raccolto elementi che sono serviti ad attribuire ai due gli altri colpi. L’escalation era iniziata a marzo: il copione era quasi sempre lo stesso. I due arrivavano con la Skoda sull’obiettivo prescelto – in genere un negozio gestito da anziani o donne – e entravano in azione all’orario di chiusura. Era accaduto così la sera dell’11 marzo scorso quando i due, secondo l’accusa, assaltarono la Bottega del Pane in via dei Babbi a Capannori. Sorpresero alla sprovvista la titolare, minacciandola con la pistola e rubando l’incasso di 200 euro. Il 12 marzo invece fu la volta di altri due alimentari: i malviventi misero a segno i due colpi a distanza di mezzora l’uno dall’altra. Prima, attorno alle 19,30, colpirono nel negozio Antichi Sapori sulla via Romana est a Porcari. Uno dei due, restò a bordo dell’auto mentre l’altro si introdusse nel negozio che stava per chiudere minacciando la titolare con la pistola e rubando 250 euro. Nemmeno trenta minuti dopo, erano già in azione all’alimentari Ester e Giuseppe della via di Tiglio a Lucca (Leggi). La commessa stava sistemando il negozio prima di abbassare la saracinesca, attorno alle 20, quando il rapinatore travisato dalla sciarpa grigia entrò minacciandola con l’arma, per avere in cambio l’incasso: appena 140 euro.
Un copione molto simile messo in atto anche nel tardo pomeriggio del 17 marzo scorso al distributore Esso, sempre sulla via di Tiglio. I rapinatori, in quel caso, entrarono in azione con una moto da cross, poi ritrovata e sequestrata dai carabinieri a casa di uno di loro, e si fecero consegnare l’incasso dalla titolare, circa 700 euro (Leggi). Soltanto due giorni prima, il 15 marzo, alle 20,15, Bianchi e Lazzarini, secondo l’accusa, colpirono anche al Bar L’Aperitivo sulla via Romana al Turchetto (Leggi). Il titolare fu sorpreso mentre nell’attività non c’era più nessuno: minacciato con la pistola consegnò circa 600 euro. Ma il malvivente entrato all’interno venne ripreso dalle telecamere: quei video acquisiti dai carabinieri mostrano chiaramente quella sciarpa grigia e l’arma giocattolo utilizzata dai rapinatori seriali. Ma ci sono anche le telecamere di videosorveglianza nei pressi dei negozi assaltati a Porcari, a Capannori e in via di Tiglio a “fotografare” i due: l’auto utilizzata per le rapine appare sempre negli orari in cui furono consumati i colpi. I due ora sono agli arresti domiciliari. Dopo l’arresto in flagranza erano stati trasferiti in due diverse comunità di recupero. Secondo i carabinieri, rapinavano i negozi per comprarsi dosi di stupefacenti.
Sono stati rintracciati grazie all’ultimo passo falso, alla tabaccheria di Sant’Anna. Il militare fuori servizio che contribuì al loro arresto stava passando a piedi da via Cavalletti quando, giunto proprio davanti alla tabaccheria, ha udito gridare parole inequivocabili: “Dammi i soldi o ti sparo”. Rendendosi conto della situazione ha varcato la soglia del negozio dove c’era soltanto il titolare Biagini. Il rapinatore impugnava quella che a prima vista sembrava una Beretta semiautomatica, in realtà si è rivelata un’arma giocattolo da softair, privata del tappo rosso. Ma il carabiniere non poteva saperlo. Quell’arma è stata rivolta contro anche a lui: “Se provi a fermarmi ammazzo anche te”, gli ha detto il rapinatore. Ne è nato un corpo a corpo: il bandito ormai vistosi braccato ha ferito il militare al polso ed è riuscito così a guadagnarsi la fuga. Ma l’appuntato non si è dato per vinto. E’ saltato sulla sua auto privata e si è messo all’inseguimento dei rapinatori che hanno imboccato via del Tiro a Segno verso viale Puccini, svoltando poi allo stop in direzione di Sant’Angelo. Ormai l’allarme era stato diramato e altre pattuglie dei carabinieri si sono messe all’inseguimento di fuggitivi, mentre il militare eroe è tornato dal commerciante rapinato a sincerarsi che non fosse ferito.
Nel frattempo la caccia ai rapinatori era scattata: i due complici Bianchi e Lazzarini che si conoscono da una vita e sono amici, erano stati intercettati qualche minuto dopo nella zona di Meati da un’altra pattuglia. I due banditi hanno gettato dal finestrino la pistola giocattolo, poi ritrovata in un campo dai militari che ormai, con la targa dell’auto, erano risaliti alle presunte identità dei due ragazzi. Così si sono appostati nei pressi delle loro case e li hanno notati arrivare per cambiare l’auto e proseguire i loro giri. Un modo, forse, per depistare le indagini che, tuttavia, li hanno messi entrambi con le spalle al muro. Nel tardo pomeriggio erano già finiti in manette.