Picchiato e legato nudo ad un albero: tre fermati

13 ottobre 2016 | 12:01
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Picchiato e legato nudo ad un albero: tre fermati
Picchiato e legato nudo ad un albero: tre fermati
Picchiato e legato nudo ad un albero: tre fermati
Picchiato e legato nudo ad un albero: tre fermati
Picchiato e legato nudo ad un albero: tre fermati
Picchiato e legato nudo ad un albero: tre fermati

di Roberto Salotti
Lo hanno trovato legato e imbavagliato al tronco di un albero. Le mani e i piedi tenute salde all’arbusto dai lacci delle scarpe, il corpo completamente nudo, in preda ad una crisi di ipotermia. Cinquanta minuti di supplizio, in mezzo al bosco di Pieve Santo Stefano: altri 60 giri di lancetta sarebbero potuti essere fatali al giovane di 23 anni, di origini marocchine, sequestrato e seviziato dai suoi tre coinquilini e connazionali che lo accusavano di aver rubato 100 grammi di cocaina nascosti nella cucina della casa dove vivevano, gestendo un giro di spaccio, nel cuore di Viareggio.

Quel giovane che si sentiva ormai spacciato, picchiato in mezzo alla macchia e in balia dei suoi aguzzini che volevano costringerlo a confessare il furto e a spiegare che fine avesse fatto la partita di droga, è stato salvato dall’arrivo della polizia, chiamata attorno alle 3,30 di martedì notte (10 ottobre) da un abitante della zona svegliato dalle urla disperate dell’uomo.
Gli agenti della due volanti, arrivati in via di Rugano, sono scesi dalle pantere e si sono inoltrati nel bosco seguendo i lamenti disperati. Poco dopo hanno scoperto l’uomo completamente nudo, legato e imbavagliato con gli stracci della sua stessa canotta fatta a pezzi dagli assalitori. Lo hanno liberato e fatto soccorrere da un’ambulanza mentre facevano partire le ricerche dei sequestratori. Uno di loro è stato arrestato qualche minuto dopo: si era appisolato in una Alfa Romeo parcheggiata a pochi passi lungo la strada. Alla vista degli agenti ha tentato di scatto di mettersi al volante, ma non è nemmeno riuscito a mettere in moto. Said Jermouni, 30 anni, marocchino e senza permesso di soggiorno, volto già noto nella piazza dello spaccio viareggina, è il primo a finire in manette. A lui gli investigatori delle volanti del commissario Davide Caldarozzi e gli agenti al comando della dirigente della squadra mobile Silvia Cascino contestano il sequestro di persona ai fini d’estorsione: un arresto in fragranza di reato a cui sono seguiti i fermi di Said Jarmouni, 22 anni e Ejjillali Nasri, di 23 anni, catturati dopo che avevano ricontattato la vittima per farla ritrattare. La squadra mobile, all’insaputa del 23enne sequestrato, è riuscita a “intercettare” l’incontro con i due presunti sequestratori, riusciti a fuggire dal bosco e tornati a Viareggio in quella notte da incubo: al momento dell’appuntamento con la vittima ieri pomeriggio (12 ottobre) attorno alle 18 alla galleria D’Azeglio di Viareggio gli agenti hanno fatto scattare le manette. I due sono stati trasferiti in carcere dove già da martedì notte si trovava il loro presunto complice: sono stati entrambi colpiti da un fermo di indiziato e saranno interrogati nelle prossime ore.
La vittima non è stata in grado di fornire molti elementi agli investigatori che hanno subito attivato una delicata indagine coordinata dalla Dda della procura di Firenze: il giovane, terrorizzato e sotto choc, è riuscito ad aprirsi soltanto in parte con gli inquirenti ma ha confermato alcune circostanze del sequestro che hanno portato, insieme ad altri elementi, sulla pista giusta.
Il movente nella droga. La situazione, secondo quanto hanno potuto ricostruire gli inquirenti, è precipitata lunedì sera. Attorno alle 22,30 il giovane rientra nell’appartamento che condivide con gli altri tre. Lo stavano aspettando, perché si erano appena resi conto che i 100 grammi di cocaina nascosti in una intercapedine tra il frigorifero e la parete della cucina erano spariti. E lui era il principale indiziato. Per questo, è quanto è stato raccontato, i tre coinquilini lo hanno aggredito. Ma per mettere a tacere le grida di dolore del 23enne lo hanno imbavagliato e caricato sull’Alfa Romeo: “Te la facciamo vedere noi, adesso”, gli avrebbero detto. Poco dopo i quattro raggiungono Lucca, continuando a minacciare il 23enne per farlo confessare e per riavere così indietro la cocaina.
Legato e seviziato nel bosco. La vittima, però, ha continuato a scuotere la testa, mentre gli altri continuavano, anche in auto a colpirlo con i brandelli della sua stessa maglietta, strappati con violenza da dosso. Così, per spaventarlo, arrivati in città hanno preso la strada che porta a Pieve Santo Stefano. Sono saliti in collina e hanno imboccato la via di Rugano, poi hanno parcheggiato l’auto in uno spiazzo vicino al bosco. A quel punto, sempre stando alle accuse, hanno costretto il 23enne a seguirli nel bosco. Due di loro lo hanno tallonato fino a quando dalla macchia non si vedeva né la strada, né un filo di chiarore. Il termometro segnava 10 gradi quando lo hanno spogliato, legandolo nudo al tronco di un albero: i piedi legati con i lacci della scarpe, un braccio con una cintura borchiata, il collo con la maglietta annodata intorno al fusto. Una scena da film dell’orrore, con i due aguzzini che continuavano a incalzare: “Parla o ti lasciamo qui”, e giù colpi sul corpo con i brandelli dei vestiti di cui era stato privato.
L’allarme di un vicino e la fuga. Sono passati 50 lunghissimi minuti, prima che un residente della zona che si era svegliato nel cuore della notte ha udito i lamenti di un uomo provenire dal boschetto vicino. Non ha esitato e ha chiamato il 113. Due volanti sono piombate lungo la strada di collina e si sono fermate nel luogo indicato nella segnalazione. Poi si sono addentrati nella boscaglia, seguendo il punto da cui provenivano le grida. Poco dopo hanno trovato il 23enne abbandonato al suo destino dagli aggressori che, all’arrivo della polizia, si erano allontanati a piedi. Più tardi, non si sa se con l’aiuto di qualcuno, torneranno in Versilia, uno da un amico, l’altro in un albergo, tenendosi entrambi lontani dalla casa che avevano abitato con la loro vittima. Forse sospettando, come era in effetti accaduto, che fosse già stata passata al setaccio della polizia. Ma qui sono state trovate poche tracce utili e qualche segno di un’attività di spaccio e un bilancino di precisione.
Il primo arresto. La svolta, in realtà, è arrivata nell’immediatezza. Mentre due agenti soccorrevano nel bosco il giovane sequestrato, gli altri hanno iniziato le ricerche di qualche indizio in zona. E poco distante hanno trovato l’Alfa Romeo dei tre: all’interno c’era Said Jermouni, il 30enne che è stato il primo a finire in manette. Inutile un tentativo di fuga, appena accennato: gli agenti lo hanno bloccato e nel bagagliaio hanno trovato parte degli indumenti della vittima.
La vittima. Nel frattempo il 23enne è stato affidato alle cure di un medico del pronto soccorso, che ha riscontrato uno stato di choc e ipotermia, che sarebbe potuto essergli fatale se fosse rimasto all’addiaccio altro tempo. Alle 11 del martedì mattina era già stato dimesso dal San Luca, con pochi giorni di prognosi. Tornato in Versilia, sarebbe stato contattato dai due sfuggiti all’arresto, che avrebbero tentato di indurlo a ritrattare la sua denuncia. Ma ormai le indagini erano scattato e, all’insaputa della stessa vittima, gli agenti erano già sulle tracce dei due presunti sequestratori.
I due fermati. L’occasione per finire nella rete l’hanno fornita loro stessi, tormentando la vittima con richieste di incontrarsi per accordarsi. Ma entrambi sono volti noti a Viareggio e i loro spostamenti non passano inosservati. Sono stati, infatti, intercettati nella zona di piazza D’Azeglio mentre stavano andando ad incontrare la loro vittima: la polizia, con un blitz, li ha bloccati alla galleria, facendo scattare le manette ai polsi.