Muore nell’auto nel torrente dopo la folle fuga – Ft

19 ottobre 2016 | 17:07
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di Roberto Salotti
I primi ad accorrere sul ponticello raccontano scuotendo la testa ancora increduli di aver sentito un rumore fortissimo di metallo, poi un colpo sordo come un boato, seguito da uno stridere di lamiere e vetri provenire dal fondale del torrente Freddana. Lì, circa 6 metri al di sotto, tra i massi del canale dove l’acqua non è alta più di pochi centimetro una Fiat Bravo rovesciata e quasi irriconoscibile dopo il volo nel vuoto. Nelle lamiere dell’auto ridotta a rottame il corpo privo di vita di uno dei quattro occupanti fuggiti all’alt della polizia, tutti marocchini e tra i 25 e i 30 anni.

L’epilogo di una folle fuga dai poliziotti ha come scenario Valpromaro e le gelide acque del torrente, sotto il ponticello di via Vecchia Provinciale, una strada stretta e buia che porta al cuore della piccola frazione di Camaiore. Il drammatico traguardo di dodici, quindici chilometri di inseguimento ad altissima tensione, da Sant’Alessio fino al pugno di case che segna l’inizio del paesino. Una fuga folle in pieno pomeriggio – erano da poco passate le 18 di oggi (19 ottobre) -, scattata subito dopo l’altolà intimato dalla polizia che voleva fermare i quattro per un semplice controllo. Chi era alla guida (ancora non è chiaro quale dei tre superstiti fosse al volante) non solo non si è fermato, ma ha premuto sull’acceleratore. E’ l’inizio di una scena da film tra il giallo e il thriller, il cui finale si è trasformato in una tragedia al momento senza un vero perché.
Il bilancio è di un morto e di tre feriti, due gravi e uno con poche escoriazioni: quest’ultimo, che secondo le prime ricostruzioni si trovava alla guida, una volta che l’auto era finita nel canale ha perfino tentato di fuggire a piedi. Bloccato dagli agenti li ha aggrediti, prima di essere condotto dentro all’ambulanza che poi ha accompagnato anche lui con gli altri due al pronto soccorso dell’ospedale San Luca. Tutti muti, o quasi: nessuno di loro collabora, ma la polizia li sta torchiando in questura. Il sospetto fin da subito era che si trattasse di spacciatori anche se nulla in un primo momento era stato trovato addosso ai sopravvissuti. Ma una volta recuperata l’auto dal canale sarebbero stati trovati contanti e droga: questo, secondo le indiscrezioni trapelate, avrebbe spinto i quattro, tutti senza documenti al seguito, a rendersi protagonisti di una fuga ad una velocità sconsiderata su una strada a quell’ora molto trafficata, dove hanno più volte cercato di provocare incidenti, rischiando di travolgere auto e anche qualche passante.
La fuga dopo l’alt. Tutto inizia poco dopo le 18. La Fiat Bravo – che al momento non risulta rubata o segnalata – viene intercettata sulla via per Camaiore a S. Alessio. Una pattuglia della squadra volanti diretta dal commissario capo Davide Caldarozzi è impegnata in un controllo di routine del territorio. I due agenti a bordo, mentre sono in transito notano l’auto con i quattro marocchini a bordo. Qualcosa sembra loro sospetto e decidono di fermare l’utilitaria per identificare gli occupanti. Fanno segno e alzano la paletta, ma niente: chi guida le Fiat non solo prosegue ma preme sull’acceleratore. Inizia l’inseguimento. Gli agenti sulla pantera chiedono rinforzi. Via radio contattano la centrale operativa che fa arrivare sulla via per Camaiore una seconda pattuglia, la più vicina in zona. Nel frattempo la Fiat sfreccia con sempre maggiore velocità. L’allarme viene diramato e dal commissariato di polizia di Viareggio partono altre due vetture civetta, per bloccare i malviventi al confine con il territorio versiliese.
Paura in Valfreddana. Prima ancora di arrivare a Torre l’auto dei fuggiaschi cerca di seminare la polizia che tiene dietro, ma viaggia con cautela. Gli agenti vogliono raggiungere la Fiat, ma allo stesso tempo calcolano i rischi. Non così i quattro, che imboccano strade contromano, cercando di provocare incidenti, spiega la polizia. A Torre entrano in paese a tutta velocità e rischiano di investire un anziano che era appena uscito di casa e si stava rifornendo d’acqua ad un fontanello.
L’incidente. Arrivati a pochi metri da Valpromaro, imboccano via Piaggia per entrare nel paese. Al limite c’è l’incrocio con la via Vecchia Provinciale: davanti il ponticello sopra la Freddana. La Fiat, inchioda, forse nel tentativo di eludere di nuovo la polizia che insegue e fare manovra per tornare sulla via per Camaiore. Ma a quel punto l’auto carambola, fa un testa coda, abbatte parte del muretto sullo strapiombo, si rovescia e va giù, fino al letto del torrente spazzando via circa due metri e mezzo del parapetto del ponte. Uno schianto micidiale: tre si salvano quasi per miracolo, un quarto, che si trovava sul sedile posteriore muore schiacciato a soli 30 anni, contro il tettuccio della Fiat o forse annegato perché la testa gli era finita immersa nell’acqua.
La scoperta del cadavere. Gli agenti assistono a distanza al tremendo intervento. Arrivati, scendono dalle volanti, raggiunti poco dopo dalle auto dei colleghi del commissariato di Viareggio, diretti dal commissario Raffaele Gargiulo. Scendono nel dirupo fino al torrente, mentre uno dei quattro esce dall’auto e tenta una breve fuga. Subito bloccato, ma tenta di aggredire i poliziotti. Gli altri due malconci non riescono a farlo: vengono soccorsi dalle ambulanze inviate in gran numero dalla centrale operativa del 118, subito contattata dagli agenti. Poco dopo arrivano anche le squadre dei vigili del fuoco con il nucleo del soccorso acquatico, per recuperare la salma della vittima, trasferita in serata all’obitorio del Campo di Marte a disposizione del magistrato di turno, il sostituto procuratore Salvatore Giannino che coordina le indagini della polizia di Lucca.
Il racconto della gente. Nel frattempo, la zona viene circondata dagli abitanti della zona, atterriti dallo spavento: qualcuno ha perfino assistito all’incidente, scoprendo poco dopo che l’auto finita nel fosso aveva viaggiato per così tanti chilometri ad altissima velocità, inseguita dalla polizia. “Abbiamo sentito un gran frastuono – raccontano alcuni dei presenti -, poi abbiamo sentito le sirene delle ambulanze e dei vigili del fuoco”. Un uomo, testimone oculare, ha raccontato di aver visto la Fiat carambolare e poi finire ribaltata nel fosso. E’ quanto sostiene dai primi rilievi anche la polizia stradale, intervenuta sul posto per occuparsi di ricostruire l’incidente mortale seguito alla fuga dei marocchini.

FOTO – I rilievi sul luogo dell’incidente (di Giuseppe Cortopassi)


La vittima.
Della vittima, un 30enne marocchino, si sta cercando di confermare l’identità. In serata la salma è stata trasferita all’obitorio del Campo di Marte dove è stata eseguita la prima ispezione cadaverica dal medico legale dell’Asl Stefano D’Errico. L’obiettivo è non solo chiarire le circostanze della morte, se per le lesioni riportate nell’incidente o per annegamento ma anche appurarne l’identità. Per questo motivo sono state prese anche le impronte digitali che saranno confrontate con la banca dati delle forze dell’ordine, per trovare le attese conferme.
Le indagini. Sul luogo dell’incidente la polizia scientifica ha ispezionato la vettura utilizzata per la fuga, dove sarebbe stato trovato contante e sostanze sospette su cui sarebbero stati disposti gli accertamenti del caso. Il presunto conducente della vettura, subito dimesso dal pronto soccorso per ferite lievi, è stato poi condotto in questura per essere interrogato, mentre gli altri due sono piantonati in ospedale: la loro posizione è al vaglio.

Le immagini dell’intervento dei vigili del fuoco