Referendum Kme, vince il sì all’accordo

21 ottobre 2016 | 06:38
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Referendum Kme, vince il sì all’accordo

Referendum in Kme vince il sì all’accordo con l’azienda. Esultano la Fim e la Uilm, mentre la Fiom aveva invitato a votare per il no visto che non era previsto nel testo una cassa integrazione a rotazione e che il rischio mobilità per molti si poteva fare ancora più imminente.
“I lavoratori di Kme di Fornaci di Barga hanno risposto con grande senso di responsabilità al referendum indetto sull’ipotesi di accordo siglato il 13 ottobre scorso – commenta Narcisa Pellegrini per la Fim Cisl – I sì sono stati 313 (66%) i no 146 (30,8%) le bianche 5 e le nulle 10. È stato un voto di prospettiva per il lavoro legata al rilancio e alla stanzialità del sito produttivo di Fornaci di Barga. Chiediamo quindi che il responso dei lavoratori venga rispettato, con un rinnovato senso di responsabilità”.

“La forte, esasperata e ingiustificata propaganda negativa – commenta ancora rivolta alla Fiom – non è stata quindi raccolta dalla maggioranza dei lavoratori che, con il loro voto, hanno voluto confermare che la prospettiva di un futuro per tutti i lavoratori si costruisce partendo dal presente. Come abbiamo sempre fatto, continueremo a vigilare con l’attenzione necessaria per l’applicazione dell’accordo del 22 giugno in tutte le parti ciò al fine di accompagnare le lavoratrici e i lavoratori in questo percorso che dovrà avere, alla scadenza fissata al settembre del 2018, la risposta conclusiva per la rioccupazione di tutte le persone coinvolte, accordo che, ricordiamo, ha impedito che venissero licenziati 375 lavoratori di cui 275 solo a Fornaci di Barga, e questo di per se è già un risultato positivo”.
Critica la posizione di Fiom Cgil: “La direzione di Kme – dice il segretario Mauro Rossi – ha ottenuto ciò che voleva: le pressioni ed i ricatti messi in atto hanno fatto sì che vincessero la paura e la rassegnazione. Adesso l’azienda avrà le mani libere per fare quello che voleva: espellere 138 lavoratori (oltre ai 22 che già se ne sono andati) dalla fabbrica. Questi lavoratori saranno parcheggiati per due anni sulla montagna pistoiese per seguire corsi di formazione finalizzati, se va bene, alla ricollocazione di 38 persone in lavori in gran parte stagionali. Si tratta di un ulteriore passo verso il ridimensionamento dello stabilimento a cui altri passi seguiranno, con l’obiettivo esplicito di dimezzare l’organico aziendale. Ma una fabbrica come quella di Fornaci di Barga con 300 dipendenti prima o poi rischierà di non avere più senso. Kme rimarrà una società sempre più, se non esclusivamente, tedesca”. “Non aver capito che accettare questo accordo (imposto dall’azienda) – conclude Rossi – significava spianare la strada al progressivo svuotamento dello stabilimento, a nostro avviso, è stato un errore di cui si pagheranno purtroppo le conseguenze. I problemi veri rimangono gli stessi e non verranno risolti in virtù di questo accordo. Fin da subito dovremo continuare a fare i conti con il fatto che l’azienda è praticamente ferma, non solo per la innegabile crisi di mercato ma anche perché non si provvede all’approvvigionamento necessario per gli ordini che ci sarebbero e le risorse esistenti vengono interamente utilizzate per la Germania. Continueremo a dover affrontare una situazione in cui gli impianti manifestano clamorose deficienze e nonostante tutto si decide di non investire. Queste sono le questioni vere che la Direzione aziendale si rifiuta di affrontare ma su cui noi continueremo ad insistere e a lottare, per impedire un esito scontato e nefasto circa il futuro di Kme di Fornaci di Barga. L’esito del referendum ci consegna una situazione in cui la forza contrattuale dei lavoratori è sicuramente indebolita ma noi continueremo ad esserci, convinti delle nostre ragioni e dei nostri obiettivi”.