Vigile ucciso, i due accusati risiedevano in Garfagnana

26 gennaio 2017 | 17:07
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Vigile ucciso, i due accusati risiedevano in Garfagnana

Lei è stata fermata con l’accusa di omicidio, lui già in carcere è indagato con la stessa accusa: aver barbaramente ucciso il vigile del fuoco Roberto Scipilliti, il 5 gennaio scorso facendo sparire il cadavere, ritrovato meno di dieci giorni dopo nelle campagne di Savoca, in Sicilia, provincia di Messina. Sono loro per gli inquirenti la chiave di tutto: loro che per anni hanno vissuto a Castelnuovo di Garfagnana, un paese divenuto una sorta di buen retiro per Fortunata Caminiti, 47 anni, e Fabrizio Ceccio, di 44. Entrambi sono stati bloccato di ritorno in Sicilia con un traghetto partito dalla Toscana lo scorso 16 gennaio: erano armati fino ai denti.

Appena giunti in porto, lui è stato arrestato per la violazione dell’obbligo di dimora che aveva richiesto proprio a Castelnuovo, per vivere nello stesso appartamento insieme alla compagna, che è accusata di aver ucciso il vigile del fuoco, che aveva avuto rapporti con il compagno Ceccio. La coppia, per gli inquirenti, sarebbe stata l’ultima a vederlo vivo prima dell’omicidio.
Un intreccio di passione, sangue e guai con la giustizia dietro ad un delitto, le cui indagini sono ancora aperte. Dopo il fermo della donna,è stato infatti indagato anche il compagno. Lui, Fabrizio Ceccio, 44 anni, era stato arrestato nel 2014 a Castelnuovo di Garfagnana dai carabinieri della compagnia locale, in esecuzione di un’ordinanza del tribunale di Messina nell’ambito di una inchiesta per riciclaggio, truffe, clonazioni di auto prese a noleggio e trasformate in vetture da vendere, appropriazioni indebite e sostituzione di persona. L’accusa di omicidio lo ha raggiunto in carcere a Messina, dopo che l’uomo era stato arrestato lo scorso 16 gennaio di ritorno a Messina con un traghetto.
Secondo gli investigatori Caminiti non può aver ucciso da sola Scipilliti e per questo stanno indagando sulla posizione di Ceccio, con un passato di guai con la giustizia e che era stato promotore di alcun truffe alle quali avrebbero partecipato anche la compagna e Scipilliti.
L’uomo in passato è stato accusato di aggressioni, furti di automobili, rapine e nel giugno 2014 era stato coinvolto nell’operazione Clone della procura messinese e della polizia che lo aveva fatto arrestare. Nello stesso anno Ceccio venne rinviato a giudizio immediato insieme ad altre sei persone (processo che non si è concluso). Scarcerato ma con l’obbligo di dimora scelse di stare a Castelnuovo di Garfagnana dove viveva con Fortunata Caminiti, anche lei residente nel paese della provincia di Lucca. L’uomo però violò più volte il provvedimento e il tribunale messinese nella primavera 2016 ne ordinò l’arresto, ma Ceccio scomparve fino al 16 gennaio scorso quando è stato arrestato a Messina con la compagna e in possesso di una Beretta calibro 22 e una Sig Sauer calibro 9, alcuni telefoni cellulari, documenti falsi e 60 proiettili.
Ad incastrare la coppia sarebbe stata l’auto che gli inquirenti ritengono utilizzata per il delitto: si tratta di una Panda gialla, presa a noleggio a nome della Caminiti, e che è stata ripresa dalle telecamere nella zona dove è stato trovato il corpo di Scipilliti, in aperta campagna. E’ l’unica ad essere stata filmata in andata e in ritorno dal posto del macabro ritrovato.