
Dopo 7 anni e 7 mesi, domani (31 gennaio) potrebbe essere il giorno della sentenza al processo per la strage ferroviaria di Viareggio del 29 giugno 2009 che causò 32 morti. L’associazione dei familiari delle vittime, Assemblea 29 giugno, ha dato appuntamento alle 9,30 di domani, non lontano dal polo fieristico di Lucca (dove si sono svolte oltre 100 udienze) per sfilare in corteo fin sotto l’ingresso dell’aula e attendere qui la lettura della sentenza.
I 33 imputati sono accusati insieme alle società, a vario titolo, di disastro ferroviario, omicidio colposo plurimo, incendio colposo, lesioni gravi e gravissime: la pena più alta, 16 anni, i pm l’hanno chiesta per Mauro Moretti, ex ad di Ferrovie oggi al vertice di Finmeccanica. Si tratta comunque di reati di natura colposa, ricorda in una nota l’Associazione per la quale, invece, a causare la tragedia di Viareggio, dove alle 23,48 un treno di gpl deragliò e da una delle 14 cisterne il gas invase via Ponchielli, a fianco della ferrovia, furono “omissione e rimozione dolosa di cautele che avrebbero evitato 32 vittime e feriti gravissimi”. E questo perché, spiega Assemblea 29 giugno, l’obbligo di predisporre misure necessarie a garantire la sicurezza nei luoghi di lavoro grava su datori di lavoro, amministratori delegati e dirigenti. Vi è stato chiaramente il nesso di causalità tra l’omissione e l’evento”.
Intanto, il Pd Viareggio e Versilia, i sindaci e amministratori del Pd versiliesi si dichiarano al fianco dei familiari delle vittime e chiedono “una sentenza che accerti le responsabilità e faccia giustizia”.
“Sono passati quasi otto anni da quella notte del 29 giugno 2009 che ha segnato per sempre la città di Viareggio – si legge in una nota del Pd -. Un incidente ferroviario con fuoriuscita di gas gpl che ha tolto la vita a 32 persone, provocato ustioni e ferite invalidanti ad altre, distrutto una parte di città. Famiglie intere annientate, altre talmente colpite negli affetti da rischiare la perenne disperazione, attività produttive e abitazioni rase al suolo. La città, però, ha reagito con fermezza e compostezza, in nome di due principi universalmente validi: giustizia e verità. I familiari e gli amici delle vittime innocenti hanno creato associazioni che si sono battute giorno dopo giorno, udienza dopo udienza, perché la strage non fosse liquidata come uno spiacevole episodio. I comuni della Versilia hanno sottoscritto in questo ultimo anno un documento proposto dall’associazione Il mondo che vorrei che chiede – va avanti il Pd – l’accertamento della verità dei fatti e delle responsabilità oggettive. Siamo giunti dunque, con grande tenacia, alla sentenza di primo grado e come uomini e donne delle istituzioni appartenenti al Partito Democratico, come rappresentanti politici di Viareggio e dei comuni versiliesi, non possiamo che sostenere e sperare che le legittime ragioni di chi crede che non si sia trattato solo di un incidente inevitabile ma di un fatto tragico con specifiche responsabilità siano state ascoltate. Crediamo nella giustizia, crediamo nella verità e saremo sempre al fianco dei cittadini di Viareggio nella battaglia, eventualmente ancora da proseguire nelle aule dei tribunali”.