
Un sequestro preventivo di 84 immobili, fra disponibilità finanziarie e quote societarie, per un valore di circa 5,6 milioni di euro, è stato eseguito dalla guardia di finanza di Livorno a seguito di un’ordinanza della procura lucchese, su decreto del gip, nei confronti di un imprenditore settantenne livornese che aveva conferito il suo patrimonio in due trust fittizi, formalmente costituiti a Lucca.
Secondo le indagini dirette dalla procura di Lucca e condotte dai finanzieri livornesi l’imprenditore, che aveva accumulato 500mila euro di debiti verso l’erario, per imposte mai pagate relative ad affitti incassati, con lo scopo di rendere inefficace la procedura di riscossione coattiva da parte del fisco nel 2014 si era spogliato di tutti i beni immobili e mobili di proprietà conferendoli in due trust con sede formale a Lucca. Il settantenne è stato, dunque, denunciato per il reato di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Sempre secondo quanto appurato dalle fiamme gialle infatti l’imprenditore aveva, in buona sostanza, ceduto solo formalmente i suoi beni, ma continuava ad avere un potere di ampia gestione del patrimonio immobiliare, riscuotendo – tramite gli stessi trust – gli affitti per la locazione dei numerosi appartamenti, garage e locali commerciali e, addirittura, percependo un compenso per tale attività di gestione.
Le investigazioni sul conto dell’imprenditore settantenne livornese hanno, infatti, consentito di svelare come l’imprenditore, con lo scopo di rendere inefficace la procedura di riscossione coattiva da parte dell’Erario, si fosse spogliato, nel 2014, di tutti i beni mobili e immobili di proprietà (ben 84 immobili, anche di pregio, e quote sociali), conferendoli in due trust (fissandone formalmente la sede a Lucca).
Il trust è un istituto giuridico di matrice anglosassone, da lungo tempo recepito nell’ordinamento italiano, attraverso il quale un soggetto disponente (definito settlor) , aliena beni o diritti di sua proprietà al trust, affidandoli alla gestione di un soggetto terzo, che viene definito triste: in questo modo i creditori del settlor (compreso l’Erario) non possono soddisfarsi sui ben i conferiti in trust perché essi sono nella disponibilità del trustee.
Nel caso specifico, tuttavia, analizzando i contratti stipulati dall’imprenditore, i finanzieri si sono accorti della coincidenza, nella persona dell’indagato, della figura del settlor e del trustee: l’imprenditore aveva, in buona sostanza, secondo l’accusa, ceduto solo formalmente i suoi beni ai due trust, ma continuava ad avere un potere di ampia gestione del patrimonio immobiliare, riscuotendo – tramite gli stessi trust – gli affitti per la locazione dei numerosi appartamenti, garage e locali commerciali e, addirittura, percependo un compenso per la gestione.
Inoltre, in relazione ai proventi così accumulati, i due trust (e, quindi, l’imprenditore ad essi retrostante) hanno sistematicamente omesso, per le fiamme gialle, la presentazione delle dichiarazioni ai fini delle imposte sui redditi, oc cultando all’Erario gli ulteriori ricavi percepiti, in corso di quantificazione.
I militari hanno provveduto a ricostruire – anche valorizzando il patrimonio informativo a disposizione attraverso le molteplici banche dati in uso al Corpo – il patrimonio oggetto di fittizia spoliazione, per un valore complessivo di circa 5,6 milioni di euro, sottoponendo a vincolo disponibilità finanziarie, quote sociali e tutti gli immobili sottratti all’esecuzione fiscale.