Rapina a villa Pieroni, bandito incastrato da scontrino

10 maggio 2017 | 10:34
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Rapina a villa Pieroni, bandito incastrato da scontrino
Rapina a villa Pieroni, bandito incastrato da scontrino
Rapina a villa Pieroni, bandito incastrato da scontrino
Rapina a villa Pieroni, bandito incastrato da scontrino
Rapina a villa Pieroni, bandito incastrato da scontrino
Rapina a villa Pieroni, bandito incastrato da scontrino

di Roberto Salotti
Spiavano la famiglia dell’imprenditore Giovanni Pieroni da giorni e la loro auto era stata notata nel parcheggio di fronte alla villa di via don Minzoni a San Salvatore di Montecarlo anche la sera precedente alla rapina del 27 febbraio scorso (Leggi). Quella Skoda che è stata l’elemento decisivo per l’indagine condotta dai carabinieri del nucleo investigativo del reparto operativo di Lucca, diretti dal tenente colonnello Dario Anfuso, sotto il coordinamento del sostituto procuratore Salvatore Giannino. In quell’auto, abbandonata dopo un incidente durante la fuga dai rapinatori, a Poggio Baldino, a poche centinaia di metri dalla villa del titolare di Pieroni moto, gli inquirenti hanno trovato uno scontrino, chiave di volta dell’inchiesta culminata stamani (10 maggio) nell’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di quello che gli inquirenti ritengono il capo banda. Da poche ore, Agron Hasani, kosovaro di 37 anni, abitante a Cascina, in provincia di Pisa, è chiuso in una cella del carcere San Giorgio, dopo che il gip Riccardo Nerucci ha accolto in toto la richiesta del pm: è accusato di rapina aggravata, lesioni personali e sequestro di persona.

Schiaccianti, per gli investigatori, gli elementi finora raccolti e che collocano Agron (nella foto a fianco) sul luogo della rapina avvenuta la sera del 27 febbraio, poco dopo cena, alle 21,15. In particolare, nella Skoda che, pur essendo intestata ad altri, era in uso ad Hasani (e segnalata nei pressi della villa presa di mira) i carabinieri hanno trovato lo scontrino di un negozio della provincia di Pisa, dove appena due giorni prima l’arrestato aveva acquistato i guanti utilizzati dal commando, composto almeno da 5 banditi, che fece irruzione a casa di Pieroni, trovando l’imprenditore in giardino e trascinandolo in casa dove poi fu legati mani e piedi, e costretto, sotto la minaccia di una pistola e rivelare dove si trovava la cassaforte.
Quello scontrino ha portato immediatamente i carabinieri sulla pista giusta. Grazie agli estremi e al codice della ricevuta, infatti, è stato facile risalire all’attività che lo aveva emesso e dove sono state analizzate delle telecamere di videosorveglianza. Quelle immagini hanno consentito agli inquirenti di dare un nome e un volto ad Hasani, già noto per altro alle forze dell’ordine per reati contro il patrimonio. Ma c’è di più: la Skoda utilizzata per mettere a segno la rapina e poi abbandonata dopo il fuori strada durante la fuga dal commando era la stessa che Hasani utilizzava per recarsi ogni giorno alla caserma dei carabinieri di Cascina, dove era tenuto a firmare quotidianamente. Una misura che nel frattempo è stata tramutata in arresti domiciliari. E questa mattina i carabinieri che hanno bussato alla sua porta sono andati a colpo sicuro, facendo scattare le manette. Adesso si trova al San Giorgio, ma le indagini coordinate dal pm Giannino, sotto la supervisione del procuratore capo Pietro Suchan, non sono ancora concluse. Perché devono ancora essere individuati gli altri quattro componenti della banda, e poi perché si sta verificando anche se l’arrestato possa aver preso parte a rapine simili in passato in provincia di Lucca. Per ora non ci sono elementi, ma gli inquirenti stanno dando la caccia ai complici. “Evidentemente dei professionisti delle rapine in villa – ha osservato il procuratore Suchan – capaci di agire con efferata violenza. Con questo arresto, dimostriamo ancora una volta che lo Stato c’è”.
Una buona dose di fortuna, ma soprattutto l’arguzia degli investigatori dei carabinieri hanno fatto il resto, arrivando ad un primo arresto nel giro di pochi mesi.
La rapina era stata di quelle cruente. I rapinatori spiavano da giorni i Pieroni. Osservavano i loro spostamenti, per indovinare le loro abitudini e colpire al momento più opportuno. Sorprendendoli come poi hanno fatto, in un momento di tranquillità dopo cena, nella loro villa, dove attorno alle 21,15 del 27 febbraio era iniziato un vero e proprio incubo. Terrore durato dai 15 ai 20 minuti per la famiglia del commerciante Pieroni, 62 anni, titolare della concessionaria Pieroni Moto, di via del Mulino, a poche centinaia di metri dalla villa dove i cinque rapinatori, avevano assalito alle spalle l’imprenditore, legandogli le mani con delle fascette da elettricista, terrorizzando poi anche la figlia Letizia, 23 anni, che si trovava a letto nella sua camera al primo piano, e la moglie Milvia Pinotti, 53 anni, che al momento dell’irruzione era sotto la doccia.
Anche loro erano state minacciate e colpite con il calcio della pistola da due rapinatori del commando, che le avevano legate nel letto tappando ad entrambe la bocca per evitare che gridassero e allarmassero qualche vicino. I banditi avevano ripulito la cassaforte, facendosela aprire dal proprietario minacciandolo con la pistola e colpendolo alla testa e sul collo con il calcio della semiautomatica – difficile per ora dire se vera o giocattolo.
Venti minuti almeno di arancia meccanica, che avevano sconvolto l’intera famiglia: i malviventi in fuga li avevano lasciati in casa in preda alla paura, fuggendo con un bottino ingente: si sono dileguati con una Skoda, ma poco dopo, a Poggio Baldino, erano finiti fuori strada a Poggio Baldino, fuggendo a piedi nei campi con l’intero bottino, che non è stato ritrovato. Nell’auto, tuttavia, sono state trovate anche le fascette utilizzate per legare i membri della famiglia e altro materiale ancora al vaglio che potrebbe portare gli investigatori a trovare gli altri componenti della gang.