
di Roberto Salotti
“Un atto premeditato”. Erano state le parole con le quali il questore di Lucca, Vito Montaruli, aveva descritto gli scontri al corteo anti G7 del 10 aprile scorso. Disordini scoppiati davanti alla Porta San Jacopo, che avevano fatto 6 feriti tra le forze dell’ordine e altrettanti tra i manifestanti (Leggi). Le indagini sull’assalto al cordone della polizia che impediva l’accesso al centro storico dove erano in corso le riunioni dei ministri degli Esteri delle superpotenze, arrivano ad un primo risultato: 44 in tutto gli indagati, soprattutto giovani e residenti a Lucca e nelle province limitrofe, in particolare di Pisa, di Firenze, di Massa Carrara ma anche di La Spezia e Bologna, fuori regione. Sette erano già stati individuati nelle ore successive agli scontri, gli altri 37 sono stati identificati dagli uomini della Digos diretti dal vice questore aggiunto Leonardo Leone. L’inchiesta, tuttavia, è ancora aperta e non sono esclusi ulteriori sviluppi.
Un lavoro meticoloso di esame delle immagini dei filmati e delle fotografie scattate dagli agenti in borghese, che hanno seguito tutto il percorso del corteo, partito poco prima delle 16 dalla stazione e che attraversò i viali per dire no allo svolgimento del vertice internazionale in città. Alcuni dei manifestanti denunciati sono stati identificati da alcuni particolari degli indumenti o delle calzature, perché durante il raid erano travisati. Un giovane è stato identificato per il colore delle stringhe della scarpe, altri per le magliette indossate. Un lavoro di setaccio e di confronto, svolto in collaborazione con le questure delle città di residenza degli antagonisti. Tredici dei nuovi denunciati sono lucchesi: gli altri provengono dalle zone limitrofe alla Lucchesia. Tra di essi, poi, c’è anche un minorenne. 17 anni appena, è stato segnalato al tribunale dei minori.
La colonna di circa 350-400 persone, che aveva intonato cori contro le potenze mondiali riunite in centro storico, aveva sfilato senza problemi dalla stazione alle Tagliate, dove si erano aggiunti altri manifestanti e il corteo era proseguito verso porta Santa Maria e infine davanti a Porta San Jacopo. Qui, secondo quanto ricostruito, almeno una 50ina di manifestanti presenti al corteo, a cui si erano infiltrati alcuni black block, si avvicinarono al cordone della polizia e dei carabinieri che presidiava l’accesso alla porta dove il gruppo era passato all’azione. Si erano aperte le portiere del furgone che guidava il corteo e ne erano uscite le reti e le ‘maschere’ dietro cui si erano messi i facinorosi. Con la testa del corteo ferma sul viale Marti, all’incrocio con via Jacopo della Quercia, i manifestanti avevano acceso i primi fumogeni. Poi al grido “Non ci fermerete” erma corsi incontro alle linee della polizia.
Nessun ordine di carica ancora, ma la tensione era poi salita alle stelle. Da dietro alla rete da pollaio partirono due petardi, finiti ai piedi di poliziotti e carabinieri. Al secondo lancio, partì la carica e con essa le manganellate. Il caos: gran parte del corteo si disperse, mentre altri manifestanti furono rincorsi dalla polizia in tenuta anti sommossa fino a via Jacopo della Quercia. Calmate le acque, quella 50ina di manifestanti fu riaccompagnata alla stazione.
Le accuse che la polizia muove ai manifestanti identificati vanno da resistenza a pubblico ufficiale, lancio e accensioni di oggetti pericolosi, porto di oggetti atti ad offendere, travisamento e violazione delle prescrizioni imposte dal questore di Lucca.
Ai 37 denunciati di oggi si devono aggiungere altri 7 finiti nei guai a poche ore dal corteo. Un’ora prima dell’inizio della manifestazione, infatti, una pattuglia della Digos aveva fermato un furgone su cui viaggiavano 4 antagonisti lucchesi, trovati in possesso di 10 gommoni gonfiabili, riportanti scritte e simbologie antagoniste, materiale che avrebbero utilizzato per fronteggiare la polizia durante la manifestazione. I quattro erano stati segnalati per tentata resistenza a pubblico ufficiale, mentre altri 3 giovani, che in avevano partecipato alla manifestazione, erano stati segnalati perché trovati in possesso di oggetti atti ad offendere a bordo di un’auto con la quale stavano rientrando a casa la sera dopo gli scontri (Leggi). Le indagini, tuttavia, non sono concluse e la lista degli indagati potrebbe crescere ancora.