Rapinati e minacciati per mesi dai banditi

20 giugno 2017 | 10:17
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Rapinati e minacciati per mesi dai banditi
Rapinati e minacciati per mesi dai banditi
Rapinati e minacciati per mesi dai banditi

di Roberto Salotti
Per mesi hanno vissuto nel terrore, succubi per paura delle minacce dei loro aguzzini, tanto che ormai erano arrivati a soddisfare ogni loro richiesta di denaro. Solo alla fine, quando la disperazione ha prevalso sul timore, si sono decisi a denunciare. Marito e moglie – lui muratore, lei estetista, di Capannori -, hanno varcato la soglia della caserma dei carabinieri con un groppo in gola. Al comandante della stazione di Capannori prima e al tenente colonnello Dario Anfuso e ai colleghi del nucleo investigativo dei carabinieri di Lucca, poi, hanno raccontato di essere stati vittime di due rapine nella loro abitazione, tra il marzo e il giugno di un anno fa, ma di non essersi mai rivolti alle forze dell’ordine, convinti che i loro rapinatori avrebbero dato fuoco alla loro casa, con i loro figli ancora minorenni. 

Un incubo, che nell’autunno scorso si sono convinti a condividere con i militari, quando la coppia era pressata costantemente dalle richieste di denaro e dalle minacce seguite alle due rapine.
Una vera persecuzione di cui, secondo gli investigatori coordinati dal sostituto procuratore Antonio Mariotto, teneva le fila Andrea Meucci, 47enne già noto alle forze dell’ordine, residente a Montopoli Valdarno, e la moglie Francesca Nervo, 46 anni, infermiera, anche lei volto noto ai carabinieri. La vittima delle loro vessazioni, era stata “agganciata” da Meucci durante un soggiorno per lavoro a Santo Domingo, paese di cui sono originari gli esecutori materiali delle rapine e delle successive estorsioni di denaro: per gli inquirenti si tratta di Escano Teofilo Garcia, 34enne, residente a Savona; di Josè Antonio Peguero Quezada, 31 anni, residente a Cairo Montenotte, in provincia di Savona; e Eugenio Montero Montero, 36 anni, anche lui come gli altri residente a Savona, e tutti e tre operai nei cantieri navali della cittadina ligure. I cinque sono stati colpiti nelle ultime ore da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip del tribunale di Lucca, Pezzuti: le accuse, in concorso, sono quelle di rapina aggravata e estorsione.
I tre dominicani sono rinchiusi nel carcere di Savona, mentre Meucci, individuato in una seconda casa a Cerreto Guidi, si trova nel carcere di Firenze, mentre per la moglie si sono aperte le porte del Don Bosco di Pisa.
Ricostruire la fitta trama e gli intrecci di un piano evidente studiato nei minimi dettagli non è stato facile per i carabinieri, che tuttavia in pochi mesi sono riusciti a stringere il cerchio. Partendo dall’identità dei tre banditi che per l’accusa erano stati assoldati da Meucci e dalla moglie: decisive sono state le descrizioni delle vittime delle vessazioni.
I tre, nella prima rapina risalente al marzo 2016, erano entrati in casa della coppia di Capannori all’alba, impugnando una pistola e minacciando tutti. In quel caso, erano riusciti a farsi consegnare la somma di 5mila euro ma prima di allontanarsi avevano minacciato la coppia di ritorsioni se avessero avvisato i carabinieri. Marito e moglie atterriti avevano cercato di voltare pagina per lasciarsi alle spalle quel brutto episodio che tra l’altro si era consumato davanti agli occhi dei loro bambini. Ma qualche mese dopo, a giugno, sempre nelle prime ore del mattino, i tre rapinatori – ancora a volto scoperto – si erano di nuovo presentati in quella casa, stavolta imbracciando una mazza e minacciando tutti con una bottiglia di liquido infiammabile di dar fuoco alla casa. “I soldi o appicchiamo l’incendio”, avevano detto in accento spagnolo. Davanti a quelle minacce, le vittime avevano consegnato altri 6mila euro e alcuni monili in oro.
Sembrava dover essere finito tutto lì, ma qualche tempo dopo i banditi si sono fatti di nuovo vivi per telefono. Con le stesse minacce e le stesse richieste di denaro a cui la famiglia ha provveduto con diversi versamenti per un totale di 3mila euro attraverso il circuito money gram, grazie a cui i rapinatori ricevevano il denaro a S. Domingo, senza il rischio di essere identificati. Ma all’ennesima richiesta di soldi, marito e moglie sono crollati. E si sono decisi a presentarsi ai carabinieri.
Il muratore e la moglie hanno raccontato quanto accaduto loro, avanzando anche dei sospetti. L’uomo, infatti, non conosceva i suoi aguzzini ma, avendo lavorato a Santo Domingo, non aveva dubbi che fossero di quel paese. Il cerchio si era dunque subito ristretto al legame con questo paese, e durante le indagini era emerso che la vittima e Meucci avevano intrattenuto rapporti, di che natura ancora non si sa, durante il soggiorno in quel paese dei Caraibi. Da qui in poi il quadro ha iniziato a farsi lentamente più chiaro per gli inquirenti. Che hanno ipotizzato che a tirare le fila di tutto ci fossero proprio Meucci e la moglie. Attraverso i tre dominicani, conosciuti all’estero, Meucci aveva fatto calare, in qualche modo, una cappa di paura sulla famiglia capannorese.
Per l’accusa, era stato Meucci ad assoldare i banditi, convincendoli che sarebbe stato un compito facile facile. Per questo i rapinatori si erano presentati a casa della coppia di malcapitati senza travisamenti e senza troppe remore a fare minacce.
Molto più che un dettaglio, ed è questo che li ha traditi. Attraverso anche alcune indagini di natura tecnica, infatti, i carabinieri del nucleo investigativo di Lucca sono riusciti a ricostruire la loro identità e a individuare dove lavoravano: tutti e tre i dominicani sono stati arrestati in alcuni cantieri navali di Savona, dove lavoravano regolarmente.
Francesca Nervo, invece, che di lavoro fa l’infermiera, è stata trovata nella casa di Montopoli Valdarno dove fino a qualche tempo prima conviveva con il marito. Quest’ultimo è finito in manette, dopo che i carabinieri erano riusciti a rintracciarlo in un’altra casa a Cerreto Guidi.
Resta ancora da chiarire il “movente” delle rapine e delle estorsioni, movente che è ancora oggetto d’indagine da parte dei carabinieri.