Operai morti, perizie per chiarire il giallo della gru

di Roberto Salotti
L’ipotesi di reato è quella di duplice omicidio colposo, ma nel fascicolo appena aperto dal sostituto procuratore Aldo Ingangi non figurano ancora indagati. Resta per il momento inspiegabile per gli stessi inquirenti l’incidente sul lavoro costato la vita ieri (1 settembre) a Eugenio Viviani, 54 anni, di Santa Maria del Giudice, e a Antonio Pellegrini, 61, di Lammari, entrambi operai della cooperativa agricola Morelli (Leggi). I due lavoratori sono rimasti uccisi nel crollo del braccio del ponte sollevabile dove erano saliti per sistemare i portalumini alle finestre di palazzo Pretorio, in via Vittorio Veneto. La procura affiderà una perizia tecnica sul mezzo sequestrato, per capire cosa abbia provocato il cedimento meccanico: la struttura è stata esaminata sia dai tecnici della prevenzione e della sicurezza dell’Asl che dagli ingegneri dei vigili del fuoco ma non sarebbero stati rilevati né segni evidenti di usura, né ammaccature o colpi che avrebbero potuto provocare la rottura del materiale metallico che ha poi causato il crollo del cestello.
Potrebbe essere il pool di esperti della strage di Viareggio a occuparsene, perché si cercherà di capire se il cedimento sia da attribuire a problemi strutturali oppure legati al materiale di costruzione. Chiaramente, al momento, siamo al livello delle ipotesi anche se gli inquirenti già ieri hanno acquisito gran parte della documentazione relativa a revisioni e manutenzioni annuali del ponte sollevabile. Da queste carte risulta che il mezzo era stato regolarmente sottoposto alla manutenzione annuale che copriva il macchinario fino al prossimo 26 settembre.
Anche lo scatolare del braccio meccanico è stato sottoposto ad una analisi e a prima vista non ha presentato lesioni o problemi particolari. Al momento è esclusa anche l’ipotesi che il braccio possa aver ceduto dopo aver sbattuto contro il muro o la finestra del palazzo: non ci sono segni né sullo scatolare né a terra sono state rilevate tracce di calcinacci che avrebbero dovuto cadere se la facciata in pietra arenaria fosse stata colpita dalla gru. Una struttura che era stata acquistata otto anni fa.
Secondo quanto rilevato, quel mezzo è progettato per sostenere un peso di 200 chili di materiale più due persone. Quindi anche un’ipotesi che il braccio abbia ceduto per il peso dei due operai al momento appare da escludere. Stando alla prima ricostruzione, i due si trovavano ad una altezza di oltre 10 metri e stavano fissando la struttura in ferro dove vengono collocati i lumini per la Santa Croce, quando all’improvviso il braccio ha ceduto. Toccata terra, il cestello è come rimbalzato, sbalzando fuori i due operai. I tecnici della prevenzione e della sicurezza sui luoghi di lavoro hanno trovato anche le loro imbracature, che erano presenti sul cestello. Nulla avrebbe potuto comunque, secondo gli inquirenti, salvare i due operai. Da quell’altezza era impossibile che sopravvivessero, anche se i soccorritori del 118 hanno tentato di tutto per salvare loro la vita.
Stamani le salme sono state sottoposte all’esame esterno affidato al medico legale Conti. Un atto necessario, ma non servirà una vera e propria autopsia. La causa della morte purtroppo è chiara ed è quella che ha impressionato l’intera città. Che sarà in lutto per i funerali dei due operai, nel giorno in cui verranno fissati. Il nulla osta del magistrato è atteso a breve: le esequie potrebbero svolgersì martedì o mercoledì prossimi.