





Un abbraccio grande quasi come l’intero paese, colmo di persone per dare l’ultimo saluto a Eugenio Viviani, l’operaio di 54 anni morto venerdì scorso (2 settembre) insieme al collega Antonio Pellegrini, 61 anni, di Lammari, nel drammatico cedimento del braccio della gru a bordo della quale entrambi stavano sistemando i portalumini a palazzo Pretorio. Nell’estremo viaggio Eugenio è stato accompagnato dagli amici del Gva di Vorno, il gruppo nel quale il dipendente della cooperativa agricola Morelli era impegnato come volontario: sono stati loro, non soltanto compagni di impegno civile ma amici a trasportare il suo feretro all’interno della chiesa di Santa Maria del Giudice, straripante di gente, e con essa di dolore, tristezza ma anche rabbia. Per una perdita tanto inattesa quando ingiustificabile.
Quell’abbraccio ideale, il cui calore sembrava tuttavia di avvertire distintamente nelle navate della chiesa dove oggi (5 settembre) alle 15 si sono svolte le esequie, ha sostenuto la moglie Wanda, 44 anni, dipendente delle Poste a Pisa e il figlio Nicolò, di appena 18 anni, con il quale il padre condivideva la grande passione per i cavalli e l’equitazione. A lui si è stretto in un abbraccio anche il vescovo Italo Castellani che ha cercato di confortare anche la moglie in un momento di “dolore tanto profondo”. La guida spirituale della Diocesi di Lucca ha voluto celebrare di persona entrambi i funerali degli operai così drammaticamente strappati all’affetto dei loro cari. E dopo aver officiato la messa di commiato da Antonio Pellegrini a Lammari, ha presieduto anche la celebrazione a Santa Maria del Giudice, invasa da parenti, amici, conoscenti. Ma anche autorità, che non hanno fatto mancare la propria presenza: c’erano infatti tra gli altri il sindaco Alessandro Tambellini, insieme al presidente del consiglio comunale Francesco Battistini, il consigliere regionale del Pd, Stefano Baccelli, la parlamentare Raffaella Mariani, il professor Massimo Toschi, e per la Provincia il consigliere Stefano Reali: tutti seduti a fianco dell’altare a testimoniare il lutto cittadino.
Su tutto si è levato il monito dell’arcivescovo, con il rinnovato auspicio che “non abbiano a ripetersi morti come queste”. Una piaga quella degli incidenti sul lavoro, che a Lucca è diventata tragedia anche civile.
“Anche per me è difficile presiedere a questa celebrazione – ha detto nell’omelia monsignor Castellani, ripetendo in gran parte le considerazioni del funerale del mattino – però sono forte con voi nella nostra fede per annunciarvi che Cristo è risorto. Desidero unire in un unico ricordo Eugenio e Antonio, compagni di lavoro ma fratelli e amici, uniti da una profonda devozione e che in questi giorni è venuta fuori. Una profonda devozione al Volto Santo, che ora contemplano faccia a faccia. Il corale abbraccio e profondo di questa assemblea che straripa è davvero affettuoso e esprime la nostra gratitudine per chi ha conosciuto Eugenio, un dono per la sua famiglia e per tutti quanti gli hanno voluto bene. Ringraziamo Eugenio per le relazioni d’amore che ha saputo intessere, gli diciamo grazie per questo. Tutto questo esprime vicinanza alla moglie e al figlio e a tutta la famiglia, unita in un dolore profondo. Quando la morte entra in una famiglia come in questo modo trancia gli affetti più cari e devasta i sentimenti più profondo. Desidero esprimere una preghiera che risponda alla domanda di tutti noi: ma perché? perché Dio? Ma dove sei? Perché è successo questo? Questo interrogativo l’ho sentito nei cuori di tutti. La risposta la troviamo nella preghiera al Cristo risorto che ha vinto la morte”.
”Una tragedia che ha sconvolto la vita quotidiana di tutti”, prosegue il vescovo citando parole dell’Antico Testamento e leggendo una preghiera per le vittime del terribile incidente di via Vittorio Veneto. “Noi lucchesi siamo ricchi perché abbiamo il Volto Santo. La Luminara che vivremo quest’anno la coglieremo nel senso di Cristo luce del mondo. Esprimo vicinanza alla famiglia interpretando i sentimenti di tutti noi: serve responsabilità sociali, auspico che simili incidenti non abbiamo a ripetersi”.
In Chiesa non tutti sono riusciti ad entrare, a causa della straordinaria folla. Tanti hanno atteso fuori il termine della celebrazione, con il cuore rivolto al dramma di Eugenio e della sua famiglia. Poi, i membri del Gva di Vorno, presenti con una folta rappresentanza, hanno condotto il feretro al cimitero, seguiti dalla famiglia, dai colleghi della cooperativa agricola Morelli e dai rappresentanti delle autorità locali.
Rob. Sal.
FOTO – Folla ai funerali di Eugenio Viviani (di D. Bertuccelli)