Pistola sottratta al vigile urbano, chiuse le indagini

20 settembre 2017 | 18:30
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Pistola sottratta al vigile urbano, chiuse le indagini

di Roberto Salotti
La vicenda ha tutti gli ingredienti del romanzo giallo e della spy story. Una pistola d’ordinanza sparita dall’armadietto ad un agente della polizia municipale di Lucca e poi ricomparsa nel giro di pochi giorni (Leggi). Con un messaggio inquietante, scritto a mano su un foglietto: “Stai attento la prossima volta”. Non è una finzione ma quanto accaduto nel marzo scorso nella caserma della polizia municipale di Lucca. 

Un caso, che fece un certo scalpore, anche perché scoppiato in un momento in cui l’ex comandante Stefano Carmignani veniva travolto dalle inchieste giudiziarie. Su quell’episodio l’indagine aperta dal sostituto procuratore Antonio Mariotti è conclusa. La procura ha infatti notificato negli ultimi giorni l’avviso di conclusione delle indagini ai due indagati. Si tratta dell’agente Samuele Belli, appartenente al Noa, il nucleo antidegrado costituito all’interno della polizia municipale, e l’ispettore Francesca Fambrini. Per quest’ultima, assistita dall’avvocato Andrea Da Prato, l’ipotesi di reato è quella di furto, mentre il vigile urbano, difeso dall’avvocato Antonio Gaddini, è accusato di omessa custodia dell’arma.
L’inchiesta dunque è conclusa: la procura avrebbero raccolto elementi ritenuti sufficienti a formulare un’accusa e ha notificato l’atto ai due indagati, per i quali potrebbe ancora chiedere il rinvio a giudizio, ma anche decidere di archiviare il fascicolo. Gli avvocati hanno richiesto gli atti dell’indagine, parecchio voluminosi. Si tratta di due faldoni, in cui l’accusa ricostruisce la vicenda. Fatti da cui comunque i due indagati si ritengono estranei e dai quali potranno difendersi, ottenendo l’archiviazione. E’ quello a cui puntano gli avvocati della difesa, che sono in attesa di esaminare il fascicolo per produrre eventuali memorie difensive. Entro 20 giorni, comunque, il pm titolare dell’inchiesta dovrà decidere il da farsi, se archiviare o chiedere per uno o entrambi il rinvio a giudizio.
Secondo quanto era stato ricostruito all’epoca, era stato lo stesso agente ad accorgersi della scomparsa dell’arma, rientrando al lavoro dopo il fine settimana lunedì 20 marzo scorso. La rivoltella, una 21×9 marca Tanfoglio, pistola di ordinanza della polizia municipale, era scomparsa dalla cassetta dell’armadietto dove il vigile l’aveva riposta prima di concludere l’ultimo turno. Tornato in servizio non l’aveva più trovata al suo posto. Al comando erano subito scattate le ricerche e un’indagine interna, che ben presto attraversò i confini di piazzale San Donato, finendo sul tavolo del magistrato. L’agente aveva sostenuto, fin da subito, che qualcuno gli avesse rubato l’arma e aveva poi formalizzato una denuncia.
Qualche giorno dopo – circa 72 ore dopo – la pistola fu ritrovata all’ingresso del comando, con il messaggio destinato al proprietario. Le indagini, condotte dai carabinieri del nucleo investigativo del reparto operativo di Lucca, avevano preso una direzione ben precisa. Furono ascoltate diverse persone, comprese Belli, e l’attenzione si concentrò sull’ispettore, alla quale vennero anche sequestrati documenti in ufficio per confrontare la sua calligrafia con quella del messaggio lasciato sul foglietto che accompagnava la pistola scomparsa e riapparsa nel giro di pochi giorni. Venne iscritta anche lei nel registro degli indagati, ma inizialmente le ipotesi di reato erano molto più blande. Adesso la sua posizione, per l’accusa, si sarebbe aggravata, anche se l’avvocato che la difende attende di conoscere l’impianto accusatorio della procura, convinto di poter dimostrare la totale estraneità dell’ispettore, che ha sempre dato prova di correttezza e dedizione al lavoro.
Per il vigile urbano, invece, l’accusa ipotizza il reato di omessa custodia dell’arma d’ordinanza, ritenendo evidentemente che non siano state prese tutte le precauzioni del caso, perché non venisse sottratta.