Bagarinaggio online, chiesto processo per D’Alessandro

15 dicembre 2017 | 15:24
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Bagarinaggio online, chiesto processo per D’Alessandro

Figura anche il nome di Mimmo D’Alessandro della Di & Gi, organizzatore del Lucca Summer Festival fra i nove promoter per i quali la procura di Milano ha chiesto il processo nell’ambito dell’inchiesta nella vendita on line dei biglietti di concerti nel cosiddetto ‘secondary ticketing’.  Una indagine che prenderebbe in esame concerti organizzati dal 2011 al 2016, da cui già la D’Alessandro e Galli si era dichiarata totalmente estranea, per il tramite dell’avvocato Florenzo Storelli che ne rappresenta la difesa. Nessun avviso tuttavia è stato ancora recapitato al promoter che cade dalle nuvole: “Non so nulla dell’intera vicenda, non ho ricevuto nessun avviso – commenta D’Alessandro -: posso solo dire di essere sorpreso e amareggiato”.

Nell’ambito dell’inchiesta del pm Adriano Scudieri, che era stata chiusa a fine giugno per dieci persone, rischiano il processo per i reati di aggiotaggio e di truffa, fra gli altri, oltre a D’Alessandro, anche Roberto De Luca e Antonella Lodi di ‘Live Nation Italia’ e ‘Live Nation 2’, Corrado Rizzato, ex amministratore di ‘Vivo’.
La procura milanese ha chiesto di rinviare a giudizio anche Charles Stephen Roest, amministratore del sito internet di rivendita di biglietti ‘Viagogo’, mentre la posizione di Kaur Rashvinder Dhoot, legale rappresentante della società svizzera, è stata stralciata.
“Siamo assolutamente sorpresi di questa notizia che apprendiamo da agenzie e giornali online – osserva l’avvocato della D’Alessandro&Galli, Florenzo Storelli -: non ci è giunta nessuna notifica ma qualora fosse confermata costituirebbe un enorme danno d’immagine per una società che si è schierata apertamente e pubblicamente contro il fenomeno del bagarinaggio e del secondary ticketing”. Anche per questo, non appena si diffuse la notizia dell’inchiesta il promoter D’Alessandro, accompagnato dall’avvocato Storelli, si recarono a Milano, chiedendo al pm di essere ascoltati e producendo, tra l’altro, anche una corposa documentazione “volta a dimostrare – spiega il legale – non soltanto l’assoluta estraneità alla vicenda ma anzi la battaglia dichiarata a qualunque fenomeno di bagarinaggio”.
Secondo il capo di imputazione i promoter, che dal meccanismo accertato avrebbero incassato dal 2011 al 2016 ricavi per oltre un milione di euro, da un lato, avrebbero fatto credere al pubblico “divulgando false informazioni” che i biglietti dei concerti, finiti nel mirino della magistratura, fossero quasi esauriti inducendo i fans ad acquistarli “ad un prezzo estremamente più elevato rispetto al valore facciale”. Dall’altro lato – sempre stando all’accusa -, avrebbero anche stipulato “accordi occulti” con il sito online Viagogo, sul quale “un elevato numero di biglietti” veniva messo in vendita “a un prezzo ingiustificatamente maggiorato rispetto a quello stabilito dagli artisti”.
L’accordo, secondo l”accusa, prevedeva che il 90% degli incassi ottenuti dalla vendita dei biglietti ricevuti direttamente dagli organizzatori venisse retrocesso “sotto forma di consulenza” agli stessi promoter mediante fatture ritenute false dagli inquirenti. E, stando a quanto era emerso dalle indagini, con questo sistema non solo sarebbero stati danneggiati i fan di Bruce Springsteen o dei Coldplay che, per un concerto si trovavano a dover sborsare cifre da capogiro, ma anche la Siae che si sarebbe vista non versare i diritti d’autore.