
Il 25,7 per cento delle famiglie in provincia di Lucca è a rischio di povertà economica. Un dato calcolato in relazione al reddito medio del territorio di riferimento: i nuclei (o i singoli individui) con entrate uguali o inferiori al 60 per cento della media rientrano in questa statistica. Si tiene conto del lordo, e si riparametra in una scala di equivalenza che considera anche il numero dei componenti della famiglia in questione. Una mappatura che parte dalle fonti Istat più aggiornate (2014) e che è stata presentata lo scorso 19 dicembre nell’ambito di un seminario alla chiesina dell’Alba organizzato da Sinistra con.
A presentare i risultati della ricerca, il responsabile dell’ufficio statistica della Provincia di Lucca, Lorenzo Maraviglia, e il responsabile del centro per l’impiego Giuseppe Fanucchi. All’incontro non sono mancati i rappresentanti istituzionali del gruppo politico, l’assessore al sociale del Comune di Lucca, Lucia Del Chiaro, e il presidente della commissione sociale Pilade Ciardetti. Prendendo come base di riferimento la media dei redditi provinciali, il Comune con la percentuale più alta di famiglie a rischio povertà è Bagni di Lucca (35,9%) mentre quello che meglio sembrerebbe aver contenuto il fenomeno è Castelnuovo di Garfagnana (18,6%). Percentuali inferiori alla media provinciale nella maggior parte dei Comuni di Lucca e Piana: il capoluogo registra il 22% delle famiglie a rischio; il 20,6% è il dato di Capannori mentre 21,5% quello di Porcari. Unica eccezione, per i Comuni della Piana, è costituita da Altopascio, con una percentuale superiore alla media provinciale che si attesta sul 29,3%. I Comuni della Versilia sono quelli che rivelano le percentuali più alte: 30,7% Viareggio, 29,7% Camaiore, 29,3% Pietrasanta, 28,4% Forte dei Marmi e Seravezza. Il quadro della Valle del Serchio, invece, si completa con i dati di Barga (21,6%), Borgo a Mozzano (21,4%) e Coreglia Antelminelli (22,3%). Numeri che potrebbero rivelare, nei casi di percentuali superiori alla media, un’incidenza del reddito sommerso o un’ampia forbice tra redditi alti e redditi bassi; nei casi di percentuali inferiori alla media, invece, potrebbero indicare un tessuto economico più strutturato, in contesti di manifatturiero avanzato come il settore cartario. Le evidenze emerse sono coerenti con gli studi che affrontano il fenomeno della povertà su una scala geografica più ampia, regionale e nazionale. Viene evidenziata una correlazione diretta tra le condizioni economiche a rischio e la composizione etnica, il livello di istruzione, il numero dei membri della famiglia in grado di percepire di reddito e la stessa tipologia familiare. Le difficoltà maggiori si presentano per le famiglie con figli in età prescolare o scolare. Da precisare, per una lettura dei dati attenta, che vivere in un Comune anziché in un altro è meno rilevante rispetto al vivere in una famiglia composta da italiani (rischio di povertà inferiore) anziché in una famiglia di immigrati (maggiore rischio di povertà), o vivere in una famiglia colta anziché in una incolta.