Strage, i familiari a Fs: via merci pericolose

11 gennaio 2018 | 10:47
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Strage, i familiari a Fs: via merci pericolose

I familiari delle 32 vittime della strage di Viareggio del 29 giugno 2009, aderenti all’associazione ‘Il Mondo che vorrei’, hanno scritto ai vertici delle Ferrovie e annunciano di aver preso iniziative per stimolare miglioramenti nella sicurezza ferroviaria, a partire dai transiti di convogli con merci pericolose negli abitati.

“A seguito del continuo silenzio, nonostante una sentenza e le seguenti motivazioni, sul tema della sicurezza ferroviaria da parte delle istituzioni – si legge nella nota -, visto il continuo verificarsi di incidenti tra cui alcuni simili per dinamica all’incidente di Viareggio (in cui solo circostanze fortuite non hanno replicato le conseguenze della strage del 29 giugno 2009)” e “avendo rilevato che nel solo 2017 ci sono stati 30 incidenti ferroviari con feriti e in alcuni casi con conseguenze mortali”, “tutto questo ha posto la nostra associazione ad intraprendere azioni dirette verso gli organi che per loro natura dovrebbero automaticamente preservare prima di tutto la vita umana”.
“Così – prosegue il testo – abbiamo sollecitato i Comuni della Versilia, la provincia e la Regione”, che hanno sottoscritto un documento dell’associazione, a prendere “impegno formale nella salvaguardia dei propri concittadini nell’attraversamento del proprio territorio di merci pericolose su rotaia”. I familiari ricordano di esser stati “relatori nella Commissione speciale sulla Sicurezza nel Lavoro istituita dal Comune di Lucca” e di aver “inviato una lettera direttamente alle Ferrovie dello Stato e alle sue controllate (Rfi, Trenitalia, Logistica) facendo richiesta di inviarci il documento sulla valutazione del rischio nella tratta del nostro Comune, poiché la sentenza ha sottolineato come nel trasporto di merci pericolose, Ferrovie ometta totalmente un’attenta analisi del rischio. Tutto questo, come molte volto abbiamo sottolineato nelle varie sedi istituzionali mette fortemente a rischio la vita dei cittadini che vivono nel raggio di 500 metri a ridosso della ferrovia”.