Erano le donne ad individuare gli obiettivi da colpire. Loro ad andare in ‘avanscoperta’: con la scusa di vendere fiori porta a porta selezionavano accuratamente le case da svaligiare, annotando abitudini e numero degli inquilini per rendere il lavoro facile agli uomini, molto più “stupidi” di loro, così li ritenevano, ma adatti a fare irruzione nelle case e portare via tutto. Tra questi c’era anche, per l’accusa, Mauro Rossetti Busa, l’anarchico 60enne che giovedì della scorsa settimana era stato arrestato dalla polizia con l’accusa di appiccato il fuoco al distributore Eni di S. Anna e di aver poi lanciato una molotov contro il portone di un palazzo in via Michele Rosi (Articolo e video). Per un furto Rossetti Busa era già finito nei guai l’8 dicembre scorso, insieme a Rejhan Asanova, 38 anni, di origini sinti: tutti e due figurano tra i cinque destinatari di ordinanze cautelari in carcere eseguite stamani (9 febbraio) dalla squadra mobile del commissario Silvia Cascino, con la collaborazione degli agenti del reparto prevenzione crimine e l’elicottero del reparto volo della polizia, durante un blitz al campo rom di Maggiano.
Qui vivevano quasi tutti i presunti componenti di una gang a cui gli inquirenti contestano almeno 6 furti in abitazione tra il settembre e il dicembre scorsi. In manette è finito anche il compagno della Asonova, Monali Glaudi, 41 anni, quest’ultimo accusato anche di lesioni personali per aver spezzato un braccio alla donna quando era incinta di appena due mesi. Lei è la sola che non metterà piede in carcere, perché deve accudire quel figlio che ora ha due anni. E’ stata collocata ai domiciliari, mentre l’altro figlio ventenne della donna, Ismaele Lebbiati è stato raggiunto dall’ordinanza nella cella del San Giorgio dove è rinchiuso per scontare una pena definitiva. Nei guai è finita però anche un’altra donna: si tratta di Monica Satori, 46 anni.
Per l’accusa quest’ultima e la Asanova si occupavano di individuare le case da svaligiare. Anche se alla banda la polizia non contesta l’associazione a delinquere, gli investigatori ritengono che ciascuno degli arrestati avesse un ruolo preciso. L’indagine coordinata dalla procura ha avuto inizio l’8 scorso quando dopo un furto in abitazione a Lucca viene segnalata un’Audi in fuga. Gli agenti delle volanti non hanno avuto dubbi sul fatto che poteva trattarsi di un’auto di alcuni abitanti del campo rom di Maggiano, dove effettivamente la sera stessa venne trovata, con le portiere aperte e le chiavi ancora inserite. L’indomani il passo falso fu fatto, secondo quanto ricostruito dagli agenti, dalla stessa Asanova che si presentò in questura per denunciare il furto dell’auto. Gli inquirenti sapevano che mentiva e hanno approfondito la vicenda, indagando la donna per simulazione di reato e favoreggiamento esterno. Seguendo quell’auto, però, che la gang era riuscita ad acquistare insieme ad un’altra vettura con i proventi, ritengono gli investigatori, di un maxi furto in una casa di Sant’Anna da dove, il 3 settembre scorso, furono portati via gioielli in oro del peso di ben cinque chili, gli uomini della squadra mobile hanno ricostruito la rete e collegato altri cinque furti alla banda.
In particolare, si tratta di sei furti messi a segno tra Sant’Anna, Sant’Alessio e Santa Maria a Colle, quasi sempre con le stesse modalità: prima le donne, durante il giorno, facevano i sopralluoghi con la scusa dei fiori, poi di sera entravano in azione gli uomini. Le prime conferme alle ipotesi accusatorie arrivarono il 7 dicembre scorso, quando dopo un colpo in una casa di Nave vennero inseguiti ed arrestati Rossetti Busa e la Asanova che, secondo l’accusa, era rimasta in auto a fare da palo mentre il 60enne entrava nella casa, per poi fuggirne all’arrivo dei proprietari.
Nei guai è finito anche un italiano che è accusato di ricettazione: secondo l’inchiesta aiutava la banda a vendere la refurtiva, costituita non soltanto in oro e gioielli ma anche in televisioni, tablet e altro materiale elettronico. Bottino racimolato in furti che sarebbero stati compiuti a turni dai cinque arrestati. A Rossetti Busa gli inquirenti hanno notificato la nuova ordinanza in carcere: soltanto una settimana fa era stato arrestato con l’accusa di atti terroristici per il raid incendiario a Sant’Anna e in centro storico. Stessa misura anche per Ismaele Lebbiati che, sebbene in carcere da qualche settimana, per l’accusa aveva giocato un ruolo nel commettere i furti contestati. Era sotto stretto controllo da parte della polizia penitenziaria che aveva tra l’altro scoperto che la madre, contattata dal figlio per avere “della farina” le aveva invece portato anfetamina. Gli altri, salvo la Asanova, erano tutti a piede libero: dovranno rispondere di furto continuato e in concorso e, a vario titolo, di ricettazione.
Decisive per arrivare a loro, come ha sottolineato anche il procuratore capo Pietro Suchan, sono state le intercettazioni ambientali. La polizia ormai da mesi li seguiva, grazie anche ad un gps piazzato sotto l’Audi. Ma sono state determinanti anche le testimonianze raccolte durante i sopralluoghi di furto e le segnalazioni ricevute da vicini o passanti. Anche l’ascolto delle conversazioni telefoniche ha consentito agli inquirenti di attribuire loro alcuni dei furti contestati. In un caso hanno colpito anche al cimitero di Vecchiano, rubando la borsa lasciata nel cestello della bicicletta da una donna.
Roberto Salotti