
Misure per garantire, attraverso modifiche anche logistiche, la sicurezza della continuità assistenziale. Sono queste le disposizioni di un tavolo fra Asl, Comune e Ordine dei medici dopo recenti episodi che hanno messo in evidenza la ‘vulnerabilità’ delle guardie mediche. Al vaglio nel medio termine c’è anche una riorganizzazione del modello stesso della continuità assistenziale, come ha spiegato Cristina Petretti, consigliera comunale del Pd con delega alla sanità e che oggi ha preso parte al tavolo, convocato a seguito dell’aggressione di un medico al campo rom. Al tavolo tecnico erano presenti anche Marco Farné direttore delle cure primarie della Asl, Luisa Mazzotta referente della Commissione pari opportunità per l’Ordine dei medici di Lucca, i rappresentanti sindacali dei medici di medicina generale, quelli dei giovani medici e il responsabile per la Zona distretto di Lucca Luigi Rossi. La prima riunione si è svolta nel pomeriggio di oggi (26 febbraio): sono state discusse le proposte per la riorganizzazione del servizio e le azioni da mettere in atto per garantire la sicurezza del personale nelle varie sedi territoriali dei medici di continuità. Il gruppo si ritroverà nei prossimi giorni per proseguire il lavoro sul tema.
Il tavolo arriva dopo un nuovo episodio che si è verificato alla Cittadella della Salute sabato scorso (24 febbraio). Il fatto, che ha scatenato anche le ire della Fp Cgil, è stato comunque ridimensionato dalla Usl 2 Toscana Nord ovest che ha spiegato che le guardie mediche non sono state aggredite fisicamente. Durante il turno 14-20 di sabato nella Cittadella della Salute Campo di Marte di Lucca, ha ricostruito l’Asl, alcune persone appartenenti alla stessa famiglia si sono rivolte a più riprese all’ambulatorio al piano terra dell’edificio C per chiedere di avere alcuni farmaci che sono previsti in condizioni cliniche particolari e per terapie croniche (tra l’altro l’erogazione di questi farmaci è strettamente controllata, anche per il monitoraggio degli importanti effetti collaterali ad essi collegati): intorno alle 16 si è presentato un uomo; successivamente, alle 19,15, un suo parente ha chiesto gli stessi farmaci; più tardi entrambi, insieme a due donne, probabilmente le compagne, erano ancora nella sala d’attesa della struttura e per questo le due dottoresse presenti in quel momento in servizio hanno ritenuto di avvertire i carabinieri per un controllo, ma al loro arrivo il gruppo familiare era già andato via. Le stesse persone avrebbero poi contattato per telefono un’altra sede della continuità assistenziale per rivolgere le stesse richieste, anche in questo caso senza esito positivo. Nel caso specifico, come hanno confermato le dottoresse interessate, non c’è stata però alcuna violenza o minaccia da parte delle persone che si sono rivolte al servizio di continuità assistenziale del Campo di Marte. L’episodio è stato comunque oggetto di approfondimento da parte degli organi deputati dell’Azienda.
“In particolare – prosegue la nota della Usl – la direzione di zona distretto di Lucca ha già organizzato un incontro con i rappresentanti dei medici di continuità assistenziale per concordare iniziative concrete per cercare di aumentare la sicurezza per i professionisti che svolgono l’attività di guardia medica. Su queste tematiche sta inoltre lavorando da tempo il gruppo di lavoro costituito dall’Azienda Usl Toscana nord ovest e formato da tecnici e personale sanitario, per prevenire e contrastare il fenomeno delle aggressioni agli operatori sanitari, che si riunisce con regolarità ed interviene quando dal personale arrivano segnalazioni precise e circostanziate. Questo apposito pool costituito dall’azienda sulla scorta di una raccomandazione ministeriale ha già effettuato una prima mappatura delle sedi aziendali più a rischio e sta mettendo in atto una serie di azioni finalizzate a prevenire gli atti di violenza ed a garantire sempre di più la sicurezza dei lavoratori e degli stessi pazienti dal rischio aggressività e violenza”.
“Da precisare comunque – conclude la Usl – che la sede di Campo di Marte è inserita in un padiglione, il C, in cui è sempre presente, anche in orario notturno, personale dell’Azienda: proprio accanto c’è il servizio del 118 territoriale ed al piano superiore è collocata la struttura per le cure intermedie. Ciò non toglie che potranno essere ricercate ed attuate azioni per migliorare ulteriormente il livello di sicurezza”.
Il sindaco Tambellini ha comunque incaricato la consigliera Petretti, sentito il presidente dell’Ordine dei medici, di riconvocare al più presto un tavolo sulla sicurezza delle guardie mediche: “Il percorso è già avviato – afferma Petretti – e oggi si è svolta già la prima riunione del tavolo. E’ stato affrontato anche l’ultimo episodio avvvenuto alla Cittadella della salute e la situazione è stata presa da tutti con massima serietà, condividendo l’impegno a potenziare la sicurezza dei centri di continuità assistenziale. Fin da subito – ha aggiunto – saranno presi provvedimenti che mireranno a questo obiettivo attraverso modifiche logistiche. Ma si sta già lavorando ad una riorganizzazione della continuità assistenziale stessa”.
Nel pomeriggio, quando ancora l’ipotesi dell’aggressione fisica alle due donne medico non era ancora stata corretta dall’Asl, era arrivata la condanna di episodi di questo genere da parte della Fp Cgil: “Le aggressioni al personale sanitario sono ormai all’ordine del giorno. Dai pronto soccorso alle sale d’attesa, numerose sono le segnalazioni di aggressione rivolte al personale sanitario”. Questa la dura accusa che arriva da Rossano Rossi e Giovanna Lo Zopone della Cgil Lucca che ha indetto lo stato di agitazione.
“La Fp Cgil – affermano Rossi e Lo Zopone – ha promosso lo stato di agitazione perché non vengono rispettati accordi che consentono ai lavoratori di Lucca di essere trattati come i lavoratori di altri territori. Bisogna riprendere il nostro sistema sanitario e comprendere che dietro alla logica dei tagli e delle riorganizzazioni, ci sono rischi sia per le persone assistite che per i lavoratori. Aggredire il personale sanitario è un atto perseguibile dalla legge e nessun atto aggressivo può essere tollerabile. La donne medico, le donne infermiere, tecniche, ostetriche, operatrici socio sanitarie sono ancora più vulnerabili se sottoposte a turni massacranti e rischiosi. La cultura maschilista, che ancora permea il nostro paese, espone la donna ad essere maggiormente aggredita, poiché percepita come fragile. Dunque, attaccare un’operatrice donna con richieste di farmaci o di prestazioni sembra più semplice e quasi un diritto”.
“Le persone assistite – proseguono i due sindacalisti – vivono con disagio la drammatica situazione in cui si stanno riducendo i nostri servizi che fino a qualche anno fa erano stati il fiore all’occhiello del sistema sanitario nazionale e che, ancora oggi, cercano di resistere all’ingresso della privatizzazione e della dequalificazione. La Toscana vantava uno dei migliori sistemi sanitari pubblici, sia in termini di sicurezza che di qualità. La politica di economizzazione della salute e la mancanza di una programmazione adeguata sulla salute pubblica, hanno prodotto danni profondi, di cui pagheremo le conseguenze per molti anni a venire. La fusione delle ex Usl ha contribuito ad aumentare il malessere delle persone assistite che sono diventate vittime di spostamenti folli, tra una zona e l’altra, semplicemente per fare un esame o una visita. Liste chirurgiche chiuse, attese interminabili, operatori che corrono da un punto all’altro dell’ospedale, operatori stanchi, dopo turni lunghissimi. La mancanza di risorse provoca uno stato di agitazione continuo. Il paziente, che era al centro delle cure, rischia di diventare marginale nella complessità della nuova organizzazione. Gli operatori sono sempre più indeboliti e insoddisfatti e le persone assistite sempre più trascurate e arrabbiate”.
“La Fp Cgil – concludono – ribadisce il fondamentale contributo di tutti: operatori sanitari, pazienti, cittadini e associazioni, per garantire un sistema sanitario equo e universalistico, evitando di strumentalizzare il problema della sicurezza a danno dell’uno e dell’altro attore del sistema. È necessaria molta cautela nell’interpretare questi fatti, che comunque sono gravi e indicativi di problematiche latenti che permeano la società, al fine di non cadere in facili strumentalizzazioni politiche volte ad alimentare il clima di intolleranza e diffidenza fra le diverse parti sociali”.