Lascia tutto alla Misericordia: guerra sul testamento

26 febbraio 2018 | 16:50
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Lascia tutto alla Misericordia: guerra sul testamento

di Roberto Salotti
Un lascito immobiliare da circa mezzo milione di euro alla Misericordia di Borgo a Mozzano è al centro di una battaglia legale che ruota attorno al testamento dell’anziano ‘benefattore’, che in un documento sottoscritto nel 2013, due anni prima di morire, indica come unico beneficiario l’ente di volontariato nel cui centro anziani è stato ospite, in due diverse occasioni, l’ultima delle quali fino alla morte, avvenuta il 21 ottobre 2015. 

In quelle poche righe scritte a mano e con l’andatura incerta come può essere quella della mano di un pensionato di 86 anni, Demetrio Micheli lascia alla Misericordia l’immobile che a Borgo ospita il ristorante albergo Il Gallo d’oro e all’ultimo piano l’abitazione che aveva condiviso con la moglie 81enne Orfea Mazzanti. La donna, tuttavia, dalla morte del congiunto, oggi ospite da qualche anno a titolo gratuito al centro anziani della stessa Misericordia, sarebbe stata all’oscuro di tutto. Tanto che già prima che per lei fosse nominato un amministratore di sostegno, aveva deciso di unirsi alla causa civile per chiedere l’annullamento del testamento del marito e l’ottenimento almeno della legittima, insieme alla Risto Point Sas, di cui è legale rappresentante Gabriele Saracino, assistito in sede civile dall’avvocato Letizia Stagi.
Al tribunale civile davanti al giudice istruttore Fabbrizi è in corso il tentativo di mediazione e il prossimo 1 marzo si terrà la nuova udienza che vede il ristorante contro la Misericordia. L’ente governato da Gabriele Brunini sostiene per contro la validità dell’atto e anzi a sua volta ha presentato una denuncia sollevando presunte difformità nel contratto di locazione dell’esercizio pubblico, contratto di cui ha comunque già chiesto la risoluzione. Denuncia a cui hanno fatto seguito anche di recente visite dei carabinieri, del Nas e dell’Asl.
Una vicenda piuttosto complessa e su cui è chiamato ora a mettere un punto il tribunale civile. Per la procura, invece, a cui si è rivolto Saracino, non ci sono profili penali da contestare nella vicenda. Il pm Sara Polino, sul cui tavolo è finita la querela che ipotizzava il reato di circonvenzione d’incapace, ha infatti chiesto l’archiviazione. Saracino ha ribattuto con un’opposizione al decreto di archiviazione su cui dovrà decidere il gup.
Per il momento il governatore Brunini, contattato per chiarire la posizione della Misericordia, preferisce non rilasciare dichiarazioni, rimandando come giusto che sia alle aule del tribunale la decisione sull’intera vicenda.
La lite sull’eredità, stando alla ricostruzione fatta da Saracino e da suoi legali, ha preso le prime mosse ad aprile 2016 quando la moglie del defunto Micheli viene a sapere dell’esistenza di un testamento olografo del marito, che, stando a quanto appreso, la estrometteva dall’eredità. “Fu lei – racconta Gabriele Saracino – a venire da me piangendo raccontandomi di non sapere che il marito aveva lasciato tutto alla Misericordia. Dopo sei mesi dalla morte di Micheli, lo venne a sapere perché il notaio avvisò che sarebbe venuto il geometra a fare la stima dell’immobile. La donna non lo fece entrare in casa e mise una catena per impedire la perizia”.
Eppure è quello stesso testamento a dare diritti alla Misericordia sull’immobile di 494 metri quadrati e il cui valore non sarebbe inferiore ai 500mila euro: stando agli atti presentati, fu sottoscritto da Demetrio Micheli il 2 gennaio del 2013, dopo 50 giorni di ricovero al centro anziani gestito dalla Misericordia di Borgo a Mozzano in via San Francesco. In queste righe la controparte rileva alcune “difformità”, “come il fatto che si indichi prima il nome e poi il cognome del Micheli che era solito fare il contrario”, spiega Saracino, sia la circostanza che si indica “un luogo di nascita sbagliato”. Ovvero, sostengono gli avvocati del legale rappresentante di Risto Point Sas, Borgo a Mozzano, al posto di Lucca.
“Lo stesso notaio Vincenzo De Luca – sostiene Saracino producendo l’atto – fa notare che nel testamento sono presenti diverse ripassature”.
Da quando la moglie viene a conoscenza di quel testamento, non si sarebbe data pace: “Era ed è disperata – racconta Saracino – quando mi venne a raccontare come stavano le cose, le offrii il mio aiuto e mi interessai a tutta la vicenda, essendo anche io parte in causa”. Il ristorante, infatti, risulta creditore nei confronti del defunto Micheli di una cifra di circa 150mila euro, soldi che la ditta ha speso per lavori di ristrutturazione e manutenzioni straordinarie dovute ai danni riportati dall’immobile a causa di una frana del versante della montagna che lo sovrasta, nel 2009. Per questo motivo, è scattata la causa civile: “Voglio – ha detto Saracino – che la verità su tutta questa vicenda venga a galla, non mi interessano i soldi. Se li otterrò, li darò in beneficenza”.
La vicenda, con il passare degli anni, si è piuttosto ingarbugliata ma secondo Saracino e i suoi legali potrebbe farsi partire dal 2012 e in particolare dall’inizio di quell’anno. Furono mesi difficili per Micheli che si ammalò gravemente, tanto da non poter essere più assistito a casa. A quel punto dall’8 febbraio al 1 giugno 2012 fu ricoverato al centro anziani della Misericordia di Borgo a Mozzano, poi tornò per un breve periodo a casa. Fino alla successiva ricaduta e, nel novembre di quell’anno, al ritorno al centro anziani. Dopo un anno lo segue anche la moglie che decide di ricoverarsi nel centro per meglio assistere il marito. “In tutto questo periodo la coppia paga una retta mensile di 3.724 euro – sostengono Saracino e i suoi legali – Per la verità la Misericordia, nella sua comparsa di costituzione e risposta nella causa civile da noi introdotta dice che i coniugi erano ricoverati a titolo gratuito”. Ma secondo Saracino non sarebbe così: “Sono smentiti – sostiene – dalla documentazione bancaria che attesta i bonifici fatti mensilmente e dalle indagini di polizia”.
Ma è la morte di Micheli, il 21 ottobre 2015, a segnare uno spartiacque nella vicenda: dopo 8 giorni dalla scomparsa viene pubblicato un testamento olografo in cui Micheli lascia tutti i suoi averi alla Misericordia di Borgo a Mozzano. Passano diversi mesi e soltanto nell’aprile dell’anno dopo, secondo questa ricostruzione della parte che dovrà essere eventualmente confermata dal giudice, lo viene a sapere, quasi per caso, anche la moglie, che nel frattempo continuava a vivere nel centro anziani e gratuitamente. La donna, disperata, in quel periodo si reca più volte al ristorante di Saracino e si sfoga: lo si vede in alcuni video che sono stati registrati dalle telecamere interne del locale e che i legali sono pronti ad esibire anche in aula. Secondo la loro ricostruzione, dimostrerebbero che la donna fosse all’oscuro delle decisioni del marito e che lo ritenesse incapace di assumere una decisione che la diseredasse. In più gli avvocati, per sostenere la loro posizione, hanno prodotto anche una certificazione di visita per l’invalidità civile a cui Micheli si era sottoposto già il 16 marzo del 2012, quindi diversi mesi prima di firmare il suo testamento. La diagnosi parla di “decadimento psicofisico marcato”.
Su questi elementi viene imbastita una causa civile che non è ancora giunta a conclusione. I legali di Saracino hanno ricostruito con atti e documentazione una vicenda controversa su cui è chiamato ad esprimersi il giudice. Perché l’esercente è fermo: “Non ho intenzione di scendere a patti”.