


Una inchiesta giudiziaria con accuse pesanti che si è conclusa con la condanna a due anni e quattro mesi dell’ex comandante della polizia municipale di Lucca, Stefano Carmignani, accusato di aver fatto avance ad una vigilessa, spingendola ad avere un rapporto sessuale in cambio di un avanzamento di carriera e di aver poi sostenuto, interrogato dal pm, che fosse stata invece l’agente a provocarlo perché mirava ad una promozione.
Dopo la richiesta di rito abbreviato e la ricusazione del gup, stamani (16 aprile) la vicenda è approdata davanti al nuovo giudice Antonia Aracri che nel tardo pomeriggio ha pronunciato la sentenza, che per Carmignani comprende anche l’interdizione dai pubblici uffici, oltre al pagamento di una provvisionale di 10mila euro più le spese processuali.
L’indagine condotta dal procuratore Pietro Suchan e dal sostituto Piero Capizzoto era già costato l’incarico a Carmignani, trasferito alla protezione civile comunale, senza incarichi dirigenziali, non appena la notizia era arrivata a Palazzo Orsetti. Difeso dagli avvocati Enrico Marzaduri e Gioia Crippa, Carmignani aveva chiesto il rito abbreviato per evitare di essere trascinato nel clamore di un processo a porte aperte. Ora gli avvocati annunciano appello contro una sentenza che ritengono da riformare.
L’inchiesta era trapelata soltanto nella fase della richiesta di rinvio a giudizio, perché era stata tenuta segreta dai magistrati.
Tuttavia, proprio la procura aveva informato l’amministrazione comunale di voler avviare il procedimento penale nei confronti dell’allora comandante, che, contestualmente, venne rimosso dall’incarico.
L’ipotesi di reato nei confronti di Carmignani è quella di induzione indebita a dare o promettere utilità, recentemente introdotto come nuova formulazione della concussione per induzione. Stando all’accusa, l’ex comandante avrebbe tentato di ottenere un rapporto sessuale con la donna, dipendente del comando di polizia municipale, promettendole avanzamenti nella carriera.
In particolare i magistrati contestano a Carmignani un episodio che risale al 10 novembre del 2014.
Stando all’accusa e al racconto reso dalla vigilessa, il giorno prima Carmignani chiese alla donna di tenersi pronta per accompagnarlo l’indomani ad un corso di formazione a Firenze. Una richiesta che fin dall’inizio apparve strana alla vigilessa, che non aveva mai accompagnato, come autista, il comandante.
Il giorno dopo, arrivata a lavoro – sempre stando all’accusa – l’allora comandante si rivolse a lei, facendole avance e apprezzamenti sull’abbigliamento. La vera sorpresa arrivò più tardi, quando nei pressi del casello autostradale di Chiesina Uzzanese, l’ex comandante se ne sarebbe uscito con una frase che impressionò la vigilessa: “Andiamo lì a fare l’amore”, avrebbe detto secondo la versione della donna, indicando un albergo all’uscita dell’autostrada. Nel suo racconto ai magistrati, la vigilessa ha spiegato di essersi sentita oggetto di attenzioni particolari da parte del comandante e di essere stata sottoposta a delle avances che non aveva mai provocato né tantomeno richiesto.
Ma quel giorno non accadde nulla. Anche se la donna ha raccontato che quella frase le fu ripetuta più volte, secondo l’accusa con l’intento di indurla a cedere per paura di ripercussioni negative sul lavoro.
Una volta aperta l’inchiesta, tuttavia, Carmignani, interrogato dai magistrati, aveva fornito un’altra versione dei fatti, sostenendo che era stato casomai sedotto dalla subalterna, che, a parer suo, mirava ad un avanzamento di carriera. Una calunnia, non solo secondo l’accusa ma anche per il gup che ha emesso la sentenza di condanna.
Rob. Sal.