
Aveva accusato il marito di aver maltrattato la figlia e il cuginetto e di aver approfittato della loro bambina, non solo picchiandola ma anche abusandone sessualmente. Accuse molto pesanti nei confronti di un padre, che, invece, è risultato assolutamente estraneo ai fatti. Per l’accusa la donna, 44 anni, residente in un paese della Piana di Lucca, si sarebbe inventata tutto, inducendo anche la piccola a confermare le molestie del padre ad una educatrice e ad un assistente sociale a cui la donna, tra il 2013 e il 2015 si era rivolta, durante la fase di separazione del coniuge.
Per il sostituto procuratore Sara Polino, sul cui tavolo erano finite le denunce della donna, l’ormai ex marito, 46 anni, lucchese, non era l’orco che la giovane madre aveva dipinto in diverse denunce presentate ai carabinieri. Una vicenda su cui, tuttavia, gli inquirenti hanno fin dall’inizio voluto veder chiaro, perché le accuse erano pesantissime. Accuse che poi sono state tutte archiviate nei confronti dell’uomo.
Tanto che ieri il gup Riccardo Nerucci ha disposto il rinvio a giudizio della 44enne con l’accusa di calunnia aggravata. Il processo inizierà di fronte al giudice monocratico del tribunale di Lucca il prossimo 5 ottobre. Nel processo sarà parte offesa, oltre all’ex, anche il ministero della giustizia.
L’inchiesta della procura era partita nel 2014 quando erano giunte le prime denunce della donna ai carabinieri. In particolare in una di esse, la madre aveva sostenuto che il marito da cui si stava separando aveva maltrattato non solo la figlia ma anche il cuginetto. Qualche tempo dopo, ascoltata di nuovo dagli inquirenti, aveva accusato il coniuge di aver picchiato la loro figlia, all’epoca di appena 7 anni, e di essere stata minacciata davanti ai suoi stessi occhi.
Non era finita qui, perché, la donna aveva raccontato agli inquirenti anche un altro inquietante episodio risultato, per l’accusa, falso: aveva detto che la bambina aveva assistito ad un rapporto sessuale tra il padre e la sua compagna nella doccia di casa e che poi era stata minacciata perché non dicesse nulla alla mamma. Da ultimo, aveva denunciato anche il marito per violenza sessuale e percosse nei confronti della bimba. Le indagini disposte dalla procura hanno portato a sostenere l’insussistenza delle accuse ed è per questo che la donna è stata accusata di calunnie, tra l’altro con l’aggravante che aveva incolpato il marito di reati per i quali la legge stabilisce la pena della reclusione superiore nel massimo a dieci anni.