Full time ma pagati con rimborsi, scatta esposto

23 maggio 2018 | 12:55
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Full time ma pagati con rimborsi, scatta esposto

Quattro giovani, stesse speranze e stessi sogni. Il primo per tutti è quello di trovare un lavoro. Uno vero, non quello ‘fantasma’, sfruttato e sottopagato. Ma c’è un’altra cosa che li unisce: la passione per il volontariato. Quello stesso impegno civico che ha dato loro la spinta a presentare un esposto alla procura, girato anche a Ispettorato del lavoro e guardia di finanza, contro l’associazione operante in provincia di Lucca che li impiega, in due squadre e per due turni giornalieri, nei viaggi secondari svolti per il servizio 118 – ovviamente, estraneo a tutto. Per uscire dal gergo specialistico, a questi giovani vengono affidati i trasporti di pazienti in caso di dimissioni dagli ospedali o, verso i nosocomi, per visite specialistiche o di controllo, in particolare condizioni.

Un servizio per il quale, sostengono i 4 volontari nell’esposto finito all’attenzione della procura, l’associazione incasserebbe decine di migliaia euro al mese. Il loro lavoro però pesa soltanto 500 euro ogni 30 giorni sulle casse dell’associazione, che avrebbe scelto – è scritto nella denuncia – di pagare i 4 con la forma del rimborso spese e in contanti. Una cifra irrisoria, sostengono i giovani, a fronte delle 7 ore passate in sede, coprendo due turni di servizio: quello della mattina e quello del pomeriggio.
Del caso, sono state informate anche Le Iene, e non è da escludere che presto anche le telecamere della trasmissione di Italia Uno andranno a verificare. Nell’esposto sono contenute altre pesanti critiche all’associazione, che ora la magistratura potrà verificare e eventualmente confermare o smontare.
“Ci pagano – denunciano i quattro firmatari dell’esposto – con un semplice rimborso spese, in base a scontrini rimediati qua e là: 500 euro per tutto il servizio”. Ma loro si sentono dipendenti a tutti gli effetti: “Ci trattano per tali, ma non lo siamo”, spiegano in poche righe ai magistrati. “Malattia, ferie, permessi e contributi sono solo un sogno”.
La speranza era stata convincere i vertici, recentemente rinnovati, dell’associazione tra cui figura anche un esponente delle forze dell’ordine, a offrire loro un contratto di assunzione. La risposta purtroppo è stata negativa: “Abbiamo chiesto se ci potevano assumere, anche a poche ore. Per avere qualche diritto – scrivono i giovani nell’esposto -: niente da fare. Dicono che non se lo possono permettere. Sappiamo solamente che ci stanno sfruttando”, concludono amareggiati. Adesso i quattro si aspettano di veder riconosciuto un diritto maturato. E sperano che, per loro, il lavoro non sia più un miraggio.

Rob. Sal.