
Commerciante lucchese chiede il rinnovo del porto d’armi, pistola ad uso personale, ma la Prefettura glielo nega, ricorre al Tar e vince il contenzioso. L’uomo potrà proseguire a portare con sé una pistola. La particolare vicenda trae origine da un ricorso alla giustizia amministrativa da parte di un commerciante che svolge in città attività di commercio ambulante con conseguente maneggio di significative somme di denaro, che ha richiesto e ottenuto nel 2014 il rilascio di licenza per porto di pistola ad uso personale, cui hanno fatto seguito rinnovi negli anni successivi, salvo poi nel 2017 vedersi negare l’ulteriore rinnovo con decreto della Prefettura di Lucca.
Nel provvedimento di diniego del rinnovo di porto d’armi gli uffici prefettizi avevano corroborato la decisione perché il ricorrente non aveva subito rapine, come sostenuto, ma solo due furti in abitazione; che la tutela all’interno dell’abitazione poteva essere soddisfatta dalla mera detenzione di armi, combinata alle misure di difesa passiva già adottate; che dal sistema statistico del Ministero risulta che i reati in generale e furti e rapine in particolare, nel biennio 2015-2017, sono in diminuzione in zona; che in sede di rinnovo del titolo già assentito ben può esserci una nuova valutazione e composizione degli interessi pubblici e privati coinvolti. Di diverso avviso i giudici del Tar che hanno accolto il ricorso del commerciante perché il provvedimento non evidenzia nuove circostanze o nuovi criteri valutativi idonei a reggere un diniego; in particolare tale diniego non è motivato perché come avrebbe dovuto essere risultando ancora, come da originaria valutazione, il maneggio di denaro da parte del ricorrente, derivante dalla sua attività che non ammette forme alternative di pagamento (commercio ambulante); né risulta convincente per il Tar il riferimento alla possibile detenzione dell’arma nell’abitazione, poiché il pericolo deriva al ricorrente dalle significative somme di denaro derivanti dalla sua attività commerciale, che ne richiede la presenza in molte località, il che crea esigenze di difesa che non sono soddisfatte dalla mera detenzione nell’abitazione; né infine appare convincente agli occhi dei giudici il riferimento alla diminuzione dei reati in provincia di Lucca. I giudici amministrativi hanno quindi annullato il provvedimento prefettizio impugnato dal commerciante lucchese.
Vincenzo Brunelli