





Da trentasette, per i quali si era aperta la procedura di mobilità, a 147 in fibrillazione. E’ precipitata la situazione per i lavoratori dei due stabilimenti Papergroup nel comune di Capannori dopo che ieri (30 maggio) i giudici hanno deciso che non era possibile ammettere l’azienda alla procedura di concordato. Una decisione assunta dal tribunale dopo una attenta valutazione della situazione finanziaria dell’azienda, che adesso va verso il fallimento (Leggi). L’udienza è già fissata al prossimo 6 luglio: un mese e poco più per cercare di salvare la situazione. Troppo poco, temono sindacati e lavoratori che da stamani (31 maggio) hanno fatto partire una mobilitazione, con uno sciopero di 4 ore e una assemblea fiume nel pomeriggio che è servita ad aggiornare sulla delicatissima situazione.Lo sciopero – stavolta per l’intera giornata – verrà protratto in entrambi gli stabilimenti per la giornata di domani, come ricorda Simone Tesi (Slc Cgil): “Purtroppo – commenta – lo scenario che ci hanno prefigurato oggi non è percorribile né attendibile. Adesso chiediamo un percorso chiaro e netto, nei numeri e nelle scadenze, da parte di chi ha il pallino della situazione. Anche la procedura di mobilità, collegata all’accettazione del concordato in continuità, per noi adesso viene meno. Tempo per presentare una nuova bozza di concordato? Più che una questione di tempisitiche, penso che si tratti di un concetto di volontà: dopo una bocciatura così netta da parte del giudice, non penso ci siano questi presupposti”.
Il giudice Lucente, viene ricordato da Tesi, nelle sue motivazioni ha espresso tante e tali perplessità da arrivare ad una stroncatura netta del documento: “Per il giudice – prosegue il sindacalista – mancavano i presupposti per una durata così ampia (16 anni, ndr) del piano, così come non ha ravvisato previsioni in ordine alle procedure competitive. Non solo: non c’erano previsioni sulla portata del credito riscosso, né indicazioni sui flussi di cassa”. In questo senso, viene ricordato, vengono meno sia i presupposti per un concordato in continuità che per il piano B, quello di un concordato liquidatorio. “Abbiamo chiesto – conclude Tesi – un incontro con il precommissario in modo da avere un quadro concreto e preciso su cui poter ragionare”.
I sindacati, da Slc Cgil a Fistel Cisl Uilcom, hanno deciso di proseguire con lo sciopero anche nei prossimi giorni, ma già domani (1 giugno) alle 17 è fissata una nuova assemblea plenaria dei lavoratori allo stabilimento di Carraia per decidere la linea da seguire e le mosse da compiere a tutela dell’occupazione. Purtroppo le carte da giocare in mano all’azienda e ai lavoratori sono poche, ora che il tribunale, dopo il no al concordato, ha fissato l’udienza dove si stabilirà se la Papergroup andrà al fallimento.
Volti provati e lunghi sospiri, ma anche comprensibile tensione e rabbia per mesi con il destino in sospeso. Era questo che si notava stamani tra i lavoratori in sciopero che hanno organizzato un presidio davanti ai cancelli dell’azienda in via Tazio Nuvolari. Ora infatti la posta in gioco si è alzata e tutti i 147 lavoratori rischiano il posto.
Oggi è stata una giornata febbrile, di incontri fra azienda e rappresentanti dei sindacati e fra questi ultimi e i lavoratori. Alle 15 i sindacati si sono confrontati con l’azienda alla presenza dell’avvocato Mario Andreucci per fare il punto della situazione ed esaminare le carte del tribunale ma è stato un nulla di fatto. Successivamente, c’è stato un vertice con i dipendenti ai quali i sindacati hanno comunicato lo stato della situazione, invitando alla calma ma senza nascondere le difficoltà che probabilmente dovranno affrontare nei prossimi mesi.
Preoccupazione anche da parte delle istituzioni e della politica. A prendere parola sulla crisi di Papergroup è Elisa Montemagni, capogruppo in Consiglio regionale della Lega: “Le prospettive, dopo la decisione del tribunale competente-precisa Montemagni- paiono, ahimè, sempre più incanalate verso il peggio, ma non bisogna abbandonare la speranza ed è importante, a nostro avviso, che i media locali continuino a tenere viva l’attenzione sulla grave criticità. Bocciato il piano concordatario -rileva l’esponente leghista – le vie d’uscita sembrano davvero ridotte, ma è fondamentale non arrendersi definitivamente. Insomma – conclude Elisa Montemagni – è doveroso che, per rispetto dei dipendenti e delle loro famiglie in naturale ansia, si faccia il possibile per scongiurare fino all’ultimo un rovinoso epilogo, chiamato fallimento”.