
Nessun raid mirato alla società sportiva. L’incendio che un anno fa ha devastato l’impianto sportivo dell’Acquacalda San Pietro a Vico, in via Tognetti a San Cassiano (Articolo e foto), è stato appiccato, secondo i carabinieri per questioni di cuore. Una ritorsione nei confronti dell’ex rivale in amore, un commerciante 50enne, contro cui la ex compagna e il marito, entrambi albanesi e che avevano lavorato nella struttura, avrebbero ordito per danneggiarlo. Con queste accuse – danneggiamento e incendio – sono stati denunciati marito e moglie, un 33enne albanese e una lucchese di 38 anni. Un’indagine durata quasi un anno, che ora ha chiuso il cerchio attorno al raid che nella notte del 18 agosto scorso devastò il campo sportivo, mettendo a rischio le attività della società sportiva e facendo partire una catena di solidarietà.
I carabinieri hanno fatto luce sul contesto in cui sarebbe maturato il gesto, concentrandosi su quanti frequentavano il campo. E’ stato così che le attenzioni si sono indirizzate ad una donna di 38 anni che, spiegano i militari, aveva avuto una relazione con il gestore dell’attività, un commerciante 50enne lucchese, che non aveva nemmeno pensato che potesse esserci una vendetta del genere dietro all’ignobile gesto che aveva messo ko l’impianto.
Per i carabinieri, invece, tra i novelli sposi era stato tutto concordato. La gelosia, forse, il fatto che lei aveva continuato a lavorare come barista per conto dell’ex compagno e i dissapori sorti sul luogo di lavoro, è la ricostruzione dei carabinieri, hanno armato le loro mani spingendoli nel raid incendiario. Si erano entrambi creati un alibi per quella notte, coprendosi a vicenda. Ai carabinieri, infatti, marito e moglie avevano raccontato di trovarsi in viaggio fuori Lucca, ma è stata la scatola nera installata sull’auto dalla compagnia di assicurazioni a confermare i sospetti degli inquirenti. Secondo i dati registrati dal congegno che, per l’accusa, la donna aveva cercato di rimuovere nei giorni successi al raid incendiario, quell’auto si trovava a San Cassiano, nei pressi dell’impianto la notte dell’incendio. Era rimasta in sosta appena 10 minuti. Evidentemente, ritengono i carabinieri, quanto bastava per dare fuoco alla struttura sportiva. La procura ha chiuso le indagini e ora si appresta per entrambi a chiedere il rinvio a giudizio.
Una vicenda che fece particolare scalpore, facendo inizialmente temere che ci fosse qualche pericoloso criminale che avesse preso di mira la società sportiva. Quanto scoperto dai carabinieri ha allo stesso modo un sapore molto amaro.
Rob. Sal.