
Si è ritrovata con il volto sfigurato dopo essersi rivolta a due noti chirurghi plastici della Lucchesia, che le hanno effettuato interventi di lipofilling del viso, lasciandole lesioni gravi al volto, giudicate guaribili in oltre 40 giorni. La donna, 43 anni, originaria di Siena, si è rivolta ai carabinieri e ha presentato denuncia nei confronti dei due medici, che il pm Enrico Corucci ha citato a giudizio per colpa medica. Dovranno comparire di fronte al giudice monocratico del tribunale di Lucca il prossimo 5 dicembre.
I fatti risalgono alla primavera del 2016 quando la 43enne, venuta a conoscenza dell’attività dei due chirurghi, un uomo di 52 anni e una donna di 44, con studio in Lucchesia, si era presentata in clinica per risolvere un inestetismo ai glutei. E per l’intervento si era affidata completamente ai due professionisti che però secondo l’accusa avrebbero utilizzato delle tecniche vietate e contrarie alla medicina che sarebbero state tali da provocare danni alla malcapitata. Che ora chiede giustizia nei confronti dei medici che l’hanno trattata, utilizzando anche del cortisone, senza seguire, per l’accusa, la normale prassi medica.
Tutto sarebbe cominciato da un intervento eseguito in provincia il 5 febbraio del 2016. La donna era stata sottoposta ad un intervento di lipofilling del viso tramite inserimento del grasso derivante dalla liposuzione a livello di cosce e glutei, eseguito dal professionista 52enne che poi a casa della donna le fece, a distanza di qualche mese dall’intervento, una iniezione bilaterale al volto di Kenacort, un cortisonico che, per l’accusa però avrebbe provocato un riassorbimento del grasso sottocutaneo formando le aderenze che hanno provocato i danni lamentati dalla ‘vittima’. Nonostante questo, secondo l’accusa, la stessa donna fu trattata con la stessa sostanza in altre due occasioni, una eseguita dalla professionista 44enne, l’altra dal chirurgo che gliela aveva somministrata la prima volta.
Il risultato fu orribile per la vittima, che si era ritrovata il viso deturpato da “alterazioni anatomico funzionali”, che le costarono un referto di più di 40 giorni. Con quel documento sporse denuncia e la procura aprì un fascicolo. L’indagine si è conclusa e ora i due medici dovranno rispondere delle accuse in giudizio.