
Definitiva la condanna per l’imprenditore Antonino Giordano, 58 anni, originario di Misilmeri in provincia di Palermo che, in secondo grado, era stato condannato a due anni per l’omessa comunicazione della variazione patrimoniale e assolto, come il figlio Giovanni, dall’accusa più grave di trasferimento fraudolento di valori. La corte d’appello di Firenze aveva confermato anche il sequestro di alcuni beni, finalizzati alla confisca.
La suprema Corte ha respinto il ricorso di Antonino Giordano che contestava la condanna e la confisca dei beni, e del figlio Giovanni che contestava la sola confisca, essendo stato già assolto in secondo grado. I beni sequestrati nel 2015 dalla Guardia di finanza, quindi sono definitivamente confiscati; si tratta di sedici villette tra Nave e Monte S. Quirico, box auto, escavatori, camion e conti correnti, tutti riconducibili a una ditta con sede a Lucca.
Antonino in passato era stato condannato per associazione mafiosa, ex 416 bis, ed era obbligato per legge a comunciare le eventuali variazioni patrimoniali. Al solo Antonino Giordano, infatti, era stato contestato il reato di cui agli articoli 30 e 31 della legge 646/1982 perché ometteva, come richiesto dalla legge, di comunicare nei termini previsti le variazioni nella entità e composizione del patrimonio.
La Corte di appello di Firenze, con sentenza del 9 dicembre 2016, parzialmente riformando la pronuncia di primo grado, ha assolto Antonino Giordano e suo figlio Giovanni dall’imputazione di trasferimento fraudolento di valori perché il fatto non costituisce reato, confermando, invece, il giudizio di responsabilità penale per l’omessa comunicazione delle variazioni patrimoniali da parte di Antonino Giordano, in relazione al quale ha rideterminato la pena, e confermando anche la confisca disposta in primo grado.
Sentenza che ora è stata confermata dalla Cassazione che ha dichiarato inammissibili i ricorsi dei due imprenditori.
Vincenzo Brunelli