Cinque arresti, 13 perquisizioni. Questo il risultato di una vasta e complessa attività che la Squadra Mobile di Lucca, guidata dalla dottoressa Silvia Cascino, ha compiuto dall’alba di oggi (16 luglio) in Versilia. L’obiettivo è stato stroncare un sodalizio composto da italiani, rumeni e albanesi dediti allo sfruttamento della prostituzione, al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina tramite matrimoni fittizi, alle rapine, ai furti, alle estorsioni e allo spaccio di stupefacenti, in particolare cocaina.
L’intervento è stato portato a termine con la collaborazione di personale del commissariato di Viareggio e del reparto volo di Firenze per eseguire le ordinanze di custodia cautelare, emesse dal Gip di Lucca, Antonia Aracri. Le indagini sono partite esattamente un anno fa, in seguito all’incendio, che è risultato di origine dolosa, che coinvolse un camper abitato da una famiglia di origine rom, al confine tra Viareggio e Massarosa. La vittima, un uomo della famiglia Iordache, riportò ustioni reputate guaribili in una settimana. Un tentato omicidio che portò all’arresto, giorni dopo, di Cosmin Novacovic, responsabile materiale del gesto, insieme al nipote minorenne. Una faida familiare torbida, fatta di reciproche minacce, che nei mesi successivi cercò pure una via di risoluzione attraverso una sorta di sinedrio rom, un tribunale fatto da anziani della Romania, che stabilì una cifra di risarcimento che la famiglia offesa avrebbe dovuto ricevere dall’altra. È stato cercando di comprendere le dinamiche che hanno portato all’episodio che la Squadra Mobile di Lucca è arrivata a Romeo Castel Iordache, fratello 28enne della vittima e anello di congiunzione con il gruppo arrestato oggi, in cui a fare la ‘voce grossa’ era soprattutto Gentian Bregu, 35enne di origine albanese.
Del gruppo facevano parte anche il 31enne Dashnor Ilnica, arrestato a Rovigo, dove si era reso responsabile del reato di sfruttamento della prostituzione, Idriz Merdita (albanese, già espulso dall’Italia) e la 33enne viareggina Pamela Balsamo, l’unica donna della banda. Era lei, secondo l’accusa, a selezionare le ragazze costrette a prostituirsi, stabilirne il ‘giusto prezzo’ in base all’età e alla bellezza fisica. Una tratta che ha coinvolto circa dieci donne, di età compresa tra i 20 e i 40 anni, ‘vendute’ in Romania dai padri. Agghiaccianti le contrattazioni: “Se non obbedisse, se facesse la difficile, tagliatele le mani”, avrebbe suggerito un genitore. Una di loro si lamentava di essere stata pagata poco, merce di scambio per un’auto nuova. Una volta comprate, queste schiave dei nostri giorni erano costrette a prostituirsi nelle proprie abitazioni, strettamente controllate da quelli che di fatto ne erano divenuti ‘proprietari’: con la scusa di conoscere il grado di soddisfazione, Bregu e Iordache – i due malviventi coinvolti in questo specifico reato – erano soliti telefonare il giorno dopo ai clienti procurati alle donne per farsi dire anche la cifra pagata e impedire così alle prostitute di ‘fregarli’ trattenendo una percentuale superiore. Alcune di loro sono sfuggite a questa morsa scappando verso nord o cercando di rientrare a casa, in Romania. I proventi della prostituzione indotta sarebbero stati utilizzati, per lo più, per acquistare cocaina: sostanza poi spacciata soprattutto negli ambienti in della Versilia, quella dei salotti buoni, quella insospettabile – tanto che al reato di spaccio si unisce quello di estorsione, con la minaccia di informare i familiari della poco nobile tossicodipendenza, se i giovanotti perbene non avessero pagato.
Ma non finisce qui: i cinque, con la complicità di alcuni basisti, avevano studiato alla perfezione i movimenti di un’anziana, proprietaria di un ristorante a Torre del Lago: era il 2 novembre dello scorso anno quando tentarono di derubarla dell’incasso, aggredendola vicino casa. Solo la tenace resistenza della donna, le cui grida allertarono i vicini, convinsero i rapinatori a desistere – non prima di averla trascinata per diversi metri a terra, causandole escoriazioni e contusioni non da poco. Un target, quello della popolazione senile, che sembra essere stato il più semplice per questa associazione dedita all’illecito in Versilia: poco dopo la tentata rapina, sarebbe infatti stato organizzato anche il furto di una catenina d’oro di 15-20 grammi a un anziano con la complicità, stavolta, della sua badante. Solo l’aggravarsi della malattia dell’uomo, che lo costringe a letto, rovina i piani. Impossibile, a quel punto, inscenare un’aggressione con rapina. Reato che comunque la banda non si è fatta mancare nel giugno 2017, quando nelle vicinanze di un venditore di kebab a Torre del Lago a un uomo venne strappata di dosso una collanina d’oro. E ancora: furti in un cantiere il 23 novembre scorso, furti in un’abitazione privata a Bozzano – dove sono stati sottratti attrezzi utili, probabilmente, a nuovi furti e materiali edilizi per un valore complessivo di 4mila euro. La refurtiva, ad oggi, era conservata nella cantina di Pamela Balsamo e sarà restituita ai proprietari.
La donna, già compagna di uno degli altri arrestati, per 6mila euro avrebbe poi contratto anche un secondo matrimonio: quello con un tunisino in cerca di un modo veloce per arrivare in Italia e avere diritto a rimanerci. Un altro matrimonio di questo tipo avrebbe favorito l’ingresso di un uomo di origine marocchina: ma l’uomo non sarebbe riuscito a garantire la cifra con la stessa affidabilità del tunisino, e la Balsamo ha fatto così un’altra scelta.
Sono stati sottoposti inoltre all’obbligo di dimora, per aver concorso a vario titolo nei reati, altre due persone: una donna rumena e un tunisino. Durante l’operazione, infine, sono state perquisite, a Viareggio e a Torre del Lago, le abitazioni di altri sei indagati.
Le immagini dell’arresto