Sequestro beni, Lombardo vince round in Cassazione

21 luglio 2018 | 11:09
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Sequestro beni, Lombardo vince round in Cassazione

Beni sequestrati nell’ottica della confisca per reati legati alla criminalità organizzata, il primo round se lo aggiudica Giuseppe Lombardo. Uno dei due provvedimenti di sequestro riguardanti beni di sua proprietà è, infatti, stato cancellato dalla Cassazione. L’uomo, condannato in primo grado a 16 anni di reclusione, difeso dall’avvocato Massimo Panzani, era stato accusato a vario titolo di associazione mafiosa, spaccio di sostanze stupefacenti, minacce, estorsione aggravata e alcuni episodi di incendio doloso e violenza.

L’indagine era stata condotta dalla Dda di Firenze ma in primo grado non era stata riconosciuta l’aggravante del metodo mafioso. Attualmente è in corso il processo d’appello.
La lunga battaglia tra accusa e difesa prosegue, tra processo ordinario e provvedimenti di sequestro dei beni. Ma nel frattempo la suprema Corte di Cassazione ha sancito l’inefficacia definitiva di uno dei due provvedimenti di sequestro dei beni, per un valore stimato dagli inquirenti di circa 1,4 milioni di euro, respingendo il ricorso della procura generale di Firenze. Per il primo provvedimento di sequestro, sempre su richiesta della Dda fiorentina, si attendono ancora le decisioni degli ermellini.
Proprio di recente, peraltro, il sindaco di Altopascio, Sara D’Ambrosio, aveva deciso di scrivere al ministro Salvini per chiedere lo sblocco dei fondi previsti per le amministrazioni che intendono ristrutturare i beni confiscati alla criminalità organizzata. Parte dei beni sequestrati, infatti, sono nel territorio del Comune di Altopascio. La villetta di Spianate, più volte oggetto di polemica, era invece intestata al padre di Giuseppe, Antonino e la confisca è scattata nel 2003 quando quest’ultimo è stato condannato in via definitiva.
Giuseppe Lombardo, fa parte di una famiglia che gli inquirenti ritengono legata alla ’ndrangheta calabrese. Suo padre, Antonino, apparteneva, secondo quanto affermato anche da sentenze passate in giudicato, alla cosca Facchineri di Cittanova (Reggio Calabria). Arrestato per mafia nel 1997 e condannato definitivamente nel 2003, era sfuggito nel 1987 a un agguato mafioso nell’ambito di una faida tra famiglie, dove morì un altro figlio, Angelo, e altri due rimasero feriti. Temendo per la propria vita, Antonino decise di cambiare aria e si trasferì ad Altopascio assieme al figlio Giuseppe. Nel 2013 la guardia di finanza, su ordine della procura antimafia di Firenze, aveva arrestato Giuseppe Lombardo e altre 12 persone (che hanno scelto riti alternativi) e sequestrato beni per milioni di euro. Nel 2015 poi un secondo provvedimento di sequestro era stato richiesto e ottenuto dai giudici lucchesi ma poi in appello non furono rispettati i termini perentori per le ratifiche di legge e nei giorni scorsi, quindi, la Cassazione ha sancito la definitiva inefficacia del sequestro milionario.
Ora, in attesa della fine processo di secondo grado, dovrebbero anche arrivare le decisioni della Cassazione sul primo provvedimento di sequestro, sempre per gli stessi beni. Per una battaglia giudiziaria tutt’altro che conclusa.

Vincenzo Brunelli