Fallimento Edil Q, torna in appello il processo

30 luglio 2018 | 08:59
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Fallimento Edil Q, torna in appello il processo

Processo per bancarotta a seguito del fallimento della Edil Q di San Concordio, si torna in Appello. Così hanno deciso i giudici della Cassazione che hanno annullato parte della sentenza di condanna rinviando ad altra sezione della corte d’Appello per ridefinire in pratica la pena. Si ritorna dunque al secondo grado del processo per conoscere gli esiti definitivi in termine di condanna per i tre imputati.

Si tratta degli amministratori dell’epoca: Alessandro Chiusalupi, 31 anni, di Viareggio, in carica nel periodo che va dall’inizio dell’impresa sino al 6 ottobre 2003; Marco Rappa, 38 anni, di S. Concordio, in carica dal 6 ottobre 2003 al 9 gennaio 2004 e Riccardo Lucini, 38 anni, anche lui di S. Concordio in carica dal 9 gennaio al 24 maggio del 2004. Chiusalupi e Rappa erano stati condannati entrambi a 3 anni e mezzo di reclusione e alle pene accessorie dell’inabilitazione per 10 anni dall’esercizio di un’impresa e dall’incapacità per la stessa durata di esercitare uffici direttivi d’impresa oltre all’interdizione per 5 anni dai pubblici uffici. Lucini invece era stato condannato invece a 4 anni e tre mesi oltre alle pene accessorie previste per i coimputati. La Corte d’Appello, per gli ermellini, aveva ipotizzato la sussistenza di un “mutuo intento degli imputati finalizzato a creare il disordine nella contabilità della ditta fallita”, senza precisare se in tal senso abbia inteso o meno affermare il concorso degli stessi nella consumazione del reato, con conseguente irrilevanza della correlazione temporale tra singole irregolarità e titolarità della carica gestionale da parte di ognuno di loro. Si tratta all’evidenza di argomentazione troppo generica per ritenere assolto l’onere motivazionale, per la Cassazione, conseguente agli specifici rilievi mossi, soprattutto dal Chiusalupi e dal Lucini, alla pronunzia di primo grado in merito al momento in cui le singole irregolarità contabili accertate sarebbero state consumate ed alla mancata acquisizione della “prova di un accordo criminoso” intervenuto tra i tre protagonisti della vicenda o del contributo che sarebbe stato dato dagli stessi alla consumazione dei fatti avvenuti quando non ricoprivano più cariche formali nella ditta fallita. “Limitatamente al suddetto reato, pertanto, la sentenza impugnata deve essere annullata – si legge in sentenza – nei confronti di tutti e tre gli imputati con rinvio per nuovo esame ad altra sezione della Corte d’appello di Firenze, mentre con riguardo alle diverse imputazioni di bancarotta patrimoniale contestate agli imputati la stessa deve ritenersi irrevocabile”. Per il calcolo definitivo delle pene e per chiudere processualmente la vicenda bisognerà quindi attendere il secondo processo d’Appello.

Vincenzo Brunelli