“Reclutavano mercenari in Ucraina”, ricercato anche Palmeri

1 agosto 2018 | 08:54
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“Reclutavano mercenari in Ucraina”, ricercato anche Palmeri
“Reclutavano mercenari in Ucraina”, ricercato anche Palmeri
“Reclutavano mercenari in Ucraina”, ricercato anche Palmeri
“Reclutavano mercenari in Ucraina”, ricercato anche Palmeri

A Lucca era stato un “sorvegliato speciale”, ma il Generalissimo era riuscito lo stesso a raggiungere l’Ucraina e ad imbracciare il fucile. Facendosi poi anche immortalare in foto, il petto nudo ricoperto di tatuaggi e un sorriso quasi beffardo. Un destino da “combattente” in fuga, il suo: a lungo ricercato dalle autorità della sua città d’origine e ancora uccel di bosco. La mano della giustizia però cerca di nuovo di raggiungere Andrea Palmeri, l’ex capo dell’ormai disciolto gruppo di ultras della Lucchese, i Bulldog. Era lui il leader del gruppo di tifosi di estrema destra, accusati di violenze in curva ma anche di brutali aggressioni in città: le condanne nei confronti suoi e degli altri finiti alla sbarra per quel filone lucchese sono state annullate dalla Cassazione. Ma adesso Palmeri torna agli onori della cronaca giudiziaria, per un’inchiesta partita dalla procura di Genova che indagando su un gruppo di skinhead locali ritiene di aver intercettato una gang neofascista che aveva stabilito un italo-ucraino tra cui figura anche il nome dell’ex Generalissimo, accusata di aver reclutato mercenari da impiegare nelle fila dell’esercito filorusso nella regione del Donbass in Ucraina, dilaniata da una guerra intestina.

Un’inchiesta che oggi (1 agosto) è culminata in 6 ordini di carcerazione, tre dei quali eseguiti e altrettanti ancora da eseguire nei confronti di miliziani che, sospettano gli inquirenti, potrebbero ancora trovarsi nella zona del conflitto. Per Palmeri il sostituto procuratore Federico Manotti ha chiesto e ottenuto l’arresto ma è irreperibile. Per gli inquirenti non ci sarebbero dubbi sul suo ruolo nel reclutamento. E non ci sono soltanto i post ma anche le telefonate intercettate dagli inquirenti: “Mandamelo – dice Palmeri a un suo interlocutore – che me lo aggrego qua”.
Per Palmeri come per gli altri due ancora ricercati potrebbe essere richiesto un mandato di arresto internazionale, visto che potrebbe ancora essere in Ucraina. Nelle intercettazioni il nome del Generalissimo rimbalza più volte e viene indicata, tra l’altro, la sua presenza in Ucraina. Anche in una conversazione relativa ad un’aggressione subita a Lucca nel 2014 da alcuni esponenti genovesi di Veneto fronte Skinhead. “Ma tutto perché non c’è Andrea (Palmeri, ndr)? che è andato? è dovuto scappare? andare a combattere in Ucraina, perché non c’è più Andrea perché se no vedi come finiva” dice al suo interlocutore. Si tratta di conversazioni carpite tra due dei cinque liguri a cui la procura contesta anche il reato di odio razziale, in base alla legge Mancino.
Il ‘capo’ sarebbe Renato Zedde, genovese, leader di Liguria Skin il cui nome è emerso nell’indagine su alcune scritte naziste sui muri della Spezia nel 2013. Ci sono poi due spezzini, uno di Imperia e uno di Chiavari. Il nome di Zedde spunta tra le pagine dell’ordinanza di custodia cautelare che ha portato all’arresto di sei mercenari. Zedde conosce Palmeri, il Generalissimo, e parla di lui con un ‘camerata’ a proposito dell’aggressione a Lucca.
In tutto sono almeno 15 gli indagati nell’inchiesta, tra ultras, esponenti di gruppi di estrema destra, sedicenti ex ufficiali o semplici operai. Tra questi il 38enne lucchese la cui attività sui social network è stata passata al setaccio dai carabinieri del Ros che hanno indagato sotto coordinamento della direzione distrettuale antimafia e antiterrotismo di Genova, che ora mette nel mirino Palmeri. L’ex Generalissimo è in cima alla lista dei magistrati per un presunto giro di reclutamenti di miliziani merceneri, per alimentare la guerra civile in una delle zone più tormentate del continente.
Palmeri non ha fatto mistero delle sue attività all’estero e in particolare in Ucraina. Lo testimoniano – non ci fossero i pensieri pubblicati sui social – le fotografie postate su Facebook che lo ritraggono, mitra in mano, insieme ad altri miliziani.
Per la procura di Genova miliziani come lui, persone che avrebbero anche reclutato soldati per farli combattere a favore dell’esercito pro Putin in Ucraina.
Le indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo della Procura della Repubblica di Genova, partite investigando sull’area skinhead ligure, hanno portato alla scoperta di una struttura organizzata operante sull’asse Italia/Ucraina, dedita al reclutamento ed al finanziamento di mercenari destinati alla guerra civile nella regione del Donbass, tuttora teatro di cruenti scontri armati con le truppe regolari del governo di Kiev.

I carabinieri del Ros hanno eseguito a Milano e nelle province di Avellino e Parma una ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del Tribunale di Genova, nei confronti di 6 indagati. Sono inoltre state eseguite perquisizioni nei confronti di altri sette indagati. Secondo quanto trapela dall’indagine, gli inquirenti riterrebbero Andrea Palmeri (nelle foto, ndr) uno dei principali reclutatori di soldati nella regione del Donbass. Secondo l’accusa, sarebbe documentabile la presenza  in Ucraina di Palmeri e in particolare se non la sua presenza sul campo della guerra civile, almeno i suoi contatti con i miliziani a partire dal 2014. In Ucraina, però, dopo aver imbracciato le armi, Palmeri ha fondato addirittura una Onlus insieme ad un’italo-russa vicina alla Lega e poi candidata per Fratelli d’Italia in una elezione municipale.
E’ comunque sotto indagine da tempo: gli inquirenti hanno monitorato i suoi social network, indagando sul giro Italo ucraino. Soltanto il 26 luglio scorso Palmeri aveva fatto un post finito nel mirino degli inquirenti: “Alcuni giorni fa – scrive l’ex capo dei Bulldog – mentre scavavano una trincea hanno trovato una gavetta di un nostro ragazzo dell’Armir, c’è anche il numero di matricola oltre al nome”. Una prova, secondo l’accusa, che i miliziani sono ancora all’opera.
Gli arrestati e gli indagati. Tra i tre raggiunti finora dalle ordinanze c’è Antonio Cataldo, operaio, già arrestato in Libia nell’estate  2011 dalle forze di sicurezza dell’allora regime con due connazionali che lavoravano come contractors. Cataldo è accusato di aver preso parte ai combattimenti nel Donbass dietro corrispettivo di denaro e di aver reclutato mercenari. Con lui è stato arrestato Olsi Krutani, un albanese sedicente ex ufficiale delle aviotruppe russe, istruttore di arti marziali, operatore informatico, accusato di aver reclutato mercenari da inviare in teatro di conflitto in Ucraina e Vladimir Vrbitchii, detto ‘Parma’, operaio di origine moldava, aspirante legionario, accusato di aver preso parte ai combattimenti lungo il confine russo-ucraino dietro corrispettivo di denaro.
Tra gli indagati figurano invece esponenti di gruppi ultrà, un ex militare dell’Esercito ma anche persone di opposta estrazione ideologica accomunati da una posizione eurasiatica che si oppone all’atlantismo e ai valori liberali propugnati dall’imperialismo americano.
Le accuse. Le accuse vanno a vario titolo dall’associazione a delinquere, al combattimento, dal reclutamento all’istigazione all’odio razziale.
Secondo i carabinieri del Ros, dall’Italia partivano una serie di persone per andare a combattere al fianco dei filorussi. I mercenari venivano pagati al fronte. In alcuni casi ricevevano le paghe subito, in altre posticipate a fine “missione”.
I ricercati. Oltre a Palmeri sono ricercati Gabriele Carugati, detto “Arcangelo”, ex addetto alla sicurezza di un centro commerciale in Lombardia. E’ figlio di Silvana Marin, ex dirigente della Lega a Cairate in provincia di Varese. Colpito da un ordine di arresto anche Massimiliano Cavalleri, detto “Spartaco”, nato a Brescia. Si dichiara apertamente neo fascista.

Rob. Sal.