Ricicla bombole di gas senza autorizzazione: condannato

11 settembre 2018 | 09:41
Share0
Ricicla bombole di gas senza autorizzazione: condannato

Riciclava e smaltiva bombole di gas senza autorizzazione e avrebbe causato anche problemi alla salute dei cittadini che abitano nei pressi della sua azienda. La Cassazione ha respinto il suo ricorso e confermato le condanne. L’imprenditore lucchese era stato condannato a 4 mesi di arresto e 30mila euro di multa (pena sospesa perché incensurato) per reati legati alle leggi sui rifiuti e la sua azienda aveva dovuto pagare 25mila e 800 euro di sanzione pecuniaria. Inoltre erano stati confiscati tutti i materiali oggetto del contenzioso. La suprema Corte di Cassazione ora ha dichiarato inammissibili i ricorsi presentati dall’imputato, e proprietario della nota azienda d Lucca di lavorazione di materiali ferrosi e non ferrosi, confermando le condanne e aggiungendo anche 2mila euro di spese processuali.

La ditta nel 2012 era finita sotto inchiesta per attività non autorizzata di raccolta, recupero, smaltimento e commercio di rifiuti speciali, raccogliendo bombole di gas domestico, bombole di ossigeno e serbatoi di gas, che bonificava e rivendeva come materiale ferroso; nello svolgimento di tale attività di bonifica si è verificata anche l’emissione in atmosfera dei gas contenuti nelle bombole, così provocando cattivi odori e danni alla salute. I giudici, con accertamento di fatto non censurabile nel giudizio di legittimità, avevano ravvisato nella prima condotta una attività di trasformazione dei rifiuti, diversa e ulteriore rispetto a quella di raccolta di rifiuti ferrosi per la quale la ditta era autorizzata, necessitante di una ulteriore specifica autorizzazione, di cui detta società era priva, e di gestione non autorizzata di rifiuti, presupposto dell’illecito contestato alla società; l’emissione in atmosfera dei gas provenienti dalle bombole e dai serbatoi era stata, poi, ritenuta idonea a consentire di configurare anche il reato di gettito di materiale pericoloso. “Sono state, infatti, accertate – si legge nella sentenza – sia lo svolgimento della attività di bonifica delle bombole e dei serbatoi per gas raccolti dalla ditta, che venivano svuotati delle sostanze gassose negli stessi presenti (tra l’altro con modalità del tutto empiriche, avendo la polizia giudiziaria rinvenuto bombole del gas forate con un piccone dai dipendenti della società, come potuto osservare direttamente in occasione del sopralluogo del 20 settembre 2011); sia l’emissione di gas, idonei, per qualità e quantità, a molestare le persone, essendo stata accertata la presenza, nell’area limitrofa allo stabilimento della ditta, di un odore di gas acre e molto forte, tale da provocare bruciore alla gola”. Così recita la sentenza della Cassazione. Per tutti questi fatti gli ermellini hanno confermato in toto le condanne di primo e secondo grado per l’imprenditore e per la sua ditta.

Vincenzo Brunelli