Scuole a rischio sismico, manca il 40% degli interventi

17 settembre 2018 | 13:11
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Scuole a rischio sismico, manca il 40% degli interventi

Edifici scolastici e rischio sismico, solo il 60% degli interventi necessari sono andati a buon fine finora, a 15 anni dalla legge che doveva mettere ordine in materia. Anche a Lucca e provincia la percentuale ricalca quella nazionale. Per la Corte dei Conti il mare magnum degli interventi sugli edifici scolastici italiani per quel che riguarda il rischio sismico e le relative normative rappresenta ancora un vulnus da riempire e sanare. I magistrati invitano a una programmazione molto più unitaria, semplice e chiara dei fondi e dei vari interventi sui singoli edifici. Tutto ciò è contenuto nella relazione pubblicata oggi (17 settembre) dal titolo Il piano straordinario di messa in sicurezza degli edifici scolastici nelle zone a rischio sismico (l. n. 289/2002).

In Toscana e a Lucca, nonostante l’aumento delle somme destinate, non sono stati conclusi tutti gli interventi che invece bisognerà portare a termine. In altre regioni sono addirittura diminuiti gli stanziamenti ma insomma restano da concludere centinaia di progetti i tutta Italia. Alcuni interventi non sono mai iniziati per mancanza di progettazione. Un caos calmo al momento che rischia di deflagrare in futuro in tutta la sua problematicità e criticità, visto che si parla di zone dove i terremoti sono purtroppo molto frequenti. A distanza di oltre 15 anni dalla legge 289/2002, a fronte di 2645 interventi complessivamente programmati, ne risultano avviati 1945, mentre 637 non sono mai iniziati (24 per cento). Gli interventi ultimati sono complessivamente pari a 1617 su 2651 previsti, pari al 61 per cento.
“Il principale problema del rallentamento – scrive la Corte dei Conti – nell’attuazione del primo programma stralcio è collegato all’ottenimento dell’autorizzazione alla sottoscrizione dei contratti di mutuo introdotti dalla legge finanziaria 2007, nonché alla concertazione tra Mit e regioni nella procedura di attuazione degli interventi programmati. Ulteriori fattori sono da imputarsi alla carente progettazione delle opere programmate, ai ritardi nel rilascio di pareri da parte degli enti competenti, alle difficoltà di reperire fondi per interventi collaterali sul medesimo edificio, nonché alla mancanza di coordinamento di interventi diversi sul medesimo immobile e all’impossibilità di conciliare l’ordinato svolgimento delle attività didattiche con le esigenze di cantiere. Resta comunque l’esigenza di garantire la finalizzazione dei contributi pubblici agli obiettivi di sicurezza previsti dalla legge”.
Per quanto riguarda Lucca e provincia la percentuale mancante di progetti per mettere in sicurezza tutti gli edifici scolastici è più o meno pari a quella nazionale, cioè intorno al 40%. Sui 306 edifici che hanno bisogno di interventi, 223 progetti esistono già e ne mancano invece 83, di cui 11 in zone medio alte di rischio sismico e 72 in zone a basso rischio sismico. Dei 223 progetti già esistenti ben 159 riguardano zone a basso rischio e 64 zone di medio e alto rischio sismico. Nove i progetti già finanziati e conclusi e sono: Piaggia a Viareggio, Comprensivo di Gallicano, Iti Fermi, Itc Carrara, Vallisneri, scuola dell’infanzia e primaria di Castelnuovo, scuola dell’infanzia paritaria Maria Immacolata a Santa Maria a Colle, scuola elementare Puccini a Torre sel Lato e scuola elementare Talani a Sillano.
”Complessivamente- conclude la Corte dei Conti – non può ritenersi adeguato lo stato di attuazione, essendo tutti i piani, a distanza di 15 anni, ancora in corso di attuazione, peraltro parziale. Dall’anagrafe è peraltro possibile verificare che, complessivamente, il patrimonio edilizio scolastico risulta di bassa qualità, con carenze significative di vario tipo, dalla messa in sicurezza antisismica, all’acquisizione del certificato di idoneità statica, di agibilità e di prevenzione incendi come previsto dalla normativa. Tale circostanza deve essere vista, per ovvie ragioni, con forte preoccupazione e, tenendo conto della più recente giurisprudenza in materia penale, che ha affermato la categorica impossibilità di utilizzare gli istituti non a norma, può determinare rilevanti rischi per l’organizzazione dell’attività didattica. Il Miur e il Mit sono invitati a ricostruire e a comunicare a questa Corte il quadro dei finanziamenti e degli interventi entro il periodo intercorrente tra la comunicazione e il termine previsto dalla legge (sei mesi) per l’adozione delle misure conseguenziali. Risulta infine necessario definire con maggiore chiarezza le competenze delle amministrazioni che dovranno succedere, nella gestione del settore, alla Struttura di missione presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, soppressa dall’articolo 4, decreto legge 12 luglio 2018, numero 86, per garantire la continuità dell’azione amministrativa”.

Vincenzo Brunelli