Tre tifose aggredite in auto dopo Lucchese-Arezzo

17 settembre 2018 | 15:08
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Tre tifose aggredite in auto dopo Lucchese-Arezzo
Tre tifose aggredite in auto dopo Lucchese-Arezzo
Tre tifose aggredite in auto dopo Lucchese-Arezzo
Tre tifose aggredite in auto dopo Lucchese-Arezzo
Tre tifose aggredite in auto dopo Lucchese-Arezzo

di Roberto Salotti
“E’ stato come ritrovarsi in un film di Kubrick o, peggio, in un horror”. E’ ancora sotto choc l’imprenditrice aretina di 46 anni che ieri sera (16 settembre) attorno alle 22,40 – appena 15 minuti dopo la prima di campionato della Lucchese – è stata accerchiata da un gruppo di 10-15 tifosi rossoneri, mentre stava uscendo dal parcheggio riservato agli ospiti nei pressi del Porta Elisa. Con lei c’erano la madre 77enne e l’amica di 27 anni, che erano appena uscite dallo stadio per tifare il Cavallino rampante. Sono state minacciate con spranghe e bastoni e aggredite a cinghiate da un gruppo di ultras, da cui sono riuscite a scappare facendo gas con l’auto e allontanandosi il più possibile dallo stadio.

“Quello che è accaduto è gravissimo: se nell’auto ci fosse stato un bambino cosa sarebbe accaduto? Non si può rischiare di morire dopo aver visto una partita di pallone”. B.D., queste le iniziali della tifosa che a Lucca in Diretta ha chiesto, per ovvi motivi, di non divulgare le sue generalità, racconta di una notte conclusasi tra pronto soccorso e questura alle 5 del mattino: “Ho presentato regolare denuncia e alcuni di quegli individui che ci hanno aggredite e che non possono e non meritano di essere definiti uomini potrei riconoscerli con assoluta certezza”.
Già pronta anche la richiesta danni alla Lucchese ma anche al Comune di Lucca: “Non c’era uno straccio di vigile urbano o rappresentante delle forze dell’ordine a vigilare affinché tutto questo non accadesse – sostiene la vittima della brutale aggressione -: per questo andrò avanti in tutte le sedi, augurandomi che la polizia chiuda al più presto le indagini”.
Una brutta pagina, purtroppo l’ennesima, per il tifo rossonero. Scritta proprio all’inizio del campionato, al termine dell’incontro Lucchese-Arezzo al Porta Elisa.
“Avevamo parcheggiato in una zona riservata ai tifosi ospiti, nella strada che corre a fianco alla scuola dove sono stati montati container (il Carrara, ndr) – spiega ancora l’imprenditrice -: ho fatto salire mia madre al posto passeggero anteriore e la mia amica si è seduta dietro. Ho messo in moto e non ho fatto in tempo a fare duecento metri che è scoppiato l’inferno”. Poco davanti a lei un giovane tifoso aretino, alla guida di un’auto scura, viene assalito: “Hanno preso a bastonate anche la sua auto”, racconta la vittima.
“All’improvviso ci siamo ritrovate circondate da 10-15 tifosi della Lucchese, balordi che ci hanno minacciate con spranghe – racconta la 46enne aretina -: avevano cinghie e cinture. Hanno iniziato a prendere a calci e pugni l’auto. Prima mi hanno spaccato lo specchietto della portiera, poi hanno colpito ancora la carrozzeria. All’improvviso uno di loro ha rotto con la spranga il lunotto posteriore della mia Opel Astra e non contento ha colpito con una cintura alla testa la mia amica”.
Una situazione di grande paura e massima tensione, subita dalle tre donne. Impietrite all’interno dell’abitacolo, mentre da fuori i furiosi ultras continuavano ad accanirsi a calci contro l’auto.
“A quel punto – racconta ancora la tifosa – mi sono fatta coraggio. Non so nemmeno come abbia fatto: ho premuto sull’acceleratore e sono fuggita via. Ho raggiunto una zona tranquilla e ho chiamato il 113”. L’incubo era finito. Ma non la paura e lo choc per lo spavento subito.
Gli agenti della squadra volanti intervenuti sul posto hanno fatto accompagnare le tre donne al pronto soccorso dell’ospedale: “Io ho avuto un referto di 5 giorni per un colpo alla spalla, mia madre ha avuto altrettanti giorni per un colpo di frusta, perché in quella situazione ho dovuto frenare di colpo perché mi sono ritrovata davanti all’improvviso il gruppo di tifosi scatenati. La mia amica dovrebbe cavarsela con 3-5 giorni”. Dopo le cure mediche, le tre sono state condotte in questura perché hanno espresso la volontà di formalizzare subito la denuncia: “Conosco bene come funzionano gli stadi – racconta l’imprenditrice aggredita – e li frequento da quando avevo 3 anni. Mai mi era accaduta una cosa come quella che mi è successa ieri sera a Lucca. Voglio che chi è responsabile paghi, lo devo non solo a me ma a mia madre: ha 77 anni e si è ritrovata suo malgrado in una situazione del genere. E’ incredibile ed indecente che a quindici minuti dal termine delle partita possano accadere, allo stadio, cose del genere. Per questo voglio andare fino in fondo. In questo senso chiederemo i danni anche alla Lucchese, augurandoci che episodi simili non si ripetano più”.
La polizia ha avviato le indagini del caso, di cui si stanno in particolare occupando gli uomini della squadra mobile e ovviamente la Digos. L’obiettivo è di identificare al più presto i responsabili: “Alcuni mentre ci minacciavano e infierivano contro l’auto – racconta ancora la 46enne – avevano il volto travisato, ma altri no e alcuni di loro posso riconoscerli senza alcun dubbio”. Adesso, la questura cercherà di ricostruire nel dettaglio come si è svolta l’aggressione e soprattutto chiarire se episodi simili – magari non denunciati – si siano verificati nelle stesse circostanze.
Alle tre tifose aretine adesso non resta che fare i conti con l’amarezza oltre che con i postumi dello choc: “Sarebbe potuta accadere una disgrazia, se non avessi avuto la prontezza che ho avuto e mi fossi tolta da quella situazione”, racconta ancora incredula la vittima: “Siamo rimaste tutte e tre sotto choc, allibite in un certo senso per quello che abbiamo subito”. Ma nonostante lo choc la 46enne – una tifosa irriducibile dell’Arezzo – avverte: “Non lasceremo correre, quello che è accaduto è gravissimo e non deve rimanere impunito”.

FOTO – I danni provocati all’auto delle tre aretine nell’assalto dei tifosi