
Giustizia è fatta ma dopo oltre 25 anni. Nel frattempo l’uomo ha terminato la sua carriera lavorativa all’agenzia delle entrate provinciale e dopo un quarto di secolo di battaglie giudiziarie vedrà finalmente riconosciuti i suoi diritti.
Il Tar di Firenze ha accolto il ricorso di un dipendente statale per l’ottemperanza delle sentenze del giudice ordinario (sia di Lucca sia di Firenze) e ha concesso 30 giorni di tempo al Mef per liquidare i quasi 400mila euro più spese legali e di giudizio all’ex funzionario che doveva andare in pensione con la qualifica di dirigente, perché era stato commesso, scrivono i giudici in sentenza, un grave e illegittimo svolgimento di un procedura concorsuale.
Solo che il concorso in questione risale agli anni ’90. Unica consolazione per l’uomo sarà rappresentata dall’entità della cifra che gli sarà corrisposta perché vanno aggiunti, come da sentenza, anche gli interessi e la rivalutazione, calcolati su oltre 25 anni. L’uomo difeso dagli avvocati Anna Cordoni, Arcangelo Michele Lucherini e Giuseppe Conoscenti, trascorrerà gli anni della pensione in maniera più tranquilla e serena ma solo da un punto di vista economico. Nessuna sentenza gli potrà ridare mai quello che gli è stato negato per così tanto tempo.
Se il ministero non pagherà nemmeno ora si insedierà un commissario ad acta per il recupero delle somme dovute al ricorrente. Si legge infatti in sentenza: “Il ricorso per ottemperanza deve pertanto essere accolto e deve essere dichiarato l’obbligo del ministero dell’economia e delle finanze di dare esecuzione al giudicato formatosi sulle sentenze 7 luglio 2016 320 del giudice del lavoro di Lucca e 19 settembre 2017 888 della Corte d’Appello di Firenze, sezione lavoro e previdenza, corrispondendo al ricorrente le relative somme. Dispone che, in difetto di adempimento da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze, alla liquidazione e corresponsione di quanto dovuto proceda il commissario ad acta, individuato nel prefetto di Lucca (o in un suo sostituto)”.
Meglio tardi che mai.
Vincenzo Brunelli