
Disavventura in banca per un lettore di Lucca in Diretta, che ha voluto raccontare così la sua esperienza per mettere in guardia altri utenti da situazioni spiacevoli: “Le banche un tempo erano diverse, erano fatte di uomini e di famiglie che si incontravano anche fuori dall’orario di lavoro – dice – Per me che sono cresciuto con un papà che ci lavorava sono un ambiente familiare anche se oggi sono molte diverse. Ci sono i computer che hanno ridotto le facce e tolto le menti che contavano al posto dei circuiti elettrici odierni. Oggi si va in banca poco perché grazie a internet si possono fare tante cose da casa. Però io quando ci vado ritrovo un po’ di quell’aria familiare grazie al fatto che molti conoscono ancora mio padre. Ecco, forse deve essere stata la mia illusione di pensare che dietro alle macchine ci sono ancora quelle persone come una volta, che ho preso una fregatura”.
“Ho dato – spiega – troppa fiducia alle parole e ai documenti troppo arzigogolati per essere facilmente compresi. Così le parole del direttore lo prenda tanto è gratis sono state intese proprio così: non costa nulla. Ma accidenti la fiducia da me riposta è stata una bella fregatura. Dopo sei mesi è arrivato un canone oneroso e comunque se voglio restituirlo devo pagare lo stesso una bella cifra. Mi sono sentito tradito. È impensabile che in una società moderna ed evoluta si debba perdere la fiducia in aziende che dovrebbero aiutarci a vivere meglio. Come è possibile che un direttore menta spudoratamente in barba a qualsiasi etica professionale e sociale? Se rompiamo il rapporto di fiducia tra azienda e cliente finisce la nostra società. Allora non ci possiamo più fidare di nulla nemmeno quando andiamo a fare la spesa, in farmacia, alla posta, abbiamo perso tutti anche chi si arricchisce a spese degli altri”.