Strage, processo in Appello: chiesto annullamento sentenza





Sono arrivati a Firenze di primo mattino, quando ancora la nebbia avvolgeva la città e il tribunale dove oggi (13 novembre) parte il processo d’appello per la strage di Viareggio. I parenti delle vittime sono andati con striscioni davanti alla sede del palazzo di giustizia e portando le immagini dei loro cari morti nel terribile disastro in stazione del 29 giugno 2009. Come avevano fatto per l’inizio del processo a Lucca, un presidio composto ma carico di speranza e di significato.
Presente al processo, in rappresentanza della Regione Toscana, il consigliere regionale del Pd, Stefano Baccelli: “A nove anni dalla strage di Viareggio inizia il processo in corte d’Appello – commenta -. La Regione Toscana è sempre stata e continua a essere a fianco dei familiari delle vittime. Già si era costituita parte civile nel procedimento di primo grado, la cui sentenza, non riconoscendo le richieste risarcitorie della Regione, ha creato i presupposti giuridici per la proposta in appello, ma ben più importanti sono i significati morali della nostra presenza in giudizio, vogliamo contribuire a restituire alle vittime, ai loro familiari, a tutta la comunità di Viareggio una risposta chiara e netta sulle responsabilità di quella strage. Essere qui assieme all’associazione dei familiari delle vittime ed a fianco delle altre istituzioni e’ un dovere irrinunciabile perché tutti quanti aspettiamo da quella maledetta notte verità e giustizia per Viareggio”.
In primo grado il tribunale di Lucca, il 31 gennaio 2017, condannò, a vario titolo, 23 imputati e ne assolse 10. Tra i condannati Mauro Moretti a 7 anni come ad di Rfi (ma fu assolto come ad di Fs) e Michele Mario Elia a 7 anni e 6 mesi che ne era stato successore al vertice dell’azienda. Moretti non è in aula ed è stato dichiarato contumace come gli altri imputati assenti.
Non compare più fra gli imputati il manager di Trenitalia Salvatore Andronico, condannato in primo grado, ucciso col figlio il 21 ottobre scorso dal vicino di casa a Sesto Fiorentino per una lite.
Numerosi gli avvocati difensori e di parte civile (oltre settanta sono quelle costituite) presenti in aula. Nutrita anche la presenza di cittadini di Viareggio insieme ai familiari delle vittime, arrivati in auto e con un pullman.
La prima udienza del processo di appello di Firenze sulla strage ferroviaria di Viareggio si è aperta con una camera di consiglio del collegio per decidere sull’ammissione o meno delle telecamere in aula. Il presidente Paola Masi e i giudici a latere Anna Favi e Giovanni Perini hanno deciso di non ammettere fotografi ed operatori tv. Nella discussione le parti civili si sono dette a favore, in particolare gli avvocati dei familiari delle vittime. Le difese dei 32 imputati si sono invece dette contrarie. E anche il sostituto pg Luciana Piras e il pm di Lucca Salvatore Giannino, che l’affianca nel processo, si sono detti contrari per evitare il rischio che il processo si trasformi in un evento-spettacolo.
Tra le altre questioni preliminari emerse alla prima udienza, le difese hanno riproposto i loro dubbi sulla composizione del collegio del tribunale di Lucca del processo di primo grado, chiedendo l’annullamento di quella sentenza. La questione era già emersa in primo grado e riguardava la presenza tra i giudici chiamati a formare il collegio di magistrati legati a Viareggio, anche per averci svolto la professione quando il tribunale di Lucca vi aveva una sede distaccata.
Il sostituto pg Luciana Piras ha definito “eccezione infondata” ed “eccesso di scrupolo di difesa” la richiesta, nonché ha evocato l’istituto “della legittima suspicione, che ha segnato – ha detto – una delle pagine più tristi della storia giudiziaria”. Piras ha sottolineato che se si dovesse attribuire “all’aria comunitaria respirata nelle piccole realtà capacità di condizionamento dei giudici dovremmo trasferire i processi altrove, non solo da Lucca e Viareggio ma anche da tutte le città piccole che sono sedi di tribunale come Siena, Oristano o la minuscola Tempio Pausania”, ha concluso facendo degli esempi.
La corte si è riservata ogni decisione sulle questioni preliminari alle prossime udienze. “Il processo”, ha detto il presidente Masi, “risolte le questioni preliminari, sarà poi organizzato ‘a blocchi’, a temi”. Il calendario prevede la prossima udienza il 19 dicembre e, a seguire, il 21 e 23 dicembre. Udienze serrate, poi, ogni lunedì, martedì e giovedì del mese, a febbraio e marzo 2019. Le imputazioni contestate a vario titolo sono disastro ferroviario, omicidio colposo, incendio colposo, lesioni plurime. Sul reato di incendio colposo l’associazione ‘Il Mondo che vorrei’, che riunisce i familiari delle vittime della strage, ha ricordato con un volantino distribuito fuori dal Palazzo di Giustizia la sua contrarietà, già più volte espressa, ad applicare la prescrizione. “Come è possibile – sostengono – accettare che simili reati possano essere prescritti?”. Mauro Moretti, tuttavia, tra i condannati in primo grado per il disastro ferroviario di Viareggio del 2009, potrebbe rinunciare alla prescrizione per alcuni reati, come l’incendio colposo dove è già scattata, nel processo d’appello apertosi oggi a Firenze. Lo ha detto parlando con i giornalisti il suo avvocato difensore Armando D’Apote. “Sì,
l’ho già detto tre anni fa, potrebbe rinunciare alla prescrizione – ha detto il legale – ma solo se si creeranno nel processo le condizioni. Se si creerà il problema, lui lo vorrebbe fare probabilmente per dare un passaggio finale alla richiesta di giustizia dei familiari delle vittime”.
Però, ha proseguito D’Apote, “io prenderò una decisione del genere, insieme a lui ovviamente, quando ci sarà un momento processuale adatto per verificare se questa è una cosa che deve intervenire o no. Sarà una decisione che viene dal cuore e che io ho già anticipato alcuni anni fa”.
Sull’apertura del processo interviene ancora Baccelli: “Gli avvocati degli imputati contestano di nuovo la validità della formazione del collegio giudicante di primo grado, chiedendo quindi l’annullamento della sentenza di primo grado. In sintesi pretendono di azzerare tutto e tornare indietro a 5 anni fa – afferma -. Il rigoroso rispetto di regole e procedure sono il fondamento dell’attività processuale, ma qui si va oltre, si pretende di delineare una giustizia assolutamente incomprensibile per i cittadini, indifferente a tempi umani di definizione dei giudizi, irrispettosa del bisogno, della speranza di ottenere una verità definitiva su questa tragedia. Mi auguro davvero che la loro inaccettabile richiesta venga respinta dalla Corte di Appello”.
I timori dei familiari per la prescrizione. Non solo l’accusa di incendio colposo, ma anche quella di lesioni gravi, potrebbe andare prescritta per gli imputati del processo di appello della strage ferroviaria di Viareggio. E’ quanto segnala Marco Piagentini, esponente dell’associazione dei familiari delle vittime del disastro ‘Il mondo che vorrei’.
“Oltre all’incendio colposo che viene prescritto per la decorrenza dei termini – ha evidenziato Piagentini -, c’è il rischio che scatti la prescrizione anche per i reati di lesioni gravi e gravissime, e addirittura anche di omicidio colposo se durante il processo di appello dovesse cadere l’aggravante dell’incidente sul lavoro”.
Riguardo all’audizione di ieri davanti alla Commissione Giustizia della Camera dei Deputati Piagentini ha riferito che i familiari delle vittime hanno rappresentato ai deputati che “un processo tecnico come quello sulla strage di Viareggio ha necessariamente tempi lunghi, essendoci complessi aspetti tecnici da affrontare, e quindi in casi come questo la prescrizione è un istituto da rivalutare”. Altro elemento evidenziato in Commissione “ha riguardato le lungaggini dei processi, in particolare i tempi tra i diversi gradi di giudizio e servirebbe che un organo superiore eserciti un controllo mirato su questo”.