
“Nella città capitale del volontariato non riusciamo a coinvolgere associazioni disponibili a seguire i carcerati. Abbiamo bisogno di aiuto da parte loro”: l’appello lo lancia Mia Pisano, garante dei detenuti del Comune di Lucca. Sentita stamani (16 novembre) in seno alla commissione politiche sociali, anche alla presenza dell’assessore Lucia Del Chiaro, Pisano traccia un quadro delle questioni più pressanti per la casa circondariale di Lucca. Il San Giorgio ospita attualmente 106 detenuti, per la maggior parte extracomunitari: si attende la nomina di un nuovo direttore, perché quello precedente è stato recentemente trasferito al carcere di Pisa. Una struttura che racconta uno stato di sofferenza, poiché il personale sotto dimensionato non riesce a seguire tutte le attività che, di conseguenza, sono ridotte all’osso.
“La situazione carceraria – afferma Pisano – è di stallo: l’area relativa alle attività aggregative e culturali è ferma con le quattro frecce, per il problema dell’organico. Serve più personale per gestirla. Il sotto numero crea disagi perché all’interno della struttura ci sono state diverse situazioni di agitazione, come il caso del ragazzo salito sul tetto della struttura, perché si sentiva violato nei diritti di trasferimento. I detenuti si sentono chiusi, non possono esternare la loro creatività, nel periodo estivo non possono fare quasi nulla. Vogliono andare a Massa, che però è un carcere, mentre questa è casa circondariale che accoglie la breve detenzione (massimo 4 anni, ndr).”
La maggiore insofferenza si concentra intorno alle attività fisiche: i detenuti, per la maggior parte giovanissimi, hanno a disposizione soltanto 3 ore di palestra settimanali. “Mancano i volontari – prosegue il garante – e serve più personale preposto per queste attività: i detenuti ambiscono a fare attività fisica, ma possono fare soltanto un giro nel campo esterno. La palestra viene aperta tre volte per settimana dalle 9 a 12, ma ogni sezione ha un’ora a disposizione”. La biblioteca viene aperta di più, ma interessa poco dato che la maggior parte degli ospiti sono extra comunitari. I corsi, mediamente, vengono monitorati da un solo agente di polizia penitenziaria per volta.
Servirebbero, inoltre, più psicologi volontari: “Stiamo cercando di coinvolgere ex professionisti in pensione – ricorda Pisano – perché molti, specialmente al primo carcere, accusano pesantemente la detenzione”.
Sta ripartendo, nel frattempo, il corso di cucina, vero fiore all’occhiello della struttura, capace di rilasciare un attestato spendibile per una futura integrazione lavorativa. Poi c’è il cineforum, fatto da un’associazione esterna, e ci sono i corsi di teatro. “Abbiamo un caso di riabilitazione – prosegue il garante – di un ex detenuto che è diventato scrittore e collabora con uno studio legale. Questa è l’ipotesi migliore, ma non è facile controllare quello che succede dopo che i detenuti lasciano la casa circondariale”.
Partono in questi giorni, inoltre, il corso di italiano e di pittura seguito dalla Caritas, che gode di una partecipazione altissima. Non meno importanti il progetto con la Usl per la digitalizzazione dei documenti aziendali ed i corsi di ciclo officina. “In questi 3 anni di mandato – precisa Pisano – ho visto uscire e rientrare spesso chi ha commesso reati contro il patrimonio. E’ invece più difficile che rientri chi commette reati contro la persona”.
Giornate molto lunghe, quelle dei detenuti, che se inattivi rischiano di scivolare verso il deperimento fisico e mentale: “Sono persone per la maggior parte fragili e poco erudite – commenta il cappellano del carcere, don Simone Giuli – e, per questo, potenziare le attività per aiutarli a ripensare la loro vita è fondamentale”.
L’assessore Del Chiaro, rispetto a queste questioni, propone di “riallacciare e sviluppare i rapporti con il gruppo volontari carcere, perché si tratta di un gruppo di persone che svolge attività molto utili”.
La commissione il prossimo venerdì (23 novembre) alle 11 sarà proprio in visita alla casa circondariale per vedere direttamente le condizioni dei detenuti
Paolo Lazzari