
Il boss dei Casalesi, Michele Zagaria, sarebbe passato fra Lucca e Altopascio. Lo dicono le ultime investigazioni della magistratura antimafia fiorentina. La Dda di Firenze ha infatti di recente chiuso le indagini su uno dei tanti procedimenti giudiziari contro persone ritenute vicine o affiliate al clan dei casalesi guidati dal super boss Michele Zagaria. E non mancano le indicazioni che parlano della presenza del superboss in Lucchesia.
Nell’ultima inchiesta che riguarda l’attività del clan risultano indagate 12 persone, dieci delle quali accusate, tra l’altro, di associazione a delinquere, più 26 società.
Secondo le indagini, coordinate dalla Dda di Firenze, nello specifico, la Asl di Torre Annunziata avrebbe commissionato lavori mai effettuati per 6 milioni di euro. Il denaro pubblico sarebbe stato incassato da imprenditori considerati a disposizione del clan dei Casalesi – fazione di Michele Zagaria – e poi riciclato in aziende del settore edile con sede a Caserta e Lucca. Sempre secondo gli inquirenti, grazie alla complicità di un funzionario della Asl e ad accordi di cartello, il gruppo criminale, che avrebbe avuto la propria base proprio in provincia di Lucca, si sarebbe aggiudicato oltre 50 commesse per lavori di somma urgenza e cottimi fiduciari, che poi di fatto non sarebbero stati mai eseguiti o lo sarebbero stati solo in parte.
Questo ed altri processi mirano a perseguire le attività del gruppo criminale,dei sodali di Michele Zagaria, il mammasantissima arrestato dopo 16 anni di latitanza. Le tracce in Lucchesia del boss e dei suoi compari sono parte integrante di un procedimento giudiziario della Dda napoletana denominato Jambo. Processo che nelle scorse settimane è arrivato alla sentenza d’appello con varie condanne, tra cui quella a 20 anni di reclusione proprio per Zagaria. Il boss quando era latitante, stando al resoconto processuale e alle sentenze, per un periodo di tempo avrebbe soggiornato anche ad Altopascio dove era arrivato per fare affari, secondo il racconto di alcuni pentiti.
In particolare il pentito Massimo Napoletano è stato il primo a raccontare della presenza di Michele Zagaria a Lucca. Da questi racconti le procure antimafia di Napoli e Firenze hanno avviato altri procedimenti e altre indagini. Al pentito Napolitano, Michele Zagaria fu presentato – con un altro nome – da un conoscente, legato alla ‘ndrangheta, dicendo che si chiamava “Raffaele senza dirmi il cognome e che si trattava di un suo parente di Casal di Principe”. Raffaele venne presentato come un imprenditore edile “che era venuto dalle parti di Lucca per verificare la possibilità di fare qualche investimento e qualche lavoro”. Michele Zagaria, alias Raffaele, sembrava persona decisamente più istruita, aveva sì un accento campano ma molto più attenuato di quello del conoscente (di cui non viene rivelato il nome) e “aveva un eloquio fluente, parlava quasi come un politico, come poi ho avuto modo di vedere anche in seguito. Capii che Zagaria era ospite a casa di (omissis) e quella sera appresi che non abitava più nel suo piccolo appartamento ma aveva acquistato una bella villa tra Altopascio e Lucca”. I pentiti di camorra hanno raccontato ai giudici, nel processo denominato Jambo, di numerosi viaggi del braccio destro di Zagaria, Gaetano Balivo, in Lucchesia per visitare il suo padrino e riportarne gli ordini agli uomini del clan. Ben 16 pagine dell’ordinanza parlano di Lucca e Altopascio. Altre indagini sono in corso e i vari processi continuano a caccia di tutti gli uomini e di tutte le società legate ai Casalesi di Zagaria, eventualmente anche in provincia di Lucca.
Vincenzo Brunelli